Vanotti: «Da ieri ho cominciato a lavorare, sognando il Giro»
PROFESSIONISTI | 14/01/2016 | 07:38 Ieri ha cominciato a lavorare sodo presso il Centro fisioterapico Rota di Bergamo. Alessandro Vanotti si è rimesso in moto, con calma, ma con assoluta determinazione. Il 5 dicembre scorso, nel ritiro di Calpe, la caduta che gli è costata la frattura del piatto tibiale. «Un banalissimo incidente – ricorda il bergamasco dell’Astana - proprio quando eravamo ormai nei pressi dell’albergo. Un cartello per i lavori in corso, un camion e un birillo. La gomma del birillo viene urtata da Fabio (Aru, ndr) e la gomma finisce contro la mia ruota, causando la caduta. Mi rialzo malconcio e capisco subito che la questione è maledettamente seria».
Il bergamasco di Brembate Sopra, che in tutto il periodo natalizio ha dovuto lottare con la tavola per evitare di lasciarsi andare a dolci e altre leccornie, ora è pronto a rimettersi al lavoro. «Non è stata facile in un periodo come quello non farsi prendere dalla voglia di mangiare o bere, ma ce l’ho fatta: ho resistito ai continui richiami gastronomici di mia moglie Romina e alla gola della mia bimba Angelica – si racconta a tuttobiciweb-it il Vano -. Costretto a perdere tono muscolare, sono stato bravo a non acquistare peso. Devo dire che questo obiettivo è stato raggiunto, ma il difficile inizia adesso».
Lunedì scorso la visita di controllo dal dottor Claudio Carlo Castelli, primario del reparto di ortopedia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che ha disposto l’inizio dei lavori. «È logico che non posso ancora appoggiare la gamba, devo stare assolutamente attento a quello che faccio, ma per iniziare il mio percorso riabilitativo il dottor Castelli mi ha indirizzato al Centro Rota di Marco Rota. Una struttura davvero eccezionale – ci spiega l’esperto corridore bergamasco -, che mi ha lasciato a bocca aperta. Ho cominciato ieri mattina, alle 9. Pensavo di stare lì al massimo un ora, invece sono uscito alle 12.30. Ho fatto lavori sul lettino, senza mai caricare. Poi un’ora e mezza in vasca a lavorare con un’istruttrice. Ho simulato il movimento della pedalata in acqua. La gamba è spenta, diciamo pure che è a zero. Non mi era mai capitato in carriera di avere un incidente così grave alla gamba, che mi resettasse tutto il lavoro fatto. Il muscolo del quadricipite si è ridotto di 4 cm. Mi è tornato in mente Marco (Pantani, ndr), che ieri avrebbe compiuto 36 anni, quando si ruppe tibia e perone. Quando mi sono ritrovato immerso in acqua, mi sono tornate alla mente le immagini di Marco con Fabrizio Borra a bordo piscina che lo aiutava a recuperare dall’infortunio. Io dovrò fare il suo stesso percorso. Oggi torno al lavoro, domani anche e poi lunedì faremo un programma più dettagliato fino al 1° di febbraio, giorno in cui tornerò dal dotto Castelli per fare il punto della situazione. Solo all’ora potrò capire a che punto sono e se posso cominciare a fare carico, se posso iniziare a fare certi lavori. Il Giro? Non lo so, quello è quello che ho nel cuore, ma devo vedere come reagisce il mio fisico e poi a decidere non sono io ma i miei direttori, Beppe Martinelli e Alexander Shefer. In ogni caso ringrazio tutti: Alexander, Beppe, il dottor Andreazzoli e il grande Umberto Inselvini che non mi hanno mai fatto venire meno la loro presenza, le loro attenzioni. In momenti come questi è fondamentale non perdersi d’animo, ma è altrettanto importante sentire che non si è da soli e l’Astana, per mia fortuna, c’è eccome. Dal primo all’ultimo».
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