GIMONDI. In Bracco la festa per il 50° anniversario in giallo

TOUR DE FRANCE | 14/07/2015 | 15:28
Il 14 luglio 1965 Felice Gimondi vinceva a soli 22 anni il Tour de France, entrando così nell’Olimpo dei grandi del ciclismo. Un trionfo costruito fin dalle prime tappe con audacia, coraggio e sfrontatezza. A distanza di cinquant’anni, oggi l'anniversario esatto della sua celebrazione al Parc des Princes, Gimondi ha ricordato quell’impresa nella sede del Gruppo Bracco a Milano con un incontro/intervista e una mostra dedicata alla "sua" Grande Boucle.

A promuovere l’iniziativa è stata Friliver Sport che con il progetto "Gli Audaci" sta raccontando storie di sportivi che sono stati in grado di superare i loro limiti, raggiungendo traguardi inaspettati. Raffaella Lorenzut, direttrice risorse umane e corporate di Bracco, e Hilke Baasch hanno illustrato l'iniziativa che supporta atleti di ogni grado a compiere imprese strepitose: «Felice è il prototipo perfetto della nostra campagna. È un campione vero, pulito e tenace a cui siamo vicini da anni. Con cuore e gambe ha raggiunto il suo sogno. Siamo davvero felici che oggi abbia scelto di festeggiare questa giornata con noi, ne siamo onorati».


Gimondi intervistato da Maurizio Evangelista ha raccontato non solo le imprese sportive, ma anche la sua esperienza di vita: il lavoro come supplente postino a Sedrina dove andava per le frazioni a consegnare la posta in bicicletta al posto della madre, il suo legame con la moglie Tiziana e le figlie Norma e Federica, il suo lavoro in Bianchi, fino all’esperienza della Gran Fondo Internazionale, gara internazionale per cicloamatori che porta il suo nome.


«Della mia carriera non conservo nessun rammarico, neanche per tutte le gare che ho perso per aver incontrato sulla mia strada un fenomeno come Eddy Merckx. Ho impiegato un anno e mezzo per accettare di dovermi inchinare a uno più forte di me, ma a distanza di tanti anni siamo buoni amici e gli sono grato perché mi ha insegnato che non è importante solo il numero 1, purché si dia sempre il massimo. La società ha bisogno del numero 2, 3, 10, 30. Ognuno con le proprie doti e i propri limiti può essere audace e raggiungere l'impossibile» ha detto il saggio Gimondi, che prima di allietare la platea con ricchi aneddoti, questa mattina per prima cosa ha voluto telefonare a Ivan Basso per mandargli il suo supporto in questo momento difficile.

Per l’occasione nella guest area della sede del Gruppo Bracco è stata allestita una mostra con 22 installazioni dedicate alle tappe del Tour de France del 1965 realizzata da Giuseppe Manenti, organizzatore della Granfondo Felice Gimondi – Bianchi. Ognuna di esse è rappresentata da una parola, una sensazione che Gimondi ha provato nel percorrerle: dall'emozione provata alla partenza da Colonia, passando per incredulità, euforia, curiosità, rispetto, battaglia, sorpresa, frustrazione, speranza, convinzione, grinta, serenità, calore, tenacia, consapevolezza, potenza, prudenza, adrenalina, ingenuità, energia, nervosismo e finire con l'orgoglio provato a Parigi. Bravò Felice. 

Giulia De Maio

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