TINKOV. Nessun manager, ma un nuovo modo di pensare il ciclismo

PROFESSIONISTI | 31/03/2015 | 15:29
Oleg Tinkov ha affidato a Facebook una lunga esternazione sul momento del ciclismo e sulle decisioni prese in sede alla squa squadra.

«Ecco il mio pensiero: il mondo del ciclismo deve cambiare o rischia di morire soffocato dagli scandali. Non è possibile andare avanti con le squadre che non hanno reddito, ma solo enormi spese impensabili in altri sport professionistici. Le squadre dipendono dalla sponsorizzazione per il 99% delle loro entrate e questo modello non è né praticabile né durevole. Questa è l'origine del doping, degli scandali senza fine e tutto il male di questo meraviglioso sport. Il paradosso è che il ciclismo è il secondo sport più popolare del mondo dopo il calcio, ma allo stesso tempo è lo sport più povero.

Perché succede questo? Cercherò di analizzare il problema. Il reddito del ciclismo deve essere ripartito fra organizzatori e squadre e bisogna lavorare con le tv per offrire uno spettacolo sempre più un interessante: questo è intrattenimento, tutti i corridori più forti devono partecipare ai più grandi avvenimenti. E in questo dobbiamo guardare all'esperienza del tennis.

Dobbiamo trovare un modo per interessare il pubblico durante le tappe o le corse lunghe e noiose. Abbiamo probabilmente bisogno di rendere le dirette più brevi o iniziare a mostrarle più tardi, quando c'è la battaglia finale.

Dobbiamo studiare iniziative interessanti: se si desidera puntare un vero e proprio show, è necessario avere sempre i migliori corridori uno contro l’altro. Abbiamo sicuramente bisogno di ridurre il numero di gare: nessuno è interessato a gare provinciali che non hanno copertura televisiva. Ovviamente sto parlando della partecipazione di squadre World Tour.

Non possiamo restare ancorati alla storia di questo sport, non più nell'epoca di Internet, di iPhone, di mobilità di massa. Abbiamo bisogno di tagliare il numero di gare, ridurre la loro durata e renderle più interessanti, addirittura potremmo pensare a più gare intorno alle grandi città.

Il ciclismo deve cambiare: i tempi di Sainz, Bruyneel e Riis sono passati. Loro non sanno come gestire le squadre in modo moderno. Gestire una squadra oggi è non solo dare disposizioni via radio o avere ascendente sui corridori, cosa nella quale Riis era insuperabile, per esempio. Il lavoro di gestione va affidato oggi a specialisti come Dave Brailsford e, spero, il nostro nuovo direttore Stefano Feltrin.

Dirigere la squadra significa anche fare affidamento alla scienza dello sport per la preparazione. Oggi il vincitore non è quello che si allena di più ma colui che si allena nel modo giusto; non quello che si inietta EPO, ma quella che segue una dieta sana e consuma le giuste bevande prima, dopo e durante allenamenti lunghi.

Per questo motivo che non sto considerando il mare di candidature di “sostituti di Riis“ che ho ricevuto da tutte le parti del mondo. Non abbiamo bisogno di questo vecchio modo di pensare.

Noi della Tinkoff-Saxo non abbiamo bisogno di una stella-manager, perché abbiamo già una squadra di stelle del mondo del ciclismo: Stefano Feltrin, Steve de Jongh, Sean Yates, Bobby Julich, Daniel Healey e insieme trasformeremo il nostro team in un super-Team.

Ma naturalmente se le cose non cambiano come ho detto prima, tutto sarà più difficile. Invito tutte le squadre ad unirsi per stabilire nuove regole del gioco, per agire nei confronti degli organizzatori UCI. Mi rendo conto che questo è compito difficile e devono essere più i proprietari delle squadre piuttosto che ex sportivi a pilotare questa rivoluzione.

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COMMENTI
LA DIFFERENZA
31 marzo 2015 16:44 jaguar
Le soluzioni? Fare come la Formula uno , e via l'UCI la rovina del ciclismo e una sanguisuga di soldi.
Ma è possibile che le squadre di ciclismo per correre devono pagare?
E poi il doping...... i controlli a due velocità dell'UCI che faceva quelli veri solo per gli sfigati ...... meglio il doping libero.

31 marzo 2015 16:53 VociDalGruppo
Il Sig. Tinkov sembra avere le idee chiare su come vorrebbe un ciclismo spettacolo. Vuole tagliare i ponti col vecchio ciclismo... della sua "squadra" a parte Feltrin mi pare che degli altri abbia detto chiaramente che erano degli incompetenti la settimana scorsa... gente con un passato discutibile in vicende di doping, che si è formata col ciclismo vecchio stampo, senza scienza ne conoscenza.... mentre oggi dice che con questi "soggetti" trasformerà il ciclismo ? MI sembra che il ciclismo anche oggi viva di "mercenari" che si vendono bene ma di pianificazione, scienza dell'allenamento e soprattutto di etica ne sappia ben poco...

