BICILAB. Distanza sella-manubrio, l'elasticità conta

TECNICA | 20/05/2014 | 07:30
Tra i parametri che ancora si possono regolare dopo l'acquisto della bicicletta, manca solo la distanza sella manubrio. Anche per quanto riguarda questo parametro, risulta fondamentale essere precisi e basarsi su punti statici.
Come prima cosa bisogna sfatare un metodo di vecchia generazione per cui questa distanza era presa da punta sella a fine attacco manubrio. Come abbiamo detto la settimana precedente con la varietà di sella ormai presenti sul mercato, non possiamo più utilizzare la punta-sella come punto di riferimento. Basta solo sostituire la ns sella con un altro modello e non fare le debite conversioni e ci ritroviamo errori anche di 30 mm.
Stesso discorso vale fermandoci alla fine dell'attacco. Che gruppo montiamo? Campagnolo, sram o shimano? Perchè ogni casa ha un comando cambio/freno che ha una parte di gomma di lunghezza diversa. Stessa cosa vale anche per come montiamo il manubrio. Se utilizziamo un manubrio compact, questo in base a come viene montato, il reach (vedi foto sotto) può cambiare anche di 40 mm.



Diventa quanto meno fondamentale prendere come riferimento quindi dei punti assolutamente statici ed esenti da incomprensioni.
Per questo noi la distanza sella-manubrio la prendiamo dal cuore anatomico della sella (calcolato di volta in volta in base alla forma della sella) fino a dove le mani si fermano contro la parte superiore della leva freno.



Detto questo, possiamo partire con l'analizzare il corretto calcolo del parametro in questione.
Per prima cosa è fondamentale capire come ruota il bacino, partiamo quindi analizzandolo “a secco” per poi vedere come reagisce sulla sella. Un eventuale retroversione, ad esempio, porta ad avere una serie di compensi sulla colonna vertebrale che avrà alcuni bloccaggi. Questo inevitabilmente porterà a non riuscire a stendersi correttamente in avanti richiedendo quindi un manubrio più vicino. In questo caso le strade da percorrere parallelamente sono due: un assetto più prudente che non amplifichi i problemi ed un percorso riabilitativo fatto da terapie ed esercizi posturali che ne ripristino la corretta mobilità. Solo allora potremmo rivedere la lunghezza sella-manubrio ed allungarci un pochino.
Importante anche valutare le armonie corporee braccia-busto e cavallo-tronco. E' ovvio che avere braccia più lunghe e/o un busto più lungo ci permetterà di allungarci maggiormente sul manubrio.
Una volta analizzate le misure antropometriche del ciclista si parte con una fase di pedalata su di un ciclosimulatore dinamico: l'obiettivo sarà allineare il peso del ciclista col baricentro della bicicletta.
Come riferimento di partenza si pone un marker sull'acroniom (molto in breve il centro articolazione spalla) e lo si allinea al centro del pedale con pedivella parallela al terreno. Qui inizia una fase dinamica dove andiamo a percorrere tutte le posizioni di manubrio possibili valutando nel contempo sia gli angoli che il comfort del ciclista senza perdere di vista l'efficienza di pedalata visto che col manubrio incidiamo in maniera significativa sull'angolo di bacino migliorandone o compromettendone la resa.
Una volta terminato il tutto si riporta la misura ottenuta sulla bicicletta del ciclista in questione, valutando se sono modifiche apportabili o, ahimè si richieda la sostituzione del telaio con una misura più adeguata alle proprie misure / problematiche.
Perchè, purtroppo, non sempre è possibile accorciare o allungare l'attacco manubrio per ottenere la giusta distanza. Questo componente è fortemente vincolato dalla lunghezza del telaio e dall'angolo forcella. Facciamo un esempio estremo: un telaio lungo 580 mm non potrà montare un attacco di 90 mm per una questione di bilanciamento di pesi che si traduce in una non guidabilità sulla strada.
Per questo motivo, la scelta più prudente, rimane effettuare un buon posizionamento biomeccanico prima dell'acquisto della nuova bicicletta. Dopo un'attenta e professionale valutazione, si riesce ad indirizzare il ciclista nella scelta del modello, della taglia e dei componenti più adatti a lui andando ad eliminare tutti i costosi tentativi a suon di sostituzione di pezzi, per ottenere il massimo in sella.
La prova del nove finale rimane sempre la strada. Un buon posizionamento prevede che il ciclista non abbia fastidi ed indolenzimenti di nessun tipo né su mani/gomiti/spalle né su collo/schiena/bacino nemmeno dopo uscite di parecchi km.
Fatica si, quella si. Perchè un ciclismo senza fatica non è previsto.



Marco Gatti
www.bici-lab.it info@bici-lab.it

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