Le verità di Ivano Fanini

PROFESSIONISTI | 05/11/2013 | 17:43
Ivano Fanini se non lo conosci non lo ami. Sì, perché al primo impatto questo sessantenne d'assalto, apparentemente burbero, indisponente, aggressivo e rompicoglioni, è, in realtà, una persona generosa capace di grandi slanci di amicizia. Il ché, ovviamente, non gli impedisce di essere conosciuto come una sorta di squalo in grado di mangiare chiunque gli si aggiri intorno. E' arrivato il momento, a nostro avviso, di strizzarlo un po'.

Ivano Fanini, lei ha superato, da poco, la soglia dei sessant'anni: le malelingue dicono che non è più quello di una volta. Hanno ragione?
Quando uno invecchia non ha certo la grinta di quando era giovane. Sarebbe troppo bello e troppo facile. Io di cose nella vita ne ho fatte tante, di positive, da uno che può anche vivere dieci volte e magari nemmeno ci arriva.

In genere, invecchiando, si diventa più saggi. E' così anche per lei?
Io penso che sia così anche per me. Io, una volta, trent'anni fa, andavo da Roma a Milano, da Milano a Lucca anche nello stesso giorno. Ora se dovessi partire per andare a Milano o a Roma, mi ci vuole tutto il tempo per pensarci, poi alzarmi la mattina e partire. Sicuramente sono più calmo, più posato.

Quindi non capita più di sentirle alzare il tono della voce tanto da sembrare un tenore?

Quello capita giornalmente sia per il lavoro sia per il ciclismo sia per il doping come per tutte le cose che riguardano la mia vita.

Lei ha vissuto su due e su quattro ruote contemporaneamente. Quale preferisce?
Le due ruote.
Perché?
Perché sono nato con le due ruote, poi, mio padre mi ha inserito nel settore auto, però le quattro ruote non mi hanno mai dato le soddisfazioni che ho avuto con le due. Questo anche se nelle quattro ruote mi sono interessato a livello sportivo, addirittura, 30 anni fa, si provò anche a entrare in Formula 1 con un pilota che già correva in Formula 3 e si chiamava Bianchi ed era di Forte dei Marmi.

Due ruote vuol dire la passione della sua vita: il ciclismo. Che, però, alla fine, glielo ha messo in quel posto?
Sì, è vero. Sono entrato nel ciclismo e già a quel tempo giravano le piccole furbizie di tutti, a livello di anfetamine, io stesso le ho usate quando correvo in bicicletta. Diciamo, però, che era una cosa che facevano tutti e non gli si dava mai peso perché era tutta roba leggera che non portava danni alla salute. Invece il ciclismo negli ultimi 30 anni si è evoluto così tanto che il doping è avanti almeno dieci anni all'antidoping e con i contratti dei corridori, che hanno un giro milionario, prevalgono i trucchi del mestiere per vincere le corse piuttosto che il pensiero della propria salute. Il ciclismo è diventato un bussiness e non è più uno sport, ma credo lo sia anche nel calcio e in altre realtà sportive.

Chi l'ha delusa di più nel mondo del ciclismo?
Il presidente dell'Unione Ciclistica Internazionale Veerbruggen che ha guidato il ciclismo professionista negli ultimi decenni. Lui è stato quello che avrebbe potuto combattere il doping in maniera definitiva e, al contrario, si è visto quanti atleti, proprio in quel periodo, a partire da Armstrong, si dopavano senza remore.

Cosa le è costato battersi contro il doping?
Quando facevo come tutti gli altri - anzi, ero anche più bravo degli altri perché ho battuto Mario Cipollini quando guadagnava un miliardo e mezzo l'anno con un certo Magnusson che prendeva 20 milioni di lire, a due importanti tappe al giro d'Italia - si vincevano le corse perché anche noi si caricava come tutti e allo stesso tempo ho preso parte a 16 giri d'Italia consecutivi e a 16 Milano-Sanremo e ad altrettante edizioni della Tirreno-Adriatico dopodiché non mi hanno più invitato. Una coincidenza? Non credo proprio. I fatti che io ho sempre denunciato, alla fine mi hanno dato ragione, almeno quella è una grande soddisfazione.