Un nuovo (SKYfo) di ciclismo? Anche NO!
31 marzo 2015 18:07 Bartoli64
Ci mancavano solo le esternazioni di questo mago dell’imprenditoria d’oltrecortina (quello che voleva premiare con un mln. di euro il campione che avesse partecipato a Giro, Tour e Vuelta nello stesso anno) per affossare definitivamente il ciclismo, sradicandolo dalla sua stessa storia che per Tinkoff, ovviamente, non conta nulla.

Il ciclismo è sport povero? Io non direi quando le squadre WT girano su motorhome da 800mila euro, e non credo neppure che i diritti tv siano pagati 4 copechi.

Per contro, chi vuol investire nel ciclismo di vertice sa già che può realizzare ottimi ritorni d’immagine (e dunque di soldi), e di esempi eclatanti al riguardo non mancano di certo.

Lascio poi da parte il discorso sul merchandising (che pure esiste), a testimonianza di come le squadre non sono li a tirar fuori soldi per pura passione come il patròn di Contador, Sagan e compagni ci vorrebbe far credere.

Quanto al discorso sui tecnici staremo proprio a vedere!
Che Sainz, Riis ecc. non siano proprio personaggi “trasparenti” nessuno lo mette in dubbio, ma in dubbio non va messa neppure la loro competenza tecnica che, tra l’altro, non credo facesse a assolutamente schiaffi con le moderne tecniche di allenamento, di alimentazione e di recupero (Riis tra l’altro fu uno dei primi corridori ad utilizzare un potenzimetro sulla propria bici).

Della salda competenza dei tecnici di vecchia scuola (e parliamo di gente che lavorava nell’ambiente ancor prima di Riis), ne aveva peraltro già parlato anche quell’autentico e splendido innovatore che fu (e lui lo fu per davvero) Aldo Sassi. Ma dubito che il buon Tinkoff sappia chi fosse.

Quanto al tanto decantato team manager di Sky sarebbe appena il caso di ricordare a Tinkoff come i risultati dello scorso anno non abbiano giustificato i risultati effettivamente ottenuti, a riprova del fatto che il ciclismo (e vivaddio) non è ancora uno sport che si possa ricreare in un laboratorio.

D’altro canto di fallimenti di “super-preparatori”, con la testa piena di watt e algoritmi ma con zero o poco più di esperienza “su strada”, ne ho già visti tanti anche se temo si sia ancora agli inizi di tanti tragicomici buchi nell’acqua.

Un vecchio adagio dei miei tempi così recitava: “Evviva il Presidente che tira fuori i soldi e non capisce niente”. Il problema di Tinkoff è che, oltre a capirci molto poco, mette drammaticamente bocca su tutto e combina pure sfaceli (attuale rendimento di Sagan docet).

Nel suo ideale di ciclismo ci sarebbero dunque un minor numero di corse (magari da disputarsi in mezzo ai deserti dove nascono i petroldollari), corse alle quali partecipino però tutti i grandi campioni sull’esempio del tennis o della F1.

A parte il fatto che il tennis è sport totalmente differente (per non parlare della F1), e non credo sia neppure paragonabile il dispendio fisico esistente tra un tennista e un ciclista, ma il ciclismo prospettato da Tinkoff a me fa schifo, anzi, per meglio dire… fa proprio “SKYfo”!

Bartoli64

chapeau a Brailsford
31 marzo 2015 18:49 maicol
Tanto di cappello ad un Team Manager che da quando ha fondato il Team Sky è riuscito a mettere una nazione come il Regno Unito in Bicicletta..qui da noi invece siamo riusciti solo ad allontanare tifosi appasionati e praticanti..e poi ci stupiamo se la gazzetta fa passare in quinto piano la vittoria di Paolini.

@Bartoli64
31 marzo 2015 18:50 Melampo
Meno male che hai postato tu ...

Brailsford? Non ha scoperto l'acqua calda.
31 marzo 2015 19:47 Bartoli64
Mah, io credo che con un mostro assoluto della velocità su pista come lo è stato (Sir) Chris Hoy, le tante medaglie olimpiche il Tour vinto da Wiggins, con un fenomeno delle volate su strada come lo è da tanti anni Cavendish nonché con una interessantissima schiera di nuovi corridori inglesi come Geraint Thomas, chiunque sarebbe riuscito a creare un interesse specifico per questo sport in un paese dove, tra l’altro, si costruiscono da tempo immemorabile le celebri Raleigh.

