CAPECCHI. «Voglio diventare un gregario di qualità»

PROFESSIONISTI | 17/12/2015 | 10:59
Eros Capecchi ha le idee chiare: «Mi serve continuità per rilanciare la mia carriera. Riparto con grandi motivazioni dopo tre stagioni alla Movistar: mi piacerebbe essere ricordato come un buon gregario, un corridore di qualità e farò di tutto perché questo accada».

Partiamo dalla Movistar.
«Un capitolo importante che si chiude. La squadra ed io pensavamo di fare di più insieme, purtroppo le cose non sono andate come speravamo. Ci sono tante cose che devono girare alla perfezione e qualcosa non ha funzionato. Ma ci siamo lasciati in ottimi rapporti ed io sarò sempre grato al team per l’appoggio che non mi ha mai fatto mancare. Ma ora comincia una nuova avventura».

Che cosa è andato storto?
«Niente di particolare. Quest'anno non sono andato male prima del Giro, poi Eusebio mi ha inserito nel gruppo per il Tour e mi è piaciuta l'idea; ma eravamo in troppi per la Grande Boucle e la stagione poi era quasi finita. Guardare indietro è inutile. Non avevo problemi fisici come in precedenza, ma è andata così. L’importante è imparare da tutte le esperienze. Ho corso con grandi campioni e ho vissuto in un ambiente diverso da quello di Liquigas e Astana, ho lavorato in una squadra completamente spagnola, credo di aver imparato molto bene la lingua, come allenarmi, come lavorare...».

E ora l’Astana.
«Nuova avventura, nuove motivazioni. Farò un calendario parallelo a Nibali, quindi inizierò in Argentina e disputerò tutte le gare di preparazione al Giro, cercando di lasciarmi alle spalle gli ultimi due anni che non sono stati facili per me».

Ritrovi Nibali dopo i tempi della Liquigas.
«Abbiamo corso insieme nella stessa squadra tra i dilettanti e praticamente esordito insieme tra i professionisti. Ora ci ritroviamo e abbiamo il Giro come grande obiettivo. Ho vinto con Nairo, voglio rifarlo con Nibali: sarebbe un sogno che si avvera».

Hai firmato per una stagione: senti la pressione?
«No, non ho alcuna pressione. Sono consapevole che se sto bene posso fare il mio lavoro senza problemi. Non mi preoccupo del contratto. Inoltre, il ciclismo è importante, mi piace e voglio riuscire a mostrare quello che posso fare, ma la vita è molto di più. Vengo dai tre anni più meticolosi della mia vita, eppure non ho raccolto nulla...».

Che cosa ha significato lavorare con Valverde e Quintana?
«Sono campioni incredibili. Bala lo ha dimostrato anche quest'anno: mi piace perché continua a vincere, nonostante i 35 anni. E per Nairo i risultati parlano da soli».

In Astana trovi Nibali e Aru.
«Nibali è più giovane di Valverde e Aru ha la stessa età di Quintana, entrambi hanno già vinto almeno un grande giro. Nibali per me è il migliore corridore del mondo sulle tre settimane, ha avuto una stagione difficile ed è comunque finito quarto al Tour e ha vinto Il Lombardia! E può vincere le classiche più belle».

Sei passato prof con grandi ambizioni, non temi di finire nel dimenticatoio?
«Sicuramente. Ma per un atleta l’età migliore è tra i 29 e i 34 anni e io ci sono appena arrivato... Una cosa è certa: l'Eros degli ultimi anni non può essere quello vero. Non è troppo tardi per dimostrare quello che valgo e far ripartire la mia  carriera».

Che cosa è mancato per diventare il grande ciclista che tutti si aspettavano?
«Mi è mancata soprattutto la continuità. In questi anni ho aiutato i miei capitani a vincere grandi corse, ho fatto belle cose ma senza continuità. Un problema che so di poter risolvere».

A fine carriera come vorresti essere ricordato?
«Come un buon corridore, che ha saputo ottenere quello che doveva. Per diventare grandi corridori devono incastrasi diversi fattori ed il solo motore non è sufficiente. Finora io non sono stato in grado di dare continuità ai risultati e quindi devo agire di conseguenza: se avessi ancora 22 o 23 anni potrei insistere in una direzione, ma a 29 anni, quasi 30, devo decidere dove voglio andare. Per questo dico che per me sarebbe un grande onore essere ricordato come un buon gregario».

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