GIUSTIZIA | 03/08/2014 | 13:01 «E’
un giorno importante, ma dal sapore agrodolce. Da una parte sono
contenta, dopo molti anni finalmente non sto più urlando al vento. Ma
dentro di me c’è anche rabbia, rabbia e ancora rabbia: perché tutto
questo tempo? Perché nel 2004 diverse cose non erano al loro posto e
nessuno ha fatto nulla per darmi delle risposte? Non ci voglio pensare,
sono stanca, il telefono non ha mai smesso di squillare. Mi godo i miei
ragazzi, i miei bimbi: quelli della Pantani corse. Se non c’erano loro
sarebbe stata dura ripartire dopo quello che è accaduto…».
Le maglie giallorosa sfrecciano veloci nel circuito di Rimini.
Nell’ultima gara di giornata, quella riservata ai dodicenni. In fuga c’è
un ciclista con la bandana: corre in nome di Marco, ha la sua maglia e
il suo nome dove i professionisti mettono uno sponsor. Mamma Tonina si
gusta questa magia, proprio nella città che gli ha tolto il figlio. Poco
più distante c’è pure papà Paolo, mentre Pino Roncucci dà gli ultimi
consigli al ragazzo in testa, come faceva con il Pirata. E’ stato negli
anni Novanta il primo allenatore del romagnolo, da subito ha capito
quale potenziale c’era in quello scricciolo di Cesenatico. La Pantani
Corse non vince, stravince: primo, secondo, terzo e quinto classificato.
Un trionfo completato tra le donne. Tonina sorride, bacia i ragazzi e
si prende un attimo di tranquillità. E’ stato un sabato particolare. Il
2 agosto non è mai una giornata come le altre in casa Pantani: 16 anni
fa lo storico trionfo al Tour di Marco. Ieri la notizia della riapertura
del caso sulla morte: non più causata da una overdose accidentale, ma
omicidio.
Strani personaggi «Dormire? E come facevo a dormire. All’una ho
scritto un messaggio su Facebook per annunciare la novità. La prima
chiamata è arrivata alle quattro di notte, poi è stato un continuo.
Facevano “disturbo, signora?”. Eh sì, non riesco neppure a respirare. Vi
chiedo comprensione e un paio di giorni di tregua. Sono state ore
particolari. E anche gli ultimi mesi, stressanti. Sempre in giro per
parlare di Marco e del libro che ho scritto. Poi sono accadute cose
strane. Di recente qualcuno ha cercato di convincermi a non fare nulla, a
non presentare l’esposto. Mi diceva che perdevo tempo e soldi. Non
sapevo più cosa fare. E se non fosse una semplice casualità? Mi tocca
pensare male, dopo tutto quello che è successo. E’ l’unico modo che ho
per difendermi...».
Per fortuna le cose sono andate in modo diverso: l’istanza
dell’avvocato De Rensis è approdata alla Procura di Rimini la scorsa
settimana e dopo pochi giorni c’è stata la risposta positiva: «si apre
una nuova inchiesta». In tutti questi anni mamma Tonina aveva ripetuto
che prima o poi avrebbe raggiunto questo scopo. Venerdì mattina è stata
in Procura, accompagnata dal suo avvocato. Ha ascoltato parole
importanti sulla giustizia ed è tornata a casa con il cuore gonfio e
carico d’emozione. Ha abbracciato il marito Paolo, non ha trattenuto le
lacrime. Un pianto liberatorio. Poi le parole dolci con la figlia Manola
e i nipoti Denis e Serena. Entrambi danno una mano allo spazio Pantani.
Il post su Facebook E mentre Cesenatico parlava di calcio in piazza,
«tradendo» le attese dei tantissimi tifosi pronti ad arrivare in riviera
per un evento nato con Pantani (la notte gialla), ma che a Pantani
aveva riservato pochi minuti, mamma Tonina se ne stava con il computer
aperto. Prima dell’una dalla tastiera si è materializzata questa frase:
«Sedici anni fa, il 2 agosto Marco vinceva il Tour e quest’anno, a 10
anni della sua morte, mentre Cesenatico festeggiava la sua notte gialla
non più dedicata a lui vi do una notizia. A tutti i tifosi e a quelli
che hanno creduto e voluto bene al mio Marco, il caso è aperto per
omicidio». In pochi minuti il social è andato in tilt: post condiviso a
ripetizione, centinaia di messaggi. Nulla da fare: Pantani è ancora il
più amato, il più rimpianto.
In nome di Marco E’ davvero una strana estate, sembra tutto scritto
dall’altro. Mamma Tonina a febbraio consegna la maglia gialla di Marco a
Vincenzo Nibali: «Così a luglio me ne porti due». Lo Squalo di Messina
si tiene stretto quel dono e quando Parigi non è più un miraggio,
ricorda a tutti: «Andrò dai genitori di Marco se vincerò il Tour. Devo
mantenere una promessa». Lo farà, Vincenzo. Con tutta probabilità il 20
settembre parteciperà al memoriale Pantani: arrivo e partenza da
Cesenatico. Ma il clou sarà privato. «Lo aspetto a braccia aperte e mi
piace pensare che la maglia di Marco gli abbia fatto da scudo nei
momenti più difficili», aveva ricordato la signora Pantani pochi giorni
fa. Ecco, la cartolina più bella di questa giornata particolare unisce
il ciclismo di ieri a quello di oggi. E mentre la famiglia ha iniziato
ieri la prima tappa del Giro più importante, che potrebbe finalmente
condurre alla verità, forse al crepuscolo di questa estate i ragazzi
della Pantani corse si troveranno faccia a faccia con un campione come
Nibali. E vedere quella maglia gialla raddoppiata sarà emozionante. Poi
il tempo sarà scandito ancora dall’attesa della vittoria più agognata.
Quella che mamma Tonina cerca dal 2004.
da La Gazzetta dello Sport a firma di Francesco Ceniti
Forse chi ha cercato di convincere la mamma di Pantani a non presentare esposti lo ha fatto a fin di bene.Quello che emergerà dalla riapertura dell'inchiesta(se lo faranno emergere)potrebbe non piacere alla signora Pantani e a tutti coloro che hanno cara la memoria del Pirata.Perché non credo che una celebrità com'era lui venga ammazzata solo per una dose non pagata,con tutto il casino che l'omicidio,gli assassini lo sapevano,avrebbe provocato.Mi fermo qui.
Pickett testimone?
4 agosto 2014 08:19ruotone
Perdonami Pickett,
leggo attentamente le tue parole e non riesco a non dire che sono "gravissime".
Un cittadino che dimostra di sapere cose di questo genere non deve "fermarsi qui".
Intendo dire:
1) Se si sa qualcosa del genere circa cosa "gli assassini sapevano" si va dalla Procura della Repubblica per un dovere civico
2) in presenza di simili indagini disastrose e di mancata analisi dei tabulati telefonici (cosa che sta venendo fuori), riaprire il caso era cosa dovuta, riguarda la verità e la necessità di garantire alla Giustizia chi possa avere commesso reati, aldilà della memoria di Pantani e dell'immagine del ciclismo che, qualunque cosa emerga, non verranno mai comunque scalfiti.
Tutti noi amiamo il ciclismo, ma qualsiasi cosa esca su Marco, riguarderebbe quel Marco Pantani che era morto dentro (citando Gatti) per colpa di un ciclismo abbastanza ipocrita che ha fatto ormai storia.
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