C’è quello che cade: alla rotonda, sul ciglio della strada, sul bagnato, sotto il sole. E’ quello che corre indossando il paracadute. Quando è in Giro lui, gli altri fingono di non vederlo: è uno che ti porta fuori strada. Non è una disgrazia, spesso è un’arte: raccontano che, per tenersi in forma, rotoli giù dalle scale dell’hotel o mentre scende dal pullman. Il suo nome è Tombolo.
C’è quello che non è mai d’accordo: quando si va troppo forte, quando si va troppo piano, quando piove e quando c’è caldo. Non gli va bene nemmeno quando gli va tutto bene. Generalmente è uno di quelli già avanti con l’età, che ne ha viste troppe e magari ne ha fatte veder poche. Quando trasforma la bici in palco e arringa il popolo, lo fa sempre in favore di telecamera. Il suo nome è Gesticolo.
C’è quello che ride sempre: se diluvia, se si stacca, se lo intervistano, se gli chiedono cosa voglia mangiare in albergo. A suo modo, è un rivoluzionario: la forza del buon umore al potere. Anche se il meglio finora lo ha riservato pedalando fra i vigneti: il sospetto è che rida così tanto perché nella borraccia gli hanno messo altro. Il suo nome è Barolo.
C’è quello che ce l’ha con tutti: coi rivali, con i compagni, con la tv, con il pubblico, con le strade, con il governo. Si nota perché viaggia defilato, evitando le telecamere, offendendosi quando lo invitano a tener la linea. Ha un modo tutto personale di sfogare la sua rabbia: quando lo interpellano, non risponde. Il suo nome è Smoccolo.
C’è quello che non trascura il look: in sella, in conferenza stampa, in albergo, in letargo. Mentro i colleghi caricano sul camion della squadra le bici, lui fa sistemare lo specchio. Nel giorno di riposo, anzichè il massaggiatore, chiede la manicure e il tatuatore. E’ convinto che la grande bellezza del Giro sia soprattutto merito suo. Il suo nome è Ciondolo.
C’è quello che si nutre di continuo: prima di partire, prima di arrivare, prima di cenare, prima di dormire. Si riconosce perché, mentre quando gli altri indossano la mantellina, mette il tovagliolo. E’ prezioso per il suo capitano: gli corre sempre al fianco, pronto ad aiutarlo a finire il sacchetto del rifornimento. Lo portano al Giro perché, col passare delle tappe, cresce. Il suo nome è Mestolo.
C’è quello che fatica: in salita, in discesa, in pianura, nella hall dell’albergo. E’ in ritardo anche quando gli fanno le battute: ci mette sempre un po’ a capirle. Non si vede, ma si fa sentire: la sua è una corsa di ampio respiro. Il suo nome è Rantolo.
La frase del giorno. «Oggi Uran è particolarmente Rigoberto». (Un tifoso sullo Stelvio, visto il clima, si concede una freddura).
Pensavo che con Ungaretti, Quasimodo, Gatto ecc. l'ermetismo fosse morto.
wow
27 maggio 2014 18:25wemmick
Se questi sono gli articoli di colore, va bene pure il bianco e nero, grazie.
Come volevasi dimostrare
27 maggio 2014 23:06pickett
Prima che Gatti corresse in aiuto al collega,creando a bella posta una polemica,gli articoli di Costa(giustamente)non li commentava nessuno.Ora,invece,sia pure per compatirlo,qualcuno gli risponde.
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