MORATORIA PER I DANNATI

TUTTOBICI | 08/10/2013 | 11:16
Sinceramente, questo clima di purghe e di epurazioni po­stume avvilisce molto. Nell’interminabile gioco di guardie e ladri che segna la storia contemporanea del ciclismo, a mano a ma­no che le guardie riescono a smantellare il castello di porcherie allestito dai ladri - ultima la lista nera del Tour 1998 - saltano per aria i mo­numenti di quei tempi. Sto te­nendo la conta, ma certo qualcuno sfugge. Penso a Olano, rimosso dal trono di direttore tecnico della Vuel­ta. Penso a O’Grady, fatto brillare dal Comitato olimpico australiano. Penso a Zabel, all’epoca bandiera di uno sport equo e solidale, senza divismi e senza eccessi, a sua volta messo alla porta dalla Vat­ten­fall Cyclassic, l’unica corsa tedesca di World Tour, nonché dalla Ka­tusha. Penso a Jens Heppner, sceso con accordo consensuale dall’ammiraglia della Netapp Endura.

Lo ripeto, mi sono segnato so­lo i nomi delle prime teste rotolate nella cesta, dopo che i Robespierre di ultimissima generazione si sono messi all’opera. Altri non vengono rimossi da nulla perché già piuttosto ai margini, co­me Ullrich, come il nostro stesso Ta­fi. Ovviamente possiamo parlare soltanto dei nomi usciti da liste o da confessioni, mentre la conclusione generale, e cioè che il 99 per cen­to dei ciclisti di quella generazione facesse tranquillamente ricorso all’Epo (e ad altro, non dimentichiamolo…), ecco, questa è solo una logicissima conclusione, sostenuta da mille indizi concreti, ma comunque non un fatto conclamato. Tant’è vero che tanti altri volti noti del tempo continuano tranquillamente a svolgere la loro nuova man­sione, in una seconda vita tutta diversa, chi come diesse, chi come meccanico, chi come commentatore televisivo.

Questa generazione ha subìto negli anni un complicato processo di mutazione. All’inizio, di fronte alle accuse di doping, ridevano in faccia alla stampa e all’opinione pubblica, negando con sdegno ogni allusione. Ricordo su tutto il trattamento subito dal povero Eugenio Capodacqua, in­dub­biamente pioniere tra i nemici dei dopati, preso letteralmente a in­sulti, sarcasmi, minacce, quando non direttamente a lanci di boracce (piene) dai terzi piani degli alberghi. Era così: guai a chi si permetteva di dubitare. La cupola imponeva l’omertà al gruppo, minacciava rappresaglie pesanti (chiedere al martire Pippo Simeoni), tagliava fuori i giornalisti appena appena ficcanaso. Questo il clima: non per continuare a menarla in eterno, ma perché niente venga frettolosamente rimosso.

Arrivano però i primi casi, i primi scandali, le prime de­nunce. A seguire, tutti gli tsunami degli ultimi anni che svergognano l’intera epoca. A questo punto, scatta la mutazione. Ovvia­mente i personaggi di quel tempo non possono più negare: c’è un li­mite a tutto, di fronte all’evidenza restano soltanto i mariti a provarci con il patetico “non è come sembra, ti posso spiegare tutto”. Molto più realisti, e pure furbi, i ciclisti sbugiardati adottano lo schema caro ai politici corrotti: una volta presi con la mazzetta in bocca, non possono che rivendicare con rabbia la loro grande attenuante, diavolo, fanno tutti così, proprio con me dovete prendervela??? È questo il nuovo dogma cui si aggrappa un’intera generazione: facevano tutti così, gli stessi diesse ti imponevano di farlo, come potevamo ribellarci? Do­man­da legittima, però io la girerei a quelli che invece, nel loro piccolo, mosche bianche del gruppo, un preciso no lo dissero, finendo magari per cambiare mestiere. Purtroppo, si sa, l’onestà è un bene di extralusso, costa tantissimo - fatica, dolore, sacrifici, rinunce, strade sbarrate - e mica tutti possono permetterselo.

