Goetz: siamo preoccupati per il movimento

PROFESSIONISTI | 05/12/2013 | 08:53
Al Convento Santa Lu­cia alla Castellina di  Sesto Fiorentino, tradizionale punto di ritrovo di tante componenti del ciclismo italiano, si è svolto l’annuale convegno della ADISPRO. Un convivio che ha raccolto una settantina di di­rettori sportivi e che è servito non solo per parlarsi sen­za dover guardare all’orologio, come succede durante la stagione agonistica tra un ar­rivo e una partenza delle cor­se, ma anche per tirare un po’ le somme a biciclette fer­me.

«Ho avuto, e abbiamo avuto tutti noi dell’ADISPRO, un senso di grande soddisfazione per l’accoglienza ricevuta dal centro spirituale, ci han­no fatto davvero sentire im­portanti - racconta il presidente dei direttori sportivi Davide Goetz (nella foto con Beppe Martinelli durante la Notte degli Oscar) -. Dobbiamo molta gratitudine a Giacinto Gelli (presidente della Onlus Coraggio e Avanti, ndr), al priore padre Raffaele Du­ran­ti e a tutti i loro collaboratori per l’amicizia e per il senso di considerazione che hanno dimostrato nei confronti del­la nostra associazione. In questo momento, dove si ten­de a guardare solo al proprio orticello, ricevere segni di riconoscimento della propria identità e anche della propria storia professionale, gratifica molto. Sentirsi riconosciuti non è un fatto scontato, sembra banale ma invece è importante e fa bene an­che allo spirito».

Il convegno dell’ADISPRO ha avuto anche un momento di dibattito unificato con  l’AIMEC (Associazione Ita­liana Medici del Ciclismo), e su questo punto Goetz pun­ta il mirino.
«Non si è trattato di un convegno congiunto con gli ami­ci medici del ciclismo, ma di una sinergia organizzativa per avere l’occasione di uno scambio reciproco di idee, esperienze e suggerimenti nell’ambito dei vari interventi. Ci tengo a puntualizzarlo in quanto l’ADISPRO non voleva creare un evento che potesse essere assunto come presa di posizione nei confronti della federazione alla luce delle ultime normative. Nel confronto che abbiamo avuto alla Castellina, è ap­parso unanime il senso di di­sagio, il senso di deprofessionalizzazione nel nostro movimento. La nuova normativa che prevede il medico sportivo sia previsto solo per le ca­tegorie professionistiche, la­sciando le giovanili sprovviste, è chiaro che non trova ri­scontri favorevoli in seno alla AIMEC. Se i problemi erano i costi, allora si poteva af­frontare la questione partendo da questa prospettiva e cercare la soluzione migliore per su­perare il problema. Non è stato fatto e quindi appare chiaro che il problema non era di carattere economico. L’ADISPRO non prende posizione contro qualcuno ma ribadisce l’opportunità di un confronto professionale per far sì che il livello di tutto il movimento rimanga alto, per trovare la soluzione ed eliminare il di­sagio che si è venuto a creare. Naturalmente i medici sportivi non solo sono delusi da quanto è accaduto, ma la normativa ha anche un ri­svol­to importante in quanto molti di loro avevano fatto un investimento professionale, ma ora davanti a loro si apre uno scenario completamente diverso e quindi an­che un problema serio da af­frontare. Senza dimenticare che tutti sono molto amareggiati dal fatto che le nuove normative in pratica portano ad un accantonamento della figura del medico sportivo nell’ambito del ciclismo».

In generale siete soddisfatti del convegno?
«Direi proprio di sì. I direttori sportivi presenti erano più di settanta e alla luce del fatto che quest’anno non era obbligatoria la presenza, si tratta di un bel risultato - conclude l’avvocato Goetz -. È chiaro che gli ultimi accadimenti portano preoccupazione anche all’interno della nostra associazione, la crisi evidentemente si sta facendo sentire in maniera molto pe­sante e tanti associati sono in affanno: questo mette tutti in forte apprensione. Devo pe­rò anche sottolineare con soddisfazione un altro fatto: ho notato in tutti i direttori sportivi il grande senso di amicizia, con attivazione concreta nel cercare e suggerire, per quanto possibile, un gran numero di opportunità per il collega che in questo mo­mento si trova in difficoltà. I nostri associati hanno sicuramente dato un bel se­gnale e speriamo che vengano premiati anche da qualche bel contratto per chi attualmente non ce l’ha. Mi piace anche sottolineare che durante il convegno alla Ca­stellina ab­biamo consegnato il premio “Ti­mo­ne d’Oro” a Giuseppe Mar­tinelli, un ri­conoscimento per un direttore sportivo che è stato ed è esempio per tutti grazie alla sua grande professionalità e alle affermazioni ottenute a livello internazionale, tanto alla guida di team italiani quanto di formazioni straniere».

rubrica Adispro, di Valerio Zeccato da tuttoBICI di dicembre

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