GIRO D'ITALIA | 19/05/2015 | 18:37 di Angelo Costa -
F come fans. Nel senso di tifosi di calcio: non mancano nemmeno al Giro. Specialmente gli juventini, comprensibilmente i più euforici in questo momento. A seguire tutti gli altri, dai romanisti, visibilmente preoccupati, agli atalantini, compassati nell’incassare una salvezza senza squilli. Di interisti e milanisti, non c’è traccia: come delle loro squadre, del resto. Degli juventini, il capoultrà è decisamente Diego Ulissi, che non perde occasione di parlar della sua squadra quando incrocia chiunque abbia la sua stessa fede. Va capito: il livornese non può sfogarsi in camera, non perché il suo compagno Mori sia di Pisa, ma perché è tifoso della Fiorentina. Nel giorno di riposo, a frenarlo è stata un’altra cosa: nella hall dell’albergo, ha incontrato l’australiano Michael Matthews che girava nella hall indossando non la tuta della squadra, ma la maglia del Barcellona, avversario della Juve in finale di Champions. Per Ulissi è stata una doccia gelata: perché uno che viene dagli antipodi gira conciato così?, si è chiesto. Da allora, non fa che ripetere: voglio una maglia. Tecnici e compagni pensavano al desiderio di puntare a una classifica, ma si sono ricreduti in fretta: lui ne desidera una sola, bianconera.
G come Gatto. Nel senso di Oscar, ciclista dell’Androni. Famoso perché in un finale di tappa, a Tropea nel 2008, scattò sulla salitella che portava all’arrivo diventando imprendibile anche per Contador, che poi avrebbe vinto il Giro. Da allora tutti si aspettano nel finale lo scatto del Gatto: di felino, invece, il simpatico Oscar ha saputo offrire soprattutto le fusa. Di scatti ne ha avuto uno alla partenza di Civitanova Marche: incrociando il direttore di questo sito, Pier Augusto Stagi, il veneto ha protestato per aver ricevuto 4 in pagella in una delle tappe scorse. Pronta la replica del direttore: ‘Hai ragione, avrei dovuto darti 3’. Al termine del faccia a faccia, nel quale il ciclista ha giustificato le sue infelici performance con le conseguenze della caduta di Castiglione della Pescaia, di cui porta vistosi segni sulla gamba sinistra, Gatto ha preso il via: sarà perché convinto da Stagi, o perché non convinto del voto, è andato in fuga in uno dei primi chilometri: casualmente, il 4. Così al suo ottimo manager, Gianni Savio, è toccato cambiare il modulo di corsa: non più sei-uno-due, ma sei-uno-che reagisce.
S come segnaletica. Nel senso di Ppo, Punto di passaggio obbligatorio. Confidenzialmente, pi-pi-o: come spieghiamo da giorni, è la zona dalla quale bisogna tassativamente passare per raggiungere partenze e arrivi. Trovarlo è facile: basta seguire le indicazioni sulla guida della corsa. Alcune squadre ci sono riuscite in un altro modo: perdendosi.
Non vorrei sbagliare ma la tappa di Tropea vinta da Gatto risale al Giro 2011, non a quello del 2008. E vorrei anche aggiungere che 'sto PPO ha un po' annoiato.
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