L’ultima evoluzione del “così fan tutti” l’ho ap­presa recentemente da Silvio Martinello, nel suo accorato e orgoglioso editoriale di autodifesa, al grido non devo spiegare niente, non mi devo vergognare di niente, per lavorare in quell’epoca bisognava fare in un certo modo. Siamo cioè all’ultimo stadio, raffinatissimo, della mutazione: dal negare tut­to, sempre e comunque, al facevo così perché lo facevano tutti, fino al sublime “stato di necessità”. Sì, bi­sognava drogarsi per necessità, per trovare un contratto, per continuare a correre, come la pensionata che ruba il cotechino al supermercato per non svenire dalla fame. Sce­na­rio drammatico, quasi mette il ma­gone.

Io direi questo. La piantassero di arrampicarsi sui vetri e la chiudessero lì. Sul doping co­me stato di necessità le parole sono superflue: ci arriva chiunque a capire che un conto è rubare per mangiare, un altro è barare per fare uno sport in modo professionale. Ri­cor­do che milioni di brocchi, per quanto innamorati della bicicletta (io tra questi) si sono rassegnati alla loro pochezza e hanno cercato un’altra occupazione, chi in banca, chi in fabbrica, chi in agricoltura. Non sta scritto da nessuna parte che un ap­passionato di bici debba per forza fare il ciclista professionista. E co­munque basta, per favore. La storia è andata in un certo modo, ormai sappiamo come. Per filo e per se­gno. La smettano loro di blaterare, la smettano anche i segugi zelanti di ricostruire morbosamente i dettagli di troppi anni fa. Di fronte allo scempio di questi tempi attuali, con tutti questi uomini di mezza età co­stretti a sparire nella vergogna per colpe di due decenni fa, è possibile soltanto un atto: la moratoria. Loro la smettono una volta per tutte di sparare menzogne - questa la colpa imperdonabile: le menzogne di vent’anni, molto più del doping, ce la fa a capirlo Martinello? -, noialtri beffati e traditi ci mettiamo una pietra sopra e non pretendiamo stupide epurazioni fuori tempo massimo. Restino pure a fare i commentatori, i diesse, i dirigenti di corsa, magari cogliendo questa seconda oc­casione per emendare gli errori del­la prima, a beneficio dei giovani che cominciano adesso e anche del pubblico che ancora ci crede.

Bisogna voltare pagina, a tut­ti i costi: non per dimenticare frettolosamente, o per buttare tutto in ridere. Ma abbiamo già troppi stress a controllare e candeggiare il ciclismo d’oggi, perché ancora si possa sprecare tempo con i Dannati degli anni Novanta. Oggi siamo al punto che il vincitore di quattro tappe al Tour (Kittel) si sottopone alla macchina della verità pur di convincere il mondo della sua pulizia. A questo siamo arrivati, a queste aberrazioni assurde. Al­me­no la storia lontana, ormai chiara e definita, deve arrivare al punto fi­nale. Chi era nella liste, chi ha confessato, chi continua a fare finta di nulla: moratoria per tutti e non se ne parli più. Se eventualmente qualcuno giustamente non ci sta, perché allora correva pulito, si faccia avanti: con la macchina della verità, il ciclismo assegna medaglie al valor civile. Ho seri dubbi però che la macchina avrà molto da lavorare.

di Cristiano Gatti, da tuttoBICI di settembre
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COMMENTI
Caro Dott. Gatti,
8 ottobre 2013 11:43 Fra74
ma quale MORATORIA?!? Per l'epurazione di tali soggetti, basterebbe da parte degli appassionati, Lei compreso, il fatto di non stringergli più le mani e di non considerarli, di "attaccarli" ogni giorno, magari come fa Lei, con i suoi articoli, per gli appassionati, di snobbarli, vedrà che l'indifferenza verso costoro porterà a RI-AMARE questo sport, solo però, ciò non potrà accadere così velocemente, perchè i vari sponsor, le varie organizzazioni, ancora oggi, plaudono i vari ex-coinvolti e gli affidano incarichi e ruoli da TOP-MANAGER...vede, basterebbe poco, ma in fondo, non lo si vuole ciò, altro che epurazione, costoro ci gioiscono in tale ambiente.
Francesco Conti-Jesi (AN).