Anche la ns. FIDAL (ai tempi dell’immenso Pietro Mennea) era diventata la Federazione più importante dopo la Federcalcio, ma oggi, in assenza di campioni in grado di richiamare le masse, chi se ne ricorda più?

Brailsford non è certo uno stupido, ma senza i soldi di Murdoch sarebbe il personaggio che è divenuto oggi?

Andiamo, il team manager di Sky non ha affatto scoperto l’acqua calda mentre di certo c’è, oltre alle sue capacità professionali così come i suoi limiti, che abbia senz’altro beneficiato di congiunture più che positive da quando è a capo dello squadrone inglese.

Bartoli64

P.S. Grazie Melampo, sono centento che tu abbia apprezzato.

x bartoli 64
31 marzo 2015 20:06 maicol
Non penso che i soldi facciano tutto..anche perche penso che non sia la sola squadra con tanti soldi nel world tour..
forse si nn avra scoperto l acqua calda ma è stato e penso lo sia ancora capace di usarla...
forse ci siamo dimenticati i grandi sponsor italiani che i nostri team manager sono riusciti a far scappare...e non vi era ancora l aria di crisi lavorativa di adesso.. vediGewis Mapei, Fassa Bortolo, Liquigas anche questi avevano grandi budget ma nn hanno mai fatto cio che sta facendo Team Sky

Tinkoff
31 marzo 2015 23:08 lapalisse
ma questo qui solo per aver fatto una foto del genere, merita considerazione per quello che dice?

@lapalisse
1 aprile 2015 09:23 Melampo
E' vero, sembra il ritratto di Vigo in "Ghostbusters 2"..., che in ogni caso, non fa paura a nessuno ...


X Maicol
1 aprile 2015 09:31 Bartoli64
Caro Maicol,
ma allora non vuoi proprio capire che nello UK le cose stanno girando bene da anni, e non certo esclusivamente per la testa di Brailsford? Bontà tua…

Quanto ai grandi sponsor italiani che – a detta tua – sarebbero fuggiti dal ciclismo, ti faccio presente che si tratta di nomi fuoriusciti da questo ambiente per 2 motivi fondamentali:

1 erano giunti al termine di un lungo periodo di sponsorizzazioni precedentemente programmato ed ora ne godono gli utili (vedi Fassa Bortolo e Liquigas);

2 se ne sono andati perché ormai stufi dei continui scandali-doping, anche se magari sono rimasti nell’ambiente sotto altre vesti (vedi Mapei).

Ora dimmi pure tu, se non ci sono più aziende (soprattutto a causa della crisi che attanaglia il mondo imprenditoriale italiano) disposte ad investire (tanti) soldi per un X tempo, la causa è solo dei team manager italiani?

E vedi che il discorso sulle cause di questi mancati rimpiazzi di grandi sponsorizzazioni si può allargare all’infinito e per infinite cause (timore per danni d’immagine derivanti da scandali doping, mancanza di risultati a livello internazionale, eccessiva pressione fiscale, ecc.).

Eppure grandi nomi appassionati di questo sport ce ne sono ancora svariati (Ferrero, Rana, ecc.), possibile che questi stessi nomi non investano solo per colpa di Saronni e colleghi?
Forse dovresti allargare i tuoi orizzonti sul problema, invece di pensare che l’erba del vicino sia sempre più verde a prescindere.

Vedi, innovare va bene, ed è la stessa storia dell’uomo ad insegnarcelo, però non c’è nulla di più sbagliato che il convincersi come ci abbia preceduto fosse un inetto totale ancorato a vecchie concezioni, specialmente se in certi ambienti c’è stato una vita e ci ha lavorato dedizione e con passione.

Fermo restando che gli “affaristi” sfrenati in questo ambiente hanno sempre causato danni, spesso irreparabili.

Bartoli64

x bartoli
1 aprile 2015 10:09 maicol
Ok d accordo su alcuni punti...ma mi spieghi allora perche i team ora vogliono assomigliare più al Team Sky piuttosto che alle squadre di vecchia concezione?.

@Bartoli64
1 aprile 2015 11:01 Melampo
Gli “affaristi” sfrenati in qualsiasi ambiente hanno sempre causato danni, e sempre irreparabili.

L'uomo nella storia ha sempre innovato, però non c’è più grande incapace, presuntuoso ed incompetente di chi considera chi lo ha preceduto un inetto totale ancorato a vecchie concezioni, a maggior ragione se nel suo ambiente c’è stato una vita e ci ha lavorato con dedizione e passione.

Mi sembra meglio così, cosa dici?

I riferimenti a certe persone sono puramente voluti.

