Botta&risposta con Fabio Bordonali

PROFESSIONISTI | 28/11/2013 | 14:46
All’inizio dell’anno ci avevi detto che la Utensilnord avrebbe fatto un passo indietro per farne uno avanti...
«Il bilancio della prima esperienza tra i team Continental è positivo. Essendo un team per metà ungherese e per l’altra metà italiano, ab­bia­mo seguito un calendario internazionale con particolare attenzione ai paesi dell’Est e all’Italia. Abbiamo margini di crescita e non possiamo che essere soddisfatti. Abbiamo chiuso il 2013 partecipando al campionato del mondo a squadre. Ci è stato co­mu­­ni­­cato all’ul­timo di essere tra le 35 formazioni invitate dall’UCI e siamo riusciti a difenderci con onore».
Il rapporto con l’Ungheria proseguirà nel 2014?
«Sì, abbiamo gettato le basi per il 2014 proprio con la federazione ungherese che sta seguendo con interesse il nostro lavoro. Il ciclismo non è il primo sport del paese e noi siamo l’unica squadra professionista esistente, ma abbiamo mos­so qualcosa, infatti la tv nazionale ci ha dedicato ampio spazio per l’appuntamento iridato di Fi­ren­ze. Speriamo di interessare le multinazionali di questa nazione per poter crescere un po’ alla volta e tornare tra le Professional al più presto. Ci vuole pazienza, sia la no­stra società in generale che il ci­clismo tutto stanno vivendo un momento difficile, speriamo che il nuovo presidente Cookson porti qualche stimolo in più anche a livello politico».
Quest’anno avrà squadre Conti­nental e Professional, ma solo “mezza” WorldTour, la Lampre Merida.
«Non ho mai creduto al World­Tour per come è strutturato, la crisi economica ci ha messo del suo negli ultimi anni, ma non è l’unico motivo per cui proliferano team minori mentre le grandi squadre sono costrette a chiudere. Stiamo vivendo il prevedibile de­cadimento di un prodotto troppo costoso. Guardando a casa nostra, il sistema in generale si è impoverito perché la FCI latita e non c’è una Lega vera e propria. I campionati del mondo sono stati un bell’evento ma non hanno fatto da volano al movimento come si sperava, siamo ai minimi storici. Chi resiste, lo fa con difficoltà. Più in generale, con la crisi soffrono la Formula1 e il calcio, figuriamoci noi... Speriamo di aver toccato il fondo così da poter ripartire puntando sulla tradizione e sul valore del ciclismo azzurro».
La difficoltà più grande incontrata in questi ultimi anni?
«Coinvolgere nuovi sponsor. In Italia non abbiamo tante multinazionali ma aziende medio-piccole, il cui fatturato spesso non permette di investire quando hanno davanti un futuro incerto. Il governo del ciclismo ha sottovalutato le difficoltà della base e ha perso il contatto con l’economia reale. Come squadre, abbiamo troppe regole e poco chiare, che non ci aiutano. Chiudono squadre importanti e tanti corridori sono a spasso perché dietro alle big è rimasto ben po­co, non solo in Italia».
Cosa ti resta di questo 2013?
«La convinzione di aver preso la decisione migliore perché mancavano i presupposti per allestire una squadra più grande. Azzar­da­re un altro anno tra le Professional era un rischio troppo elevato. Ho recuperato mentalmente, mi sono rilassato, ho fatto scelte meno frenetiche e più distaccate. Se siamo ancora qui a parlare di ciclismo è perché negli anni scorsi comunque ho seminato bene, posso fare affidamento su una struttura consolidata e in fondo sono ottimista per lo sport che amiamo. Prima o poi tornerà ad essere uno sport meritocratico in un mondo meno ipocrita».
Il corridore da promuovere?
«Federico Rocchetti ha ripagato al meglio le mie aspettative, in estate è stato molto presente, riuscendo a raccogliere anche una vittoria».
Quello da bocciare?
«Nessuno mi ha deluso in particolare, ma da alcuni mi aspettavo più voglia di mettersi in discussione. Fare il ciclista nel 2013 è una fortuna che va sfruttata al meglio, facendosi trovare pronti anche se non si corre ogni settimana, allenandosi al meglio a casa per essere al top quando si viene chiamati. Certo, una Continental non può offrire un calendario come quello di un team maggiore, ma per arrivare al top bisogna dimostrare di avere dei numeri».
Sta prendendo forma la squadra per il 2014?
«Sulla base del 2013, comprenderà otto corridori ungheresi e altrettanti italiani ma è presto per fare nomi. A tutti chiederò di dare il meglio in corsa e arrivare alla sera con la coscienza a posto. L’am­bi­zio­ne è di migliorarci, se sarà possibile farlo dobbiamo dire ancora una volta grazie a Uten­silnord in primis e a Bottec­chia, un’azienda che ci sta supportando come me­glio non potevamo chiedere».
Cosa ti auguri?
«Voglio costruire una squadra all’altezza e non è problema di atleti, ce ne sono tanti meritevoli che cercano ingaggio. Prima di creare il roster definitivo bisogna gettare delle basi solide. Sin­ce­ra­mente non vedo l’ora di tornare a fare a gara con i miei col­leghi per accaparrarmi il corridore migliore a suon di quattrini, ma non è questo il momento. Ora si devono trovare le aziende per poter mettere in piedi la squadra, poi si pensa ai ciclisti».

di Giulia De Maio, da tuttoBICI di novembre
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