P.S.: W IL CICLISMO, sempre, però con un occhio di riguardo verso gli uomini veri di un tempo, senza scomodare BARTALI GINO o FAUSTO COPPI, ma ricordando i vari PAMBIANCO, TOGNACCINI, etc..,quelli che in bicicletta davvero sputavano sangue e magari, avranno pure fatto uso di qualche pasticca, ma sicuramente erano UOMINI VERI, no UOMINI CHIMICI come quelli di OGGI...

Francesco Conti-Jesi (AN).

scusi sig. Conti
8 ottobre 2013 12:33 marcog
ma c'è differenza tra "qualche pasticca" e "doping ematico"? Sì, è vero c'è, ai tempi delle pasticche la scienza medica non poteva offrire di meglio!!! E' solo questa la differenza tra gli "uomini veri" e gli "uomini chimici" da Lei citati.
O si fa piazza pulita di tutto (e per tutto intendo anche degli "uomini veri") oppure si tira una riga e si riparte da zero con regole certe per tutti (radiazione a vita alla prima infrazione).
Marco Guardini

8 ottobre 2013 13:44 limatore
Egr Sig Gatti, lei manderebbe a scuola suo figlio dove il maestro ha confessato, di aver fatto reato di pedofilia? sà quanti ragazzi talentuosi hanno smesso piuttosto che doparsi? cerchiamo quelli come tecnici e dirigenti. Tutti questi ex con l'inganno si sono arricchiti e adesso vogliono fare i tecnici.... a casa e lontani dalle corse! tutti..........

in genere
8 ottobre 2013 14:50 naiquintana
condivido ssempre gli artigoli di Gatti, ma stavolta no, il volemose bene è andata così pensiamo al futuro no, perchè proprio per quel futuro che si auspica diverso la lezione deve venire dal passato. Per un qualsiasi campione anni 90 che ha avuto fama soldi e successi barando, la punizione massima è stata qualche giorno di gogna mediatica senza alcuna sanzione, pecuniaria piuttosto che penale!! il giovane di oggi che si appresta a far uso di doping che cosa può pensare??ma si intanto faccio carriera, metto soldini da parte, mal che mi vada tra 10 anni avrò un paio di articoli di giornale contro se mi beccano..finchè non ci saranno pene severe ( il corridore dovrebbe rispondere dei beni propri in caso venga beccato) questo scempio non cambierà mai. con buona pace con ch fa ancora finta di crederci come me..

Non sono completamente d'accordo
8 ottobre 2013 15:01 The rider
Potrebbe anche andare bene la moratoria, tanto continuare a perseguitarli non cambierebbe niente, ma sarebbe sbagliato dimenticare il DANNO che hanno arrecato al CICLISMO. Questi con il doping si sono arricchiti e molti continuano a farlo imperterriti, facendo i commentatori, dirigenti, DS, ecc. ecc., intanto grazie a loro il Ciclismo ha perso credibilità e ci vorranto altri vent'anni per ridare credibilità a questo sport.

Pontimau.

Commenti
8 ottobre 2013 15:59 emmemme53
Ho letto i più svariati commenti, di assoluzione, di comprensione, di condanna, di mediazione. Ok che ognuno è libero di pensare come vuole ma non danniamoci tanto per farci sembrare tutti primi della classe. E per piacere non facciamo i finti perbenisti perché ciascuno di noi nella propria vita ha tante cose da farsi perdonare e come disse qualcuno "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Il ciclismo non è e non sarà mai l'immagine della castità, come per altro tutti gli altri sport ci mettono del loro senza che questi si mettano a lavare i panni sporchi in strada come è d'uso nello sport della bicicletta. Se vogliamo tornare indietro di decine e decine di anni posso solo ricordare che anche il grande Campione Fiorenzo Magni soleva dire: ma noi a quei tempi si prendeva cose innocenti., ovvero aggiungo io, anche i Campionissimi mai criticati ai loro tempi assumevano quello che in quel momento passava il convento e nessuno, ripeto nessuno, ha mai messo in discussione i loro grandi meriti o risultati. Quindi d'accordo con MARCOG e Gatti: tiriamo una bella riga e ripartiamo da zero.

la riga
8 ottobre 2013 16:30 limatore
bene per la riga, e ricominciamo da capo.... ma sicuri che con quei signori si possa cambiare? non è meglio persone nuove che mai hanno avuto a che fare con il doping? In Italia chi ha subito squalifiche per doping è ancora nelle liste dei DS abiltati..... poi fate voi!!!

