SANGALLI, PENNA MITICA

STORIA | 15/01/2015 | 07:34
Sono novantuno, oramai, le primavere di Cesare “Cesarino” Sangalli. Non dimostra, però, l’età come si può pure agevolmente rilevare dal primo piano fotografico. Sono novantun anni in condizioni di salute pienamente e totalmente invidiabili, nonostante qualche acciacco lamentato, quasi più per una sorta di vezzo che per realtà. I capelli sono sempre candidi con l’abituale gesto della mano a ravviare il ciuffo solo, leggermente, meno folto, occhi azzurri e il sorriso sempre pronto, figura eretta e tonica. La signora Anna, la moglie, Daniela, la figlia (il figlio Giovanni ha da alcuni anni la sua famiglia), antichi amici costituiscono il suo habitat sereno e tranquillo. Ha tirato i remi in barca nel 2006.

Gli incontri con lui, superato il feroce e latrante sbarramento di un cane grande quanto un pugno all’ingresso, sono piacevoli, distesi, sul filo di una sempre lucidissima memoria. Inevitabilmente, piacevolmente, fortunatamente, ci si collega al ciclismo, oltre sessant’anni di ciclismo vissuti e disegnati in molteplici forme sintetizzando le ideazioni dei patron e dei più vicini collaboratori, soprattutto Vincenzo Torriani con Carlo Sironi, Giovanni Michelotti e il direttore della rosea e direttore di corsa, all’epoca, Giuseppe Ambrosini e poi Bruno Raschi. Il testimone è stato quindi raccolto da Carmine Castellano, coadiuvato dall’attuale responsabile organizzativo, Mauro Vegni con un altro direttore del giornale rosa, Candido Cannavò, sempre particolarmente vicino al ciclismo. Da ultimo, per un pezzetto, anche Angelo Zomegnan.

Un giovane Castellano, agli esordi, è stato in vettura per due anni con Sangalli per acquisire esperienze che avrebbe poi messo, eccome, a frutto, da patron. I disegni di C. San non si limitavano al ciclismo. La sua opera era talvolta richiesta anche da altre redazioni, e soprattutto dalla redazione motori, per accompagnare lo sviluppo della Parigi-Dakar e rappresentare le caratteristiche dei circuiti degli autodromi. Una preziosa, datata, pubblicazione dell’A.C.I. presenta lo sviluppo di una sessantina di circuiti automobilistici in tutto il mondo firmati “C. San”.

Le carte del T.C.I. - scala 1:200.000 -, le sue note, penna, pennino e inchiostro erano i suoi compagni di viaggio sia nelle ricognizioni stradali, sia nella funzione di “ispettore di percorso” (ma molto di più) anticipando i corridori con vari collaboratori quali “piloti”. Non ha mai amato molto la guida. Equipaggi che hanno visto alternarsi e interagire con lui Carlo Sironi e Antonio Barbieri alla guida, Giuseppe Tarantola (già autista delle squadre azzurre del C.T. Alfredo Binda), Adalberto Gavazzi, Luigi Sardi “il maresciallo”, Ermete Guallini, Mimmo Filippi, Dante Garioni, il jolly Isidoro Rimoldi, Roberto Gentile, Giorgio Camera, Stefano Allocchio, Giorgio Albani, Giacomo Fini, Vito Mulazzani e altri, molti altri, ancora. Pure nel lavoro di preparazione, in ufficio, Cesare Sangalli è stato sempre un prezioso (e paziente, sovente pazientissimo….) riferimento con il coordinamento operativo di Irene “Isa” Vieceli, per oltre quarant’anni forza “centrifuga e centripeta” (la definizione è di Vincenzo Torriani) costante, competente, versatile, efficiente e anche un po’ temuta, oltremodo schiva “risorsa” dell’Ufficio Organizzazioni de La Gazzetta dello Sport prima che fosse trasformato in RCS-Organizzazioni Sportive e quindi nell’attuale RCS Sport.  Allora, oltre al ciclismo, esistevano varie manifestazioni che coinvolgevano il nuoto (Coppa Scarioni), il tennis (Coppa Porro-Lambertenghi), l’atletica leggera, l’atletica pesante, la marcia e altro ancora. Anche in queste manifestazioni, che oggi chiameremmo di massa, soprattutto in rapporto alla diffusione dello sport fra i giovani, in modo non speculativo, con le famose “Stelle San Pellegrino”, Sangalli era chiamato a dare il suo apporto specialistico.

