Caro direttore, anche Santambrogio deve conoscere le regole

LETTERA APERTA | 20/12/2014 | 11:01
Riceviamo dall'avvocato Alessi, grande esperto di questioni legali legate allo sport, ma soprattutto - ed è quello che conta - un inguaribile innamorato della bicicletta, una lettera aperta sull'ennesima questione che ha toccato Mauro Santambrogio.


Caro direttore,
Non nego di aver fatto del facile sarcasmo sull'ennesimo caso di doping che si abbatte - tanto per cambiare - sul ciclismo . Frettolosamente, senza avere contezza di quanto, poi, il buon Mauro Santambrogio ha ritenuto di addurre a discolpa. Ritengo di aver sbagliato, contravvenendo ad una regola fondamentale: prima di giudicare, si valutino - o, quanto meno, si ascoltino - anche le argomentazioni dell' "incolpato".

Oggi, leggo il tuo commento, che m'induce a riflettere: non foss'altro perchè si ha evidentemente a che fare con una persona che dice - e scrive - cio' che pensa, un  galantuomo che ama il ciclismo, e non una canaglia che mira a disfarsene. 
E'  sacrosanto, e del tutto auspicabile, che dovremmo improntare  al BUON SENSO, tutti quanti, il nostro operare. Altrettanto condivisibile che una rigida - dico io, ottusa - applicazione dei regolamenti nel cd. procedimento dell'antidoping possa apparire  anche "ingiusta". Intollerabile, poi, non tanto la sovraesposizione mediatica (a cui, peraltro, ci stiamo assuefacendo ), ma cio' che tu, emblematicamente, definisci l'esposizione al PUBBLICO LUDIBRIO. Però, però...

Sono anni che il ciclismo è nell'occhio del mirino dei soloni dell'antidoping : d'altra parte, continua a non passare neppure per l'anticamera del cervello l'idea - il sogno ? - che sia giunto il tempo di provare, almeno, a porre mano ad una seria riforma normativa e regolamentare di tutto il coacervo di leggi e leggine in materia,  che , tra l'altro, sotto la parvenza di una puntuale  osservanza ,  valgono ad alimentare una vera e propria INCERTEZZA DEL DIRITTO .

Per converso,  non puo'  dubitarsi che, soprattutto per un atleta ciclista PROFESSIONISTA, vi siano dei precisi obblighi, consacrati non solo nelle norme, ma nella e dalla quotidiana pratica. Non certo ultimo, l'obbligo-onere  di  CONOSCERE le regole, curando una sorta di perenne aggiornamento. Soprattutto le cd. regole che reggono la delicatissima materia del DOPING, la cui violazione, colposa o dolosa che sia, puo' avere conseguenze anche drammatiche non solo per la carriera, ma anche per la vita di un atleta (e di tante altre persone, a lui legate da affetti o da rapporti di lavoro).

Detto ciò, il caso che - oggi - ci occupa appare ulteriormente emblematico del "problema"  appena menzionato: a voler essere clementi, ed a non pensar male,  solo una grossolana - e non so quanto perdonabile - "leggerezza" puo' aver determinato l'uso di un medicamento del tutto vietato da parte di un atleta ormai di consolidata esperienza quale si assume essere Mauro Santambrogio.

Umanissime, e privatissime,  motivazioni personali a parte.
Credimi: non è questione di scuse , ma di serietà e, lo ribadisco, professionalità.

Con amicizia

avvocato Fiorenzo Alessi
 
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COMMENTI
Precisazione per l'avvocato Alessi
20 dicembre 2014 12:29 ruotone
Caro avvocato Alessi, mi permetta di ringraziarla per la chiarezza, anche esplicativa se non proprio divulgativa, con cui nella prima parte della sua lettera ha messo in luce le debolezze di tutta l'impalcatura delle normative antidoping: un vero COACERVO di norme con sovrapposizioni e contraddizioni fra quelle nazionali (discendenti da norme di legge) e quelle internazionali.