Caro Guardini,
8 ottobre 2013 16:51 Fra74
io credo, ma non posso avere la certezza, che ciclisti del calibro di quelli da me citati, nei periodi passati, avevano altra concezione del CICLISMO, per questo li chiamo e definisco UOMINI VERI: sul fatto che il DOPING (TUTTO) vada debellato, sono d'accordo con LEI, solo, e mi permetto di puntualizzare un aspetto: oggi si tratta di "doping chimico", vedi CERA, EPO, altre schifezze simili, utilizzato per curare i malati terminali o altri soggetti malati, ed i ciclisti di oggi, per me NON UOMINI VERI, non hanno scrupoli a riguardo, utilizzando qualsiasi forma di DOPING CHIMICO. Comunque, sono d'accordo con Lei...il DOPING va ELIMINATO IN TOTO, ma oggi, presumo, e spero converrà con me, di doping così definito LEGGERO, mi sa che ce ne sta poco in giro, riferito a "semplici pasticche".
Spero di essere stato chiaro e di non essere frainteso: finisco, concluso, nessuna MORATORIA, si alla RADIAZIONE alla prima INFRAZIONE per qualsiasi sostanza.
Francesco Conti-Jesi (AN).

BASTA IPOCRISIA!!!!
8 ottobre 2013 18:02 Bastiano
fare gli ipocriti non serve a nulla, dobbiamo ammettere senza vergogna alcuna che il doping è sempre stato più veloce dell'antidoping e lo è anche ora! La sola differenza è che, a causa dei controlli oggi costa di più doparsi e di conseguenza, esiste un doping dei ricchi ed uno dei poveri.
Ora pensare di fare la guerra alla storia non porta da nessuna parte, negli anni 90 (e non solo) si dopavano "tutti" compresi gli ipocriti che negano fino a quando non sono scoperti. Sapere i nomi dei "tutti" non serve a nulla, quello che dobbiamo salvaguardare è il futuro e lo possiamo fare in un solo modo:
a) contratto in cui ogni atleta accetta che i suoi prelievi verranno ricontrollati a distanza di anni, ......ed i controlli vanno asssolutamente rifatti.
b) impegno di ogni atleta a restituire il 100% di quanto indebitamente guadagnato in caso di positività postuma, anche con sequestro dei beni.
Se non partiamo da questo, continueremo a credere che i dopati di ieri andavano a 50 km/h ed i santi di oggi, vanno a 55 km/h.
IO NON CI CREDO!!!!!!!!

Il senso (strano) di colpire gli esecutori e non i mandanti
8 ottobre 2013 20:09 Bartoli64
Condivido (al 1.000 x 1.000) quanto scritto dal Dr. Gatti in questo bellissimo articolo carico di rispetto, di passione e di umanità.

Cosa fosse il ciclismo dei “mitici anni ‘90” è cosa nota anche ai sassi venusiani, e davvero non si sa a cosa possano mai servire queste “epurazioni postume” di cui si va cianciando da troppo tempo.

Ragioni come quelle esposte da Silvio Martinello possono essere confutate su un piano morale (e non è poco) molto di meno, però, possono essere controbattute sul piano sostanziale.

Il “sistema” in quegli anni era quello, o ti adattavi o venivi pressoché stritolato anche se, in uno scenario così fortemente compromesso dal doping, Uomini e Atleti veri seppero sputare in faccia proprio a quel “sistema” senza perdere la loro dignità.

Chi furono dunque questi Uomini? Il tam-tam del gruppo (che è sempre una voce molto attendibile) parla di tre corridori appena (Delion, Bassons e Bertogliati)… forse troppo pochi per poter fondare il ciclismo futuro su queste sole persone, alcune delle quali sembrano essere uscite definitivamente da questo mondo, voi non trovate?

