IL TOUR È IL TOUR ANCHE PER ME

TUTTOBICI | 01/09/2014 | 08:00
Penso di avere avuto nella mia vita di giornalista sportivo una fortuna enorme, e variegata. Ho incocciato nel pieno delle mie forze e delle mie voglie il periodo più bello dello sport italiano e diciamo magari dell’Italia tut­ta, i davvero favolosi anni sessanta. Ho goduto di una onestà piena, chiara anche se dura, nel rapporto con i tre di gran lunga più importanti giornali della mia vita, cioè Tuttosport, La Stampa e Famiglia Cristiana: nel senso che mi è sempre stato chiesto molto prospettandomi il giusto e tenendomi in­formato quando il giusto poteva anche essere poco.

Sono arrivato al ciclismo nel 1959 partendo dal Giro d’Italia (primo di altri ventisette), senza gavetta spesso slombante per sempre, sono arrivato alla direzione di un quotidiano sportivo senza avere scritto una cronaca che è una di un match di calcio importante, sono arrivato al calcio come inviato davvero speciale, nel senso di disancorato da discorsi bavosi su tattiche e tecniche. Ho potuto se­guire ventiquattro edizioni dei Gio­chi Olimpici, come nessun altro al mondo, scegliendomi sport e personaggi. Ho coperto le sfide mondiali di atletica come di nuoto, di ping pong come di automobilismo, di sci come di pugilato, di ginnastica come di bocce.

Sono andato in Cina, a indagare lo sport cinese, nel 1966, quando quell’immenso paese non esisteva per il mondo olimpico e per la stessa diplomazia italiana. Ho co­perto da giornalista sportivo il lancio di Apollo11 sulla luna nel 1969 col pretesto che si trattava di un possibile record mondiale di salto in alto. Come dico ogni tanto ai miei otto nipotini che ancora non hanno deciso per la mia interdizione con eventuale internamento, ho scritto di ogni sport fuorché del polo e sono andato - spesato! - in ogni posto del mondo fuorché in quel polo mitico che è l’Antartide.
A loro come a tutti dico che ho vin­to la lotteria, e in occasione di più estrazioni, però comprando sempre tanti biglietti con il lavoro duro e onesto, e spesso davvero tremendo, cominciato nel 1953, a neanche diciotto anni. Ho detto che altri non vincono mai però non comprano mai i biglietti, e so­no capaci soltanto di lamentarsi. E ho pure detto che ci sono quelli che magari hanno comprato più bi­glietti di me ma non hanno vinto nulla, e io li rispetto e sin dove pos­so li aiuto.

Dopo questa esposizi­o­ne/confessione fra la pubblicità personale e il vaniloquio, cerco di spiegare il perché di essa: mi ha invitato, un gruppo di amici che con il loro la­voro sono diventati tutti assai più ricchi di me, annoiandosi però co­me ghi­ri, a dire quale è stato il mio “servizio” giornalistico di maggiore soddisfazione. Ho detto ciclismo e soprattutto Tour de France.

Sul perché del ciclismo credo di avere scritto, su questa stessa pubblicazione, almeno un centinaio di volte, con tante righe esplicative. Il ciclismo - ripeto, riprendo, riassumo - è poesia della fatica ma anche della semplicità, è romanzo quando l’altro sport è novella, è divina e umana commedia quando quasi ogni altro sport è sonetto, o soltanto gioco. È natura e uomo che si compenetrano, si patiscono, si of­fendono, si amano. E io ogni anno aspetto il grande ciclismo come i vichinghi aspettavano il ritorno dei giorni del sole. Chi sa, può, vuole capire, a questo punto ha capito tutto. E peggio per gli altri.

Perché - e “vincendo” di gran lun­ga anche sul Giro d’Italia - il Tour de France? Oh, non per la soggezione che noi italiani abbiamo an­cora nei riguardi dei francesi, un po’ logica, un po’ figlia del culto nostro per il loro presunto superiore libertinaggio. Place Pigalle in­triga più di piazza San Babila, ma si pecca bene qui come là. Io ho una ragione molto ma molto giornalistica.