Cesare Sangalli, milanese puro, classe 1923, perito edile per studi, ottima propensione al disegno (ha frequentato lAccademia di Brera), libero professionista, rugbista in gioventù con l’Amatori Milano (ci è difficile immaginarlo in mischia…) è il “C.San” che per oltre cinquant’anni, succedendo al noto illustratore Achille Patitucci, il conosciuto “Pat” della Domenica del Corriere, ha realizzato le cartografie, le altimetrie, le planimetrie, le tabelle di marcia – e altro, moltissimo altro – delle corse de La Gazzetta dello Sport. Ha usato sempre e solo il pennino e l’inchiostro di china facendo ricorso al regolo per i calcoli delle pendenze. Non si è mai azzardato a premere il tasto di un computer pur mettendo a disposizione il suo know-how, le sue esperienze e conoscenze in materia specifica di cartografia ciclistica, a chi gli è succeduto nella realizzazione tecnica, distinto dalla sigla SDS - Stefano Di Santo, ingegnere friulano-veneziano, ciclista praticante - che con il mouse prosegue, anche lui in modo oltremodo silenzioso, il lavoro di Sangalli, spaziando nella grafica tridimensionale.

Una decina circa d’anni fa il libro “In punta di pennino”, scritto da Pino Lazzaro, giornalista padovano con assidue frequentazioni ciclistiche (conta nel personale palmarès, con quello del 2015,  venticinque Giri d’Italia quale responsabile del delicato settore segreteria e comunicati organizzativi) e pubblicato da Ediciclo, ha proposto le tappe del lavoro di Cesare Sangalli in rosa, dal 1952. Da non dimenticare anche la lunga e amichevole collaborazione di Cesare Sangalli con il ciclismo amatoriale dell’Udace, grazie all’amicizia con Luigi Leggeri, dove ha curato anche l’ufficio stampa. Bergamo, città dove conserva molti amici, è stata per molti anni meta settimanale costante per la collaborazione con il giornale dell’Udace. Nel cuor gli sta anche la lunga collaborazione per la realizzazione della cartografia del Tour de Romandie, il Giro di Romandia, organizzato allora dal quotidiano “La Suisse” con il giornalista Jean Regali e Serge Lang, grandi amici di Cesare, così come tanti, tantissimi, altri.

Nella sua casa milanese, la zona è quella del parco Lambro, a poche centinaia di metri dall’attuale, nuova sede della “Gazzetta” e di RCS Sport, così come fino alla fine degli anni 1960 la ancora più prossima vicinanza di via Viviani, dove è nato, con Via Galilei, sede del giornale rosa, la zona delle ex Varesine, ora geneticamente mutata con i modernissimi grattacieli – un destino…. – segue il ciclismo alla TV e si occupa di altre sue passioni di collezionista, ordinatissimo, di francobolli e –soprattutto – di etichette di acque minerali e di etichette di vini bianchi da messa. Raccolte di cui va orgoglioso con migliaia di esemplari da tutto il mondo, soprattutto per le acque minerali, scrupolosamente selezionati e catalogati. E’ il frutto di un “lavoro” che ha visto coinvolti anche molti giornalisti Gazzetta che, in giro per il mondo, inviati per vari sport, si ricordavano della passione del buon Cesare e si dedicavano con pazienza a staccare con cura l’etichetta – ben conservata – questo è il suo valore, per arricchire la collezione, oltre al canale degli scambi con collezionisti di varie nazioni. Anche Vittorio Adorni, in materia, da molti anni, dà un apporto significativo, così come altri operatori del ciclismo. A proposito di corridori non violiamo alcun segreto ricordando che le simpatie del “Geo” (intuibile abbreviativo del suo titolo di geometra-perito edile), si sono concentrate su Bartali, Bitossi, Adorni, Motta e ultimo, ma non ultimo, anzi, Giuseppe Saronni.

Dalla metà degli anni 1970 un riferimento d’amicizia costante e generosa è quello con Angelo Morlin e rispettive famiglie. E trattandosi di Morlin, per i frequentatori del ciclismo, potrebbe bastare la parola, come lo slogan di un famoso “confetto” dei caroselli pubblicitari adattato con “Morlin, basta la parola”. E’ un nome indicativo di generosità, disponibilità, fedeltà e capacità pratica, realizzativa, sia nei lavori specifici riguardanti l’organizzazione ciclistica, sia nella vita di tutti i giorni. Un “risolve problemi” benefico, positivo, sempre pronto.

Il minuscolo cagnolino di casa Sangalli però non deflette dalla sua natura: abbaia sempre, e con stizzita foga, anche alle frequenti visite di Angelo Morlin e a quelle, con cadenza quasi settimanale,  di Franco Valenti, ex collega di lavoro che sovente si ferma in portineria pur di sottrarsi alle attenzioni del minuscolo ma inflessibile cerbero. I commiati, telefonici o di persona, con Cesare Sangalli si concludono invariabilmente con l’invito di andare a trovarlo, oltre che riportare il suo ricordo e i suoi saluti, a vari amici, a tutti gli amici, che abbiamo provato qui a rappresentare in sintesi.

Buon 2015 da Cesare Sangalli a tutti gli amici del ciclismo.

giuseppe figini

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COMMENTI
auguri
15 gennaio 2015 12:38 gianni
Auguri, Cesarino!
gianni cometti, Cureggio (Novara)

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