Tanto calore, tanta passione per questi ragazzi del’90: Quintana e Aru, protagonisti assoluti di una crono fantastica, di un Giro speciale. Spettacolo sui tornanti del Cima Grappa, dove gli appassionati del ciclismo si danno appuntamento per brindare al ciclismo e ad un Giro che non finisce mai di stupire. La Colombia canta la propria gioia, l’Italia brinda ad una beata gioventù che sta crescendo. Siamo partiti dall’Irlanda con le gomme sgonfie e alla vigilia dello Zoncolan abbiamo più di un motivo per gonfiare il petto e guardare al futuro con un pizzico di ottimismo in più. Viva l’Italia. L’Italia che resiste. L’Italia che cresce. Piano piano, ma bene.
Nairo QUINTANA. 10. Ha il grande merito di vincere ancora. Dopo le polemiche dello Stelvio – che resteranno, che non si cancelleranno -, il colombiano mette tutti a tacere confermando di essere il più forte scalatore del Giro. Parte bene (6° tempo dopo 7,5 km), procede meglio (2° dietro ad Aru al km 13,3). Poi fila via veloce (miglior tempo al km 26, 8 e all’arrivo). Sullo Zoncolan potrebbe piantare la sua terza bandierina in questo Giro. Sarebbe il giusto riconoscimento per una corsa controllata con placida sicurezza, ma macchiata da un’imperdonabile negligenza (della giuria). Vincere per silenziare le polemiche. Almeno un poco. Perché tutte non si può.
Fabio ARU. 9. Se le cronometro sono le prove della verità, Fabio Aru è il talento più vero che abbiamo. Ce l’ha detto a chiare lettere il Monte Grappa. Ce l’ha detto il cronometro. Ce lo dice Quintana che strapazza tutti meno il pupo di Villacidro: Quintana fa grande Aru e viceversa. Ce lo dice lui, il bergamasco adottivo, che è felice ma resta con i piedi per terra. Ma intanto vola. E noi con lui.
Rigoberto URAN. 6. La sufficienza solo perché chiude al terzo posto. Nelle sue intenzioni c’è guadagnare il più possibile su Quintana: ma non è possibile. Ora più che pensare al primo posto deve guardarsi alle spalle.
Pierre ROLLAND. 5,5. Nell’uno contro uno mostra i suoi limiti. Barcolla, anche se non crolla. Ma prende una bella botta e scende giù dal podio.
Domenico POZZOVIVO. 5,5. Non brillantissimo, su un terreno che dovrebbe esaltarlo. Invece va più forte nella prima parte pianeggiante (5° tempo a 31” da Gretsch) e poi resta lì. Bene, ma non benissimo.
Franco PELLIZOTTI. 6. Parte bene. Sui tratti in salita va a corrente alternata.
Rafael MAJKA. 5. Lo avevo detto in tempi non sospetti, meno brillante di un anno fa. Chiude il Giro in calando.
Sebastian HENAO. 7. L’ennesimo colombiano, di soli 20 anni. Fa una crono di grandissima sostanza, nella terza settimana. Ci mancava un colombiano che va molto veloce…
Cadel EVANS. 5. Fatica. Fatica tanto. La spia è accesa: è in riserva.
Stefano PIRAZZI. 6,5. Buono anche a crono. Non è una novità: è il vice campione d’Italia.
Wilko KELDERMAN. 5,5. È giovane e anche per lui è arrivato il momento di rallentare un pochino. Per un ragazzo di 21 anni al primo Grande Giro della carriera è normale.
Mattia CATTANEO. 6. Prova a testarsi. Dopo tre settimane porta a casa una classifica più che onorevole.
Ryder HESJEDAL. 4. Dopo aver resistito come pochi nelle ultime tappe, oggi paga dazio. Non ha finito di far fatica, ma è finito.
ma nessuno ha fatto reclamo per i copri scarpe di Quintana ?
ecco allora leggete il regolamento cosa dice
altra distrazione della Giuria ??'
non credo proprio
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