Dunque: secondo me in tutto il mondo degli eventi sportivi non esiste più, salvo che per un caso, una manifestazione importante, dunque da lettori sicuri, in cui un giornalista rampante, voglioso, curioso, in­somma un giornalista vero che voglia fare bene il suo mestiere, non sia bloccato dai riti comuni, livellato dalla tecnologia ai pigri, agli indifferenti, ai routinieri, ai vecchi dinosauri. La conferenza-stampa, tutti insieme là in quel momento lì, quando non la teleconferenza, la chat, il collegamento skipe. Olimpiade e Giro d’Italia, Mondiali di calcio e d’atletica, Formula 1 e match di boxe, tutto organizzato, recintato, ap­piattito, spalmato su troppi, così che nessuno ne ha per sfamare i suoi lettori.

Al Tour sarebbe lo stesso, però soltanto al Tour - a parte il fatto che si possono persino seguire in auto i corridori senza essere sbattuti costantemente avanti - un giornalista che sia sempre boy-scout, che sappia e applichi i trucchi da giovane marmotta, che abbia voglia di andare, vedere, raccontare, riesce a evidenziarsi, e grazie agli argomenti che sicuramente raccoglie non ha bisogno di essere Hemingway per farsi leggere, come se invece sta in tribuna inchiodato a vedere la stessa partita di tutti gli altri.
O forse sto semplicemente so­gnando un Tour che fu mio e che non c’è più. Non voglio saperlo.

Gian Paolo Ormezzano, da tuttoBICI di agosto
Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
La UAE Emirates continua a stupire, ma questa volta a sorprendere tutti è stato Isaac Del Toro, che nella tappa di Siena ha fatto sua la maglia rosa di leader della corsa. Tutti aspettavano Ayuso, che ha già conquistato una...


Wout Van Aert ha finalmente conquistato la sua prima tappa al Giro d’Italia: il belga, che era partito con l’intento di conquistare anche la maglia rosa in Albania, non è riuscito nel suo intento, ma questa vittoria per lui ha...


Wout VAN AERT. 10 e lode. Nella tappa della sofferenza vince chi il dolore l’ha preso a calci. Wout sa cosa vuol dire ingoiare e mandare giù. Sa perfettamente cosa significhi stringere i denti, risalire in bicicletta, rimettersi in careggiata,...


Così si fa. Questo si intendeva. Adesso, se Dio vuole, possiamo chiamarlo Giro d'Italia. Senza vergogne e senza imbarazzi. D'altra parte, se non si danno una mossa da soli, basta mettere la ghiaia sotto le ruote e la polvere in...


Una giornata di festa, di aggregazione, di sport e di grande sole per la 54esima edizione della Novelli che si conferma la regina delle Granfondo con la sua atmosfera unica. A trionfare nel percorso lungo è stato Alberto Nardin, arrivato...


Le strade bianche senesi non hanno tradito le attese e hanno ridisegnato il volto del Giro d'Italia numero 108. E nel cielo della corsa rosa sono spuntate due stelle: quella giovane di Isaac Del Toro e quella tanto attesa...


Volata vincente di Jack Stewart nella quinta e ultima tappa della 4 Giorni di Dunkerque, la Wormhout-Dunkerque. Il britannico della Israel Premie Tech, vincitore del recente Tour del Kumano, ha preceduto un brillante Alberto Dainese della Tudor Pro Cycling e...


La Federciclismo chiarisce che fra la scelta della sede di Montalcino, capitale del vino, e le decisioni adottate dall’ultimo consiglio federale non c’è alcuna relazione.  Radio corsa specifica che con la frase ‘fuggitivi e gruppo in...


Con la vittoria nella quinta e ultima tappa, la Etyek-Esztergom, del colombiano Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates-XRG) su Danny Van Poppel e Tim Torn Teutenberg (Covi 10°) si è conclusa la 46sima edizione del Giro di Ungheria che ha...


Il cinquantottesimo Circuito del Porto Internazionale Trofeo Arvedi incorona lo sloveno Zak Erzen. Il portacolori della Bahrain Victorius Development Team scrive il proprio nome nell’albo d’oro della corsa lombarda svoltasi oggi sulle strade di Cremona con la regia organizzativa del Club...


TBRADIO

-

00:00
00:00
SONDAGGIO
30 ANNI DI TUTTOBICI, VOTATE LA COPERTINA PIU' BELLA
Trenta copertine per raccontare la nostra storia: scegliete quella che per voi è la "copertina delle copertine"





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024