Ripondo agli amici Maicol e Melampo
1 aprile 2015 12:42 Bartoli64
Caro Maicol,
vogliono somigliare a SKY per le grandi disponibilità economiche che hanno, più che altri aspetti, fidati.

I team italiani sono - da sempre - esempi di organizzazione, passione e spirito di squadra, lo dicono tutti i migliori corridori del mondo anche se poi il discorso economico ha una parte determinante nello scegliere team esteri.

In ogni caso, ti basti considerare cosa abbia fatto Nibali nella Astana imponendogli (giustissimamente) il suo staff nelle clausole contrattuali.

Ti ricordo poi la superiorità della scuola italiana dei preparatori con il suo capostipite (Aldo Sassi) ed alcuni suoi splendidi allievi come Guercilena, Morelli, o ad altri come il Prof. Zenoni e Fusi, certamente superiori a gente come Weber.

Ovvio che questo non toglie nulla alla necessità di studiare e confrontarsi continuamente con le novità, perché nessuno deve sentirsi arrivato, però chi ha dalla sua storia, tradizione ed esperienze pressoché uniche, parte sicuramente da un posizione avvantaggiata rispetto agli altri (ditelo a Mr. Tinkoff).

Sai cosa disse un famoso costruttore di bici ad un mio amico giornalista che gli faceva presente come un grande marchio americano investisse larga parte dei suoi introiti nella ricerca? Rispose che andava benissimo e che era sicuramente un bell’esempio di come fare industria, ma che lui con le sue bici aveva però vinto 10 Giri, 8 Tour, 5 Fiandre, 7 Sanremo, ecc. ecc.

In altre parole, lui aveva l’esperienza dalla sua e quella non la puoi proprio ricreare in laboratorio anche se, e mi sembra logico, una sana concorrenza estera ha comunque obbligato i marchi italiani a non rimanere ancorati alla sola gloriosa storia ed alla sola pregressa e grandissima esperienza.

Quanto a te, caro Melampo, dico che le tue integrazioni al mio post vanno benissimo (grazie).
Sai, non volevo troppo “calcare” la mano ;-)

Bartoli64

bartoli 64
1 aprile 2015 14:08 maicol
Ok esempio di organizzazione..ma non penso che i team stranieri vadano alle corse solo per fare presenza..penso chi lavora in questo sport la passione e lo spirito di squadra ce la metta indipendentemente dalla nazionalità. Poi se vogliamo sempre dire che noi siamo i migliori allora questo è un altro discorso...
abbiamo avuto superiorità anche nei preparatori infatti tutto il mondo sa che conconi e ferrari sono italiani...
Si a me spiace non avere un team sky in italia.. ma purtroppo non l avremo mai ma con questo non lo critico..hanno svoltato il ciclismo...come era successo con Gewiss, poi Mapei, CSC..sono cicli che si ripetono e portano migliorie enormi al ciclismo...

Tinkoff e gli anelli al naso (che noi non abbiamo)
1 aprile 2015 17:46 Bartoli64
Maicol scusa,
non vorrei metterti in difficoltà ma qui nessuno dice che i team stranieri vengono alle corse tanto per... (semmai è il contrario), e neppure che noi siamo i migliori a prescindere.

Discorso preparatori (e anche D.S.), mi fai un grosso favore se tra questa categoria NON inserisci Conconi e Ferrari (che io non ho neppure citato).

Le “svolte” che hanno dato loro al ciclismo personalmente le ricordo ancora con raccapriccio, così come sono ancora evidenti i danni che hanno causato, ma se tu la vedi diversamente mi sembra chiaro che siamo proprio su due sponde opposte.

Il discorso dei cicli che tu fai è giusto, anche da un punto di vista statistico se vogliamo, però ti sfugge appena il fatto che il ciclismo anglosassone, oggi così all’avanguardia, raccoglie i frutti di quel che ha seminato da anni, e lo ha potuto fare per i tanti soldi che ha investito (quelli che oggi mancano a noi), il più delle volte apprendendo e mettendo a frutto proprio quello che NOI gli abbiamo insegnato!

Onore al merito dunque, e ci sta tutto, però domandati perchè gli U23 italiani, nonostante le ristrettezze economiche che gli impediscono di disputare i calendari internazionali come i loro coetanei europei, australiani e americani, non sfigurino ancora nelle competizioni di livello mondiale.

Una “scuola italiana”, per fortuna, ancora c’è ed esiste anche alla base.
Per il momento potresti andarti a leggere l’ultimo articolo pubblicato oggi su questo sito, dove si fa presente a Mr. Tinkoff che non si è inventato proprio nulla di nuovo e che qui non stiamo con gli anelli al naso... per l’appunto.

Bartoli64

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