Mi scusi, ma allora, adesso che la lotta al doping ha preso piede, per quale motivo non è tornato più a correre il Giro d'Italia e le altre classiche?
Perché, nel frattempo, proprio per eliminarmi, hanno messo regole con determinati punteggi che se uno non fa squadre spendendo milioni di euro, non può parteciparci. Così facendo sono state eliminate tante altre realtà, ma l'obiettivo era colpire me che ho sempre continuato a smuovere, con le mie denunce, i problemi del ciclismo. Se non ci fossi stato io a far entrare nel ciclismo Nas e Guardia di Finanza, non lo avrebbe fatto nessuno, ma io l'ho fatto non per essere uno spione, ma perché amo questo sport e i suoi atleti.

C'è la speranza di poterla rivedere, con i suoi colori, al Giro d'Italia?
Per fare una squadra che possa prendere parte al Giro, al Tour e alla Vuelta, se non cambiano radicalmente le regole, bisogna, per me, per forza dopare i corriddori. Altrimenti non ce la fai ad arrivare alla fine perché dopo dieci tappe i corridori ti vengono tutti a casa.

Perché sono stanchi?
Perché non ce la fanno a tenere 22 giorni a filo i ritmi di 150-200 chilometri al giorno con quelle medie e le salite che fanno.

Scusi anche Coppi e Bartali macinavano chilometri e salite.
Infatti, ma Coppi si sa come è morto? Si sanno veramente quali sono le precise cause del suo decesso?

Allora perché lei è rimasto nel ciclimo con la sua squadra se non ci sono speranze?
Sono rimasto nel ciclismo con la mia squadra perché io sono l'unica opposizione nel mondo delle due ruote. Chi è che fa opposizione al sistema come faccio io? La potrei fare anche senza squadra, ma la squadra è una cosa che ho nel sangue e finché riesco a portarla avanti, lo faccio. Anche perché mi piacerenbbe trovare un talento in grado di vincere e correre pulito. In questi anni ci ho provato e qualcuno l'ho anche trovato. Poi, però, è finito in qualche squadrone e, improvvisamente, ha iniziato a vincere le corse. Ce n'è uno, un americano, che si vedeva avere grande talento, ma con noi non vinceva una gara, poi è andato altrove e, adesso, è uno dei migliori dieci corridori al mondo.

Le malelingue dicono che lei non conta più nel ciclismo perché ha perso l'appoggio di Roberto Formigoni caduto in disgrazia.
Roberto Formigoni per me è sempre stato un amico e lo è ancora oltre ad essere presidente onorario della squadra. Magari avessi avuto degli appoggi da lui, così avrei potuto trovare degli sponsor, con tutte le persone che conosce, in grado di allestire una squadra più competitiva.

Beh, Formigoni è rimasto coinvolto in una serie di inchieste un po' imbarazzanti e lei lo tiene ancora come presidente onorario?
Ma chi è quel politico che non ha avuto problemi con la giustizia tanto più lui che è stato presidente della regione Lombardia per vent'anni? Fiono ad ora tutte le inchieste cui è stato sottoposto lo hanno visto assolto e io credo che succederà anche con le ultime che lo vedono coinvolto.

A settembre ci sono stati, a Lucca, i campionati del mondo: Mario Cipollini non è stato nemmeno invitato alla partenza o a qualche cerimonia. Un'ingiustizia?
Secondo me sì. Alla grande anche, perché Cipollini, penso insieme alla mia squadra, abbiamo fatto parlare di Lucca tutto il mondo per 30 anni. Io, okay, sono stato premiato dal fatto che la carovana dei campionati mondiali è passata davanti alla mia azienda con una visuale di un chilometro e mezzo. Lui è stato snobbato come se fosse stato l'unico corridore sospettato di aver fatto uso di doping quando tutti quelli che erano alla partenza del mondiale, secondo me, sono nella stessa condizione. Allora non doveva partire il mondiale.

