PROFESSIONISTI | 08/09/2015 | 08:15 Con
il fiato sospeso. Così hanno vissuto i tifosi colombiani (e non solo
loro) gli ultimi, massacranti chilometri dell'ennesimo tappone di
montagna della 70.ma Vuelta a Espana, Luarca-Alto Ermita de Alba (185 km). Rodolfo Torres del Team Colombia-Coldeportes
ha sfiorato un successo da ricordare sulle strade di Spagna, cedendo al
termine di una fuga lunghissima e sette gran premi della montagna solo a
Frank Schleck (Trek Factory Team), che ha dovuto fare ricorso a tutta la sua esperienza per avere la meglio del colombiano.
Erano
dieci i battistrada scattati dopo una manciata di chilometri, in una
giornata in cui la fuga e il gruppo hanno fatto due gare diverse. Ben
ventidue minuti di vantaggio massimo, un'infinità, quelli concessi dal
gruppo prima che la Katusha iniziasse a reagire. Ma anche davanti la
corsa si è accesa tardi, sulla penultima salita, l'Alto de la
Cobertoria, quando il ritmo imposto da Schleck ha iniziato a mietere
vittime. Da dieci, i battistrada sono diventati otto, quattro, infine
due. Schleck e Torres, nettamente i più forti in salita in una giornata
da 5.500 metri di dislivello.
"Già sulla terzultima salita era chiaro che Schleck fosse il più forte in salita, l'uomo che avrei dovuto curare da vicino - ha raccontato Torres - e non mi ero sbagliato. Pensare che l'ho portato io in fuga...Avevano accelerato Verona (Etixx-Quickstep), Rolland (Team Europcar) e Fraile (Caja Rural), io sono scattato per agganciarli e Frank mi è venuto dietro."
I
due battistrada hanno affrontato l'ultima discesa prima della salita
conclusiva, destinata a rimanere a lungo nella mente di atleti e tifosi:
l'Alto de Ermita de Alba, inedito alla Vuelta a Espana, con il suo
11,1% di pendenza media e i picchi al 22%, non teme il confronto con le
salite più temute delle grandi corse a tappe."È durissima, in questo momento non riesco a paragonarla ad altre salite che ho affrontato," racconta Torres. "Con
Schleck eravamo d'accordo di salire a ritmo regolare e provare a
giocarcela negli ultimissimi chilometri. È lì che ha fatto valere tutta
la sua esperienza: lo guardavo pedalare, sembrava appesantito e io mi
sentivo bene. Lì davvero ho pensato che oggi fosse la volta buona."
A 3 km dal termine, invece, Schleck insiste nell'azione, e Rodolfo non può seguirlo: "A
4 km dalla fine, ho iniziato a sentire le forze esaurirsi. In quei
momenti, improvvisamente ti tornano nelle gambe tutti gli sforzi di
settimane a tutto gas. Ho provato a giocare di testa: mi sono messo
davanti, cercando di mostrarmi ancora fresco e sperando che lui cedesse.
Ma non è un caso se Schleck è salito in carriera sul podio del Tour de
France."
Schleck accelera, tiene il passo anche sulle
massacranti rampe degli ultimi due chilometri, e si impone a braccia
alzate. Un minuto dopo, con le ultime gocce di energia, Rodolfo saluta
con la mano il pubblico che lo applaude e lo acclama, e si fa il segno
della croce prima di abbandonarsi nelle braccia di Marco, il
massaggiatore. Ad attenderlo, i microfoni della stampa, l'abbraccio di Claudio Corti,
e anche il premio di più combattivo di giornata: ormai un'abitudine per
il Team Colombia-Coldeportes, giunto al terzo "numero rosso" di fila.
"Volevo
vincere io, ovvio. Stiamo correndo per questo, la squadra oggi ha
lavorato per permettermi di entrare in fuga e giocarmela fino in fondo, e
credo di averlo fatto al massimo delle mie possibilità. Un po' di
delusione c'è, ma penso di aver disputato una grande tappa: non sono
stato superato da un corridore qualsiasi. Complimenti a Frank, ma la
Vuelta finisce domenica prossima. E noi attaccheremo ancora," ha concluso Torres.
Anche Claudio Corti non può rimproverare nulla al "suo" Torres: "Ha corso bene, si è gestito in maniera egregia ed ha tenuto testa a un corridore più esperto e smaliziato come Frank Schleck. Rodolfo avrebbe meritato il risultato pieno, per la corsa di oggi e per tutta la stagione." Al termine della tappa, Torres compie anche un salto in avanti in classifica generale, salendo al 25.mo posto assoluto.
A vincere l'altra corsa, quella del gruppo dei favoriti, è stato Joaquim Rodriguez
(Katusha), che ha sfilato di misura la maglia rossa di leader a Fabio
Aru (Astana). La cronometro di Burgos, all'indomani del giorno di
riposo, scriverà una pagina forse decisiva nella storia di questa
Vuelta.
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