L'ABC di COSTA. SALVE PIEMONTE, IL GIRO È QUI. E VOI?
GIRO D'ITALIA | 30/05/2015 | 17:58 di Angelo Costa -
B come Bettini. Nel senso di Paolo, ex campione del mondo ed ex ct. Praticamente, un grande ex. Al Giro è uno dei testimonial della Mediolanum: con altri ex campioni (Moser, Motta e Fondriest), ogni giorno porta a spasso i clienti dello sponsor, con i quali pedala su buona parte del percorso della tappa dispensando consigli e simpatia. Un’attività che lo aiuta anche a mantenere la linea, perché il programma quotidiano si conclude puntualmente con sontuose cene di rappresentanza nelle località d’arrivo. In più, ha il ruolo di opinionista per la Gazzetta, che lo impegna sia sul giornale che in tv, con la quale effettua collegamenti notturni e volanti. Nei suoi interventi, si sbilancia anche in pronostici. Non propriamente il suo forte: il più celebre resta quello affidato ai giornalisti alla vigilia del suo primo Mondiale da ct, quello del 2010 conquistato da Cavendish, quando sentenziò che il giorno dopo su quel tipo di arrivo l’inglese non avrebbe mai vinto. In questo Giro, Bettini è partito benissimo, azzeccando sia il successo dell’Orica nella cronosquadre di Sanremo che la vittoria di tappa di Matthews un paio di giorni dopo. Poi si è disunito: a metà corsa ha detto che Uran dalla crono in avanti si sarebbe ripreso, e il colombiano è affondato, dopo l’Aprica ha previsto che Landa avrebbe mantenuto il secondo posto e puntualmente il basco l’ha perso. Può rifarsi in extremis: ha a disposizione ancora una tappa. Grazie alle nostre fonti, siamo in grado di anticipare ciò che Bettini scriverà domani, nell’ultimo giorno del Giro: ‘Contador ha difeso bene il primato al Sestriere. Secondo me è quello che arriverà a Milano in maglia rosa’.
C come Casino. Nel senso di locale in cui si gioca alla roulette e alle slot machine. Passando da Saint Vincent, più di metà Giro ci ha infilato il naso dentro. La cifra esatta delle persone che sono andate a sfidare la sorte non è nota: chi ha vinto lo racconta, chi ha perso tace.
M come Mulazzani. Nel senso di Vito, coordinatore delle staffette che ‘proteggono’ la corsa. Prima in moto, oggi in auto, è arrivato alla bella cifra di 45 giri. Come un disco: di successo. P come Piemonte. Nel senso di regione che ha ospitato il finale del Giro. Un finale deludente, a dire il vero: la corsa è salita verso il Sestriere su strade semideserte. Niente popolo del ciclismo, niente sane abitudini come le grigliate a bordo strada, niente camper parcheggiati da almeno 24 ore: niente di niente. E pensare che il giorno era perfetto: il sabato che precede il lungo ponte del 2 giugno. Ben altro clima si era respirato un anno fa, nella stessa tappa, arrampicatasi sullo Zoncolan: sulla montagna friulana, il pubblico era a strati. Lasciando agli analisti di settore il compito di scoprire i motivi di tanta freddezza nei confronti della corsa rosa e di un campione come Contador che proprio qui, quattro anni fa, aveva vinto il suo secondo Giro (poi perduto per squalifica), avanziamo una sommessa richiesta: i cantori della grande passione del Piemonte per il ciclismo non restino voltati verso Coppi, ma diano un’occhiata alla strada.
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