Cosa pensa lei delle rivelazioni apparse sulla Gazzetta dello Sport in merito al presunto coinvolgimento di Cipollini nelle vicende del doping che lo condussero alla vittoria nel 2002 a Zolder?
Senz'altro sono vere. Io stesso feci 15 anni fa una intervista a Panorama dicendo quel che pensavo e chiamavo in causa Cipollini e tutti i campioni di allora. Quindi non mi meraviglia nulla anzi mi meraviglio che sia venuto fuori troppo tardi, ma questo vale per tutti. La Gazzetta dello Sport ha sempre coccolato Cipollini come un figlio e cosa pensava? Che corresse pulito quando tutto il sistema era quello che era?

Marco Pantani, però, ci ha lasciato le penne.
E non solo lui. Soltanto nelle mie squadre ce ne sono stati sei che sono morti, di quelli che ricordo visto che nelle mie formazioni ne sono passati migliaia, Ultimo Valentino Fois, compagno di squadra di Pantani, morto poco più che trentenne. E penso anche ad Alessio Galletti. Marco Pantani, se mi avesse dato retta quando lo denunciai per lo scambio delle provette delle urine insieme al mio ex corridore Riccardo Forconi suo braccio destro, non avrebbe subìto tutto quello che gli è accaduto.

Perché cosa le disse?
Io lo avevo invitato più di una volta a uscire fuori e dire le cose come stavano. Addirittura la sera precedente, il giorno dopo fu fermato a Madonna di Campiglio al Giro d'Italia per l'amatocrito troppo alto, io invitavo pubblicamente Pantani a dire la verità. Intendiamoci, nelle loro specialità, sia Cipollini sia Pantani sarebbero stati ugualmente i numeri uno al mondo.

In quella circostanza, tuttavia, l'ambiente del ciclismo italiano e internazionale si chiusero a riccio e nessuno aiutò Pantani.
Le cose che aveva intorno erano troppo sporche. Penso che negli anni precedenti in un modo o nell'altro le cose si erano sistemate, ma la situazione era diventata, probabilmente, troppo compromessa.

Qual è il suo desiderio sportivo più grande al momento?
Dal ciclismo ho avuto tutto, ho vinto tappe al giro d'Italia, 12 campionati del mondo, quasi 70 campionati nazionali nei vari Paesi e nelle varie specialità. L'unico mio desiderio sarebbe proprio quello, ancora con le mie battaglie, a far sì che il ciclismo tornasse a portata di uomo. Non potrà mai essere completamente debellato il fenomeno del doping, ma può essere fatto ancora molto. I dirigenti che comandano e gli organizzatori potrebbero alleggerire un po' la situazione, rendere le corse meno massacranti e, quindi, permettere ai ciclisti di doparsi di meno. Col nuovo presidente dell'UCI, l'inglese Brian Cookson - che, appena arrivato ha rivoluzionato tutta l'Unione Ciclistica Internazionale a dimostrazione che vuol fare le cose sul serio come ha fatto del resto per il ciclismo inglese che in pochi anni è diventato il primo al mondo partendo dal nulla o quasi - sicuramente si riuscirà a rinnovare l'ambiente e il sistema iniziando, magari, con i corridori della Sky, squadra del suo Paese, che vanno, apparentemente, troppo forte...

da lagazzettadilucca.it a firma Aldo Grandi
Copyright © TBW
COMMENTI
FANINI SEI FORTE
5 novembre 2013 20:33 daniele01
SONO D'ACCORDO SULLE COSE CHE DICE FANINI perche è da anni che le ripete e penso che sia un uomo schietto e che dice sempre la verita nel bene o nel male.secondo me lo candiderei consiglire all'uci a fianco di COOKSON

5 novembre 2013 20:51 foxmulder
Ci sono diverse cose che non mi tornano, ma mi soffermo su quella che più ha attirato la mia attenzione. Cito: " I dirigenti che comandano e gli organizzatori potrebbero alleggerire un po' la situazione, rendere le corse meno massacranti e, quindi, permettere ai ciclisti di doparsi di meno"
Chi determina qual è la "giusta" dose di doping?