Nel contempo ho letto anche la lettera di Angelo Francini sempre a Tuttobici e (con estrema sorpresa) ho dovuto prendere atto, a seguito dalla lettura della normativa Coni, che Mauro Santambrogio (se ha fatto tutto come affermato) sia in regola con quanto prescritto dalla nostra normativa nazionale.
Leggere per credere:
http://www.coni.it/it/attivita-istituzionali/antidoping/2014-05-27-09-50-26/normativa.html?download=43:allegato-circolare-tue

La TUE per un atleta nella situazione di Santambrogio non deve essere richiesta semplicemente perché non è un atleta in attività. Non è infatti casuale che altrimenti non avrebbe senso parlare di "exemption", "esenzione", stante il fatto che Santambrogio era "esentato" proprio dal correre.
Su di lui, comunque sottoponibile ai controlli per regolamento, gravava però l'obbligo della dichiarazione all'atto dell'esame e la necessità di fornire tutta la dovuta documentazione. Non era tenuto alla richiesta della TUE. Piaccia o non piaccia, quello prevede la regola.

In ogni caso, mi sento di poter dire che il caso di Santambrogio ha una rilevanza diversa dalla banale scusa della crema vaginale di Belen, utilizzata da un celebre calciatore. Qua siamo di fronte comunque (se certificata da personale medico) ad un deficit fisiologico delicato e personalissimo che il corridore ha dovuto spiattellare ai quattro venti. Passino i dubbi ed i sospetti, ma io comune appassionato non devo arrivare a discutere dei problemi sanitari "privatissimi" di un corridore ciclista. L'Uci non doveva dichiarare pubblicamente la non negatività del corridore, qualora in possesso della documentazione, se non prima di avere anche valutato la stessa. Il rispetto della privacy c'è in tutta Europa, Svizzera compresa, e comunque la legislazione elevetica, per quanto rispettabile, non deve essere preminente su quella italiana e comunitaria.

Ora, noi possiamo adesso anche fare processi alle intenzioni del ciclista e porre dubbi su come il percorso terapeutico intrapreso dall'atleta sospeso potesse essere invece utile ad una pratica dopante (anche preventiva), un po' come si fece a suo tempo (1999) per Lance Armastrong, ma eventuali supposti deficit normativi non debbono essere ascritti agli atleti.
L'INCERTEZZA DEL DIRITTO, che lei ha mirabilmente descritto, anzi proprio spiegato in modo enucleare, parte proprio da questi errori macroscopici, per non dire dozzinali e grossolani, degli organismi sportivi.

Da questa faccenda c'è parecchio di che riflettere, per porre mano rapidamente alle modifiche di legge e regolamentari.
Se poi l'Uci deciderà di rendersi extraterritoriale per la Comunità Europea ed applicare a suo piacere le leggi e le normative PRIVATE e come sua faccenda privatistica in disprezzo delle leggi nazionali dei tesserati (che non sono tesserati Uci) le cose si complicheranno ancor di più.
Il ciclismo non potrà sopravvivere ancora a lungo in questo marasma.

avvocato Alessi ci faccia il piacere...
20 dicembre 2014 15:15 roger
Egregio avvocato lei parla di regole....? Doveva farle presenti anche ai due suoi assistiti: Riccardo Riccò e Patrik Sinkewitz....visto che detengono quasi il guinnes dei primati nelle squalifiche sportive....
In quel caso è stato fatto proprio un bel lavoro...

20 dicembre 2014 16:18 angelofrancini
Non vi é alcuna sostanziale differenza fra quanto scrive l'avv. Alessi e quanto scrivo io, tranne per la piccola differenza che forse l'avv. Alessi non é al corrente che Mauro Santambrogio non é nel 2014 un tesserato della FCI né di altra federazione.
Quindi un non tesserato ad una Federazione come può richiedere al CONI il rilascio di una esenzione TUE?
La decisione dell'Alta Corte di Giustizia del CONI sul caso Morganti Daria, relativo alla regola sui non etici del mondo amatoriale, ce lo insegna: ricorso inammissibile per la carenza di legittimità derivante dalla mancanza di possesso della tessera di una federazione aderente al Coni ....

sono con Roger E Francini
20 dicembre 2014 18:33 daniele01
appoggio completamente Roger E Francini e al comunicato sopra indicato dico sono che un Avvocato cosi noto avrebbe dovuto informarsi meglio prima di parlare.rimango dell'idea che Santambrogio ha ragione e forse l'UCI stavolta ha sbagliato.

20 dicembre 2014 19:05 VociDalGruppo
...non era più in attività ma era ancora incluso nel programma del passaporto biologico, quindi "controllabile".... non voglio difendere il Sig. Santambrogio o appoggiare l'UCI... comunque per il discorso della privacy non mi sembra che l'UCI abbia pubblicato lo stato di salute dell'atleta o divulgato notizie riguardanti il motivo della "non negatività". E' stato il Sig. Santambrogio a voler pubblicare il motivo. Avrebbe potuto farlo in modo privato, visto le problematiche di salute che riguardano il caso. Spero che risolva i suoi problemi di salute prima di tutto e poi che questa situazione un po ridicola si risolva nel migliore dei modi...

Santambrogio non negativo e stop
20 dicembre 2014 20:15 ruotone
Mi soffermo su questa osservazione corretta di VociDalGruppo:"comunque per il discorso della privacy non mi sembra che l'UCI abbia pubblicato lo stato di salute dell'atleta o divulgato notizie riguardanti il motivo della "non negatività". E' stato il Sig. Santambrogio a voler pubblicare il motivo. Avrebbe potuto farlo in modo privato, visto le problematiche di salute che riguardano il caso."

Tutto vero, ma visto che la documentazione sul personale problema sanitario è stata fornita agli ispettori ed all'Uci (stando a quanto affermato da Santambrogio) credo che l'Uci avrebbe potuto evitarne la divulgazione all'atto della non negatività e, semmai, dichiararla solo una volta che quella documentazione fosse stata considerata insufficiente o non chiarificatrice delle intenzioni di Santambrogio.

Mettiamo il caso, non remoto, che Santambrogio fosse stato dichiarato positivo e se ne fosse stato zitto, e che poi successivamente le ragioni di Santambrogio fossero state accettate dall'Uci. Cosa sarebbe successo?
Un pandemonio ovviamente, con magari accuse all'Uci di avere insabbiato una positività.
La sensazione è che l'Uci sia vittima dei postumi della caccia alle streghe e che abbia perso il senso dei diritti umani delle persone, e che pertanto il loro operato sia viziato da queste ombre e da questi timori.

Comunque concordo che Santambrogio debba forse pensare primariamente ai propri diritti personali, in primis a quello di poter diventare padre. Da atleta certamente non potrà avere un TUE per sottoporsi a quella cura. Ma ho la netta sensazione che quando iniziò a farla, ormai pensava di essere fuori da questo sport e che solo la decisione della CIRC gli abbia fatto cambiare idea e tornare a sperare in un ingaggio.

mi ricredo
7 gennaio 2015 19:36 pietrogiuliani
Ho letto un artico sul quotidiano La Voce del giorno 30 Dicembre e con estremo piacere vedo che anche l’avv. Alessi si è ricreduto sulle questione Santambrogio. C’è un passo importante nell’intervista pubblicata su la voce nella quale l’avv. Alessi dice: CHI CONTROLLA I CONTROLLORI? e prosegue che Santambrogio è stato costretto a tirare in ballo vicende umanissime, come la cura per la sterilità, per doversi giustificare. Cose che dovevano restare private e poi che è stato sottoposto al controllo in un periodo in cui era un cittadino comune e quindi avrebbe potuto anche rifiutarsi. “Allora? Vogliamo o no che anche l’apparato rispetti le regole?” esclama l’avv. Alessi. Morale: “Santambrogio rischia di essere l’ennesima vittima del contorto sistema dell’antidoping”.
E bravo Avv. Alessi!

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