ACCPI. Giustizia sportiva da rivedere

GIUSTIZIA | 17/09/2014 | 19:03
Alla luce del clamoroso caso di Diego Ulissi, l'ACCPI scende in campo sul tema scottante del momento, vale a dire quello della giustizia sportiva. Ecco il comunicato emesso dal sindacato dei ciclisti italiani:

Prendiamo spunto dai recenti casi di Stefano Agostini, Patrick Facchini, Ilaria Sanguineti e per ultimo quello che sta coinvolgendo Diego Ulissi per riflettere sulla giustizia sportiva che opera nel mondo del ciclismo.
È evidente che qualcosa non funziona. Ai ciclisti professionisti è richiesto di comportarsi come tali a tutti gli effetti e, per loro stessa volontà, sono sottoposti a innumerevoli controlli antidoping in gara e fuori gara. Se i protagonisti del mondo delle due ruote sono i primi a voler combattere questa piaga e a finanziare la lotta al doping è vero anche che in caso di positività sono i soggetti che obiettivamente pagano di più l'errore commesso e troppo spesso nelle maglie dell'antidoping rimangono incastrati ragazzi che commettono leggerezze.
Se per i primi tre ragazzi citati l'UCI ha convenuto che si trattasse di un'assunzione non mirata alla frode sportiva ma li ha comunque puniti duramente, per Ulissi il caso è ancora in corso quindi non possiamo esprimerci, se non valutando le lungaggini e le modaità della giustizia che sta sì facendo il suo corso ma troppo lentamente.
Il presidente dell'Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) Cristian Salvato al riguardo commenta: «La giustizia sportiva deve avere altri tempi, altri approcci, altre attenzioni. Chi commette un grave errore va punito, è lo stesso gruppo a non sopportare più certe scorciatoie che danneggiano l'immagine della categoria, ma ogni atleta merita di poter difendersi e poter eventualmente tornare a correre in tempi ragionevoli. Chi sbaglia va fermato, subito. Chi merita di correre e rispetta le regole deve poter gareggiare. Il comportamento autolesionista mostrato dalla nostra giustizia sportiva con questi ragazzi fa male all'intero movimento. Il ciclismo in materia antidoping è sempre stato all'avanguardia rispetto agli altri sport, vedi quanto sta emergendo nell'atletica, e deve continuare a primeggiare in questo settore confermandosi un esempio da seguire».

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COMMENTI
Sig.Salvato,
17 settembre 2014 19:47 Fra74
mi scusi, ma l'immagine della Associazione che Lei rappresenta, per caso, potrebbe essere danneggiata pure da tutti quei casi che in passato ci sono stati e che, oggi, come Lei, sostiene, dopo aver pagato, hanno diritto di correre?!?
Mi spiego ancor più schiettamente: secondo il Suo pensiero, l'immagine e la credibilità della ASSOCIAZIONE può essere messa in discussione dai vari cari POZZATO, BASSO, VISCONTI, etc..etc..etc..?!?

Inoltre, mi spiega meglio questo concetto:"in caso di positività sono i soggetti che obiettivamente pagano di più l'errore commesso e troppo spesso nelle maglie dell'antidoping rimangono incastrati ragazzi che commettono leggerezze"?!?

Grazie per le risposte.

Francesco Conti-Jesi (AN).

Sig. Salvato, mi spiega questa:
17 settembre 2014 19:51 Fra74
"in caso di positività sono i soggetti che obiettivamente pagano di più l'errore commesso e troppo spesso nelle maglie dell'antidoping rimangono incastrati ragazzi che commettono leggerezze"?!?
Francesco Conti-Jesi (AN).

domande...
18 settembre 2014 01:26 lumachina
caro sig. Salvato, perché non cita il caso, quello si clamoroso, di Francesco Reda? domanda che giro anche a TBW.

No caro Christian!
18 settembre 2014 08:51 angelofrancini
No non sono d\'accordo con l\'ACCPI.
Non é la Giustizia da rivedere, ma sono le Commissioni di Giustizia che sono da rivedere.
Le regole ci sono, il problema é che viene chiesto solo ai tesserati di rispettarle: i giudici invece possono fare ciò che vogliono.
Se facessimo un data base dei giudici sportivi (non parlo dei giudici di gara) nei vari organismi giudicanti a livello nazionale e mondiale ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli: altro che CASTA!
Facchin 10 mesi, per analogo motivo a MACCHI 1 mese
Reda sospeso per non aver fatto la pi.pi in quanto il controllo a sorpresa si é presentato quando lui aveva già urinato. E non ha rifiutato il controllo tanto é che gli é stato prelevato il sangue da una BDO che di professione fa la venditrice di cipolle al mercato ortofrutticolo di Fiesole. Ma in Italia la Legge non prevede che il prelievo del sangue può essere fatto solo in presenza di un medico, altrimenti si commette un reato penale di esercizio abusivo della professione medica. Ma al CONI la predetta venditrice di cipolle era chiamata \"dottoressa\"!
Quindi non parliamo di giustizia, parliamo di giudici che, non conoscono assolutamente le REGOLE SPORTIVE che sono le uniche e le prime che dovrebbero essere rispettate nei loro giudizi!

La Famiglia Addams si allarga
18 settembre 2014 10:03 ruotone
Tata Tatà ciok ciok,tata tatà ciok ciok, tata tatà tata tatà tata tatà, ciok ciok
Adesso la giustizia sarà allineata con l'allargamento della Famiglia Addams.

Ma zio Fester gli esperimenti con la Mano li fa sui ciclisti da anni!

Garantito!

Inaccettabile.
18 settembre 2014 13:06 Bastiano
I tempi della giustizia sportiva, sono simili a quella della nostra giustizia ordinaria ma, vista la differente (per fortuna)numerica dei casi, è del tutto inaccettabileche un atleta debba attendere mesi oppure anni, prima di poter vedre esaminato il proprio caso e che, si possa sapere se è colpevole o meno.
A questo punto imporrei una tempistica, che deve essere ragionevole, equa a che porti a verdetti entro pochissime settimane.

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