Vera Passione
5 novembre 2013 22:08 lgtoscano
Vorrei fare i complimenti al Sig. Fanini Ivano , ha avuto un bel coraggio ad andare contro corrente , anche se molte volte ha esagerato nelle sue accuse, ma grazie a lui a mantenuto l'allerta doping all'attenzione di tutto il movimento , non ha mai mollato un secondo , ricordo che forse è l'unico manager del ciclismo che esiste da oltre trent'anni, con la forza della passione e delle sue idee , in qualche modo gli va riconosciuta la tenacia non certo è rimasto per interessi , la lotta al doping lo deve ringraziare.

Le VERITA' di Fanni
6 novembre 2013 08:58 The rider
Quello che Fanini dice da decenni sul doping alla fine è stato dimostrato che era la pura verità, io ero tra quelli che non credeva a quello che diceva (sembrava troppo esagerato), ma alla fine devo ammettere che mi sbagliavo e che purtroppo Fanini AVEVA RAGIONE!!!!
Bravo Fanini continua cosi, speriamo solo che le cose prima o poi cambino....
Pontimau.

6 novembre 2013 10:54 Canarino
A me sembra che come sempre il sig. Fanini accusi tutto e tutti senza avere delle prove. Come si fa ad affermare che per fare il giro bisogna dopare per forza tutti i corridori? vuol dire che questo anno al giro d'Italia erano tutti dopati? Come sempre si spara a zero su tutti i corridori, senza pensare a quelli che corrono con tanti sacrifici e senza doparsi. Non è possibile che semplicemente i corridori che ora corrono al giro d'Italia abbiano semplicemente delle qualità maggiori rispetto ai corridori della loro squadra.
Non capisco nemmeno come si possa dire che le amfetamine sono tutta roba leggera che non portava danni alla salute. Una persona informata che lotta veramente contro il doping non farebbe dichiarazioni simili. Tra l'altro non bisogna essere degli scienziati...basta cercare su internet per vedere i danni che possono provocare le amfetamine.

per fortuna
6 novembre 2013 11:57 discesaesalita
Per fortuna che il Sig. Fanini ha sempre sparato sul doping , tanto coraggio , ma credo che sia stato una pedina scomoda ma fondamentale per la lotta al Doping , a volte avrà sbagliato ma molte altre ha fatto centro , in ogni caso grazie , che coraggio ..........

6 novembre 2013 12:56 Melampo
"... si vincevano le corse perché anche noi si caricava come tutti ..."

INDISPENSABILE L'ARMAGEDDON
6 novembre 2013 13:27 nonnozero
Ivano Fanini è rimasto l’ultima voce fuori dal coro e l’ultimo, a quanto pare, a cui interessa la salute degli atleti. Bisognerebbe chiedersi come mai i vertici del ciclismo nazionale, fanno la guerra a Fanini, nonostante la sua battaglia contro il doping che, sulla carta, dovrebbe essere condivisa da tutti. Il problema che i massimi dirigenti del ciclismo (compresi i “signori” di RCS) sono troppo attratti dal denaro e dalla fama lasciando morire i corridori, perennemente alla ricerca del farmaco giusto, senza badare troppo alle conseguenze, solo per rimanere in attività. Ormai questo sport è diventato un merdaio, del quale non si vede l’uscita. Ci vuole l’Armageddon. Dovrebbero fare tutti come me. Non guardare più le gare in Tv e sulle strade. Cambiamo canale quando viene trasmessa una corsa e facciamo crollare gli indici d’ascolto. Solo togliendo denaro a questi farabutti, sarà possibile far capire quanto sia grave questo problema, al quale volta le spalle chi dovrebbe tutelarlo. Ritroviamo la poesia del ciclismo, con la fatica, il sudore senza “bombardamenti” illegali solo di facciata.