Sono d’accordo con The Rider quando dice che, proprio i destinatari di questa auspicata moratoria, con quel “sistema” di ciclismo ci si sono arricchiti ma, mi domando, ha veramente un senso annullare un’intera generazione di corridori e un’epoca di gare? E’ davvero così utile fermare - dopo così tanti anni - l’esecutore materiale di un reato quando il mandante rimane del tutto tranquillo al suo posto?

I processi alla storia sono sempre pericolosi e non portano mai a nulla di buono. La storia è una e non può essere cambiata, neppure dai processi e ancor meno quando questi arrivano ormai troppo tardi.

Con questo non voglio far indossare le vesti di martire a chi martire non lo è, ma vuoi credete che quegli uomini, quei corridori, siano stati così fortunati a correre in quegli anni dominati dalla farmacia più spinta?

Così come fortunato non fu un grande dello sport come Ayrton Senna che perse la vita in un’epoca in cui le monoposto di F1 erano esageratamente leggere, tanto che andò a schiantarsi per la rottura di un piantone (cavo!!) dello sterzo.

Senna se ne andò improvvisamente più di vent’anni fa per colpa di una tecnologia cieca e spietata che aveva messo la prestazione del mezzo molto prima della sicurezza dell’uomo (tanto che oggi quelle macchine non possono più scendere sotto un certo peso).

A voi non sembra che quella tragica storia abbia sin troppe analogie con il ns. sport?

Una buona serata a tutti voi.

Bartoli64

c.a.Cristiano Gatti
8 ottobre 2013 20:17 silviomartinello
Cristiano Gatti, riprendo solo il paragrafo che mi hai dedicato, sul resto sorvolo mestamente. Dimostri ancora una volta di non aver minimamente compreso quanto scritto “nel mio accorato ed orgoglioso editoriale di autodifesa”. Era un serio tentativo, credo, di dare voce anche ai tantissimi ex colleghi che si sentono offesi dal clima irrespirabile ed indecente che anche tu con i tuoi scritti contribuisci ad alimentare. Non ho nulla da cui difendermi personalmente. Il ciclismo ha purtroppo la necessità di difendersi, dalle urla indecenti dei forcaioli urlanti, che anche questa volta hai fatto uscire dalle tane. Di quell’epoca dimostri ancora una volta di non conoscere nulla, e che non ti interessa nemmeno farlo. Da persona intelligente dovresti prima tentare di capire, ma poiché hai da tempo scelto questa linea assurda, continueremo a leggerti con una certa rassegnazione, facendocene una ragione. Se solo tu andassi a rileggerti alcune mie interviste di quando correvo, e prestassi un minimo di attenzione a quanto dico e scrivo ora, non mi riterresti un raffinato mutante, ma semplicemente una persona coerente.

Silvio Martinello

Bravo Silvio
8 ottobre 2013 23:21 Berto65
Non c'è da aggiungere altro per quella specie di giornalaio......

Caro Sig. Martinello,
9 ottobre 2013 10:45 Fra74
mi permetto di precisarLe che, il sottoscritto, è fiero di far parte di quella (ristretta) cerchia di FORCAIOLI che sono usciti dalle TANE, come Lei ci descrive: il CICLISMO attuale, a mio parere, ha bisogno di tali soggetti, altrimenti, come sostiene Lei, nulla cambierà. Io credo che, il Dott. Gatti, abbia tutto il diritto di puntare la propria penna contro un CICLISMO che, ahimè, ancora oggi, è malato di DOPING, poi, se Lei ritiene che le cose siano cambiate, sicuramente in parte si, ben venga la Sua presa di posizione, ma mi permetta, anche Lei potrebbe combattere questa piaga, parlandone ai microfoni, "condannando" i vari soggetti coinvolti, vedi RIIS su tutti ed altri, invece, mi pare, che ciò non venga, insomma, il CICLISMO di allora e questo attuale è sempre popolato dai soliti noti personaggi. CAMBIAMOLO, o almeno, proviamoci.
Cordialità.
Francesco Conti-Jesi (AN).

P.S.: Questo mio intervento non è a difesa del Dott. Gatti, non ne ha