DUBAI. Yousif Mirza ci guida nel ciclismo emiratino. AUDIO

PROFESSIONISTI | 06/02/2014 | 08:00
Il primo giorno ha fatto aspettare per più di mezz'ora Vincenzo Nibali e Alejandro Valverde per andare allo shooting fotografico dei top riders. Non si è presentato nel migliore dei modi al ciclismo europeo Yousif Mirza, la promessa del ciclismo emiratino, che anche se sulla carta è uno scalatore promette battaglia ai big delle due ruote. «Mi avevano dato delle indicazioni errate» si scusa sorridendo il capitano della Nazionale degli Emirati Arabi. «Mi avevano detto che prima dovevo partecipare alla conferenza stampa e poi saremmo andati alla spiaggia per fare le foto...». 
Nonostante l'inconveniente, la sua faccia il giorno seguente era su tutti i giornali locali. E visto che tuttobiciweb non vuole essere da meno l'abbiamo intervistato anche noi per scoprire attraverso la sua storia come si può praticare ciclismo in questa città a misura di taxi e limousine, che non pare lasciare spazio a pedoni e due ruote.

Yousif come hai scoperto le due ruote? «Ho iniziato a correre nel 1994 nella mia città natale e da cinque anni mi sono trasferito a Dubai per iniziare la mia carriera agonistica. Dal 2005 corro gare internazionali e faccio parte della nazionale, ho 25 anni quindi posso crescere ancora molto. In quest'ottica il Dubai Tour sarà un passo in avanti fondamentale, sono orgoglioso di poter correre con i migliori ciclisti al mondo con la maglia degli United Arab Emirates».

Il ciclismo da queste parti è seguito? «Non è popolare come in Europa, ma negli ultimi anni è cresciuto molto. Di ciclismo qui si può vivere, guadagnando bene, ma non è solo questo il mio obiettivo. La mia ambizione è diventare un vero corridore professionista e ottenere tanti risultati».


Cosa ti aspetti da questa corsa? «Anche se il percorso non è adattissimo alle mie caratteristiche, mi sono allenato bene per questo appuntamento. Sarà un bel test confrontarsi con grandi campioni con cui abbiamo l'onore di correre e con i quali vogliamo fare bella figura "ospitandoli" in casa nostra. Il nostro vantaggio è di conoscere le strade, il tempo e le condizioni in cui corriamo, oltre alla motivazione».


Sogni di correre in Europa un giorno? «Assolutamente sì, il ciclismo che conta è lì. Io ora sono primo nel ranking dell'Asia Tour, ma questo primato non mi basta. Voglio essere al via delle prossime Olimpiadi per dimostrare che il ciclismo nella mia patria è una realtà emergente da tenere d'occhio».

da Dubai, Giulia De Maio


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