NON CAMBIERA' MAI NULLA
6 novembre 2013 15:10 jaguar
Fanini ha il coraggio di dire la verità, gli altri sono ipocriti e moltissimi credono ancora alla Befana, lo hanno detto fior di campioni ( tra cui Anquetil)e lo conferma Fanini:restando così le cose un corridore a pane ed acqua non può finire un giro ed io direi neanche una grande corsa in linea...figuriamoci una stagione intera con media altissime, salite incredibili che si fanno a trenta all'ora.....a meno che non sei un corridore di quella grande squadra inglese!!!!!!!!!!!!a buon intenditore poche parole

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Tobias Lund Andresen ci ha preso gusto e firma il bis nella quinta tappa del Giro di Turchia, la Bodrum - Kusadasi di 177, 9 km. In una volata lanciata lunghissima da Luca Colnaghi e poi da Danny Van Poppel,...


Seconda vittoria stagionale per il trentino Elia Andreaus che centra il bersaglio a Camignone nella gara per juniores. Il giovane atleta del Team F.lli Giorgi si è imposto per distacco anticipando di 16" Gamba della Trevigliese e Paolo Nica, portacolori...


Affermazione di Paolo Marangon nel Trofeo Comune di Invorio. L’Allievo del Team Madonna di Campagna, già vincitore nel Trevigiano a fine marzo, oggi ha terminato i 53 chilometri della competizione novarese lasciandosi alle spalle Marco Zoco e Luca Frontini, entrambi...


I giovani della Biesse Carrera esultano grazie al 13enne Mattia Dolfini che ottiene la sua prima affermazione nella quarta edizione del Criterium Liberazione per esordienti di primo anno che si è svolto a Crema.. Dolfini ha regolato Raisi e Bertacchini. Nella...


Il Gran Premio della Liberazione, organizzato per il quarto anno dal team di Claudio Terenzi, si è aperto stamattina con la corsa femminile, sponsorizzata da Salumi Coati e assurta quest'anno al rango di categoria 1.1: è stata una festa per l'atteso squadrone UAE, che ha...


In veste di ambassador del Giro d'Italia nella recente conferenza stampa di Livigno, Vincenzo Nibali ha passato cinque minuti in nostra compagnia nei quali ha effettuato una sintetica ma come sempre lucida analisi sulla corsa rosa al via la prossima settimana....


Un campione del ciclismo a Buckingham Palace. Tom Pidcock è stato ricevuto ieri al palazzo reale ed ha ricevuto il titolo di MBE (Membro dell'Eccellentissimo Ordine dell'Impero Britannico) per i suoi servizi allo sport. Ad accogliere l'elegantissimo portacolori della Ineos...


La convalescenza di Remco Evenepoel prosegue, il giovane campione belga si sta allenando ma anche lo spitrito vuole la sua parte e allora ecco che Remco si è concesso una serata speciale, accompagnato dalla moglie Oumi. Non una cenetta romantica,...


Jai Hindley e Florian Lipowitz sono due corridori che hanno molto in comune ma sono in fasi diverse della loro carriera, entrambi sono scalatori e corridori da classifica generale che attualmente stanno affrontando il Tour de Romandie. Mentre uno ha...


Si è svolta nel magnifico scenario di Ca’ del Poggio la presentazione dell'8a edizione del Cycling Stars Criterium, l’ormai tradizionale appuntamento che porta i grandi campioni del Giro d’Italia (e non solo) sulle strade delle città venete. Anche...


TBRADIO

-

00:00
00:00
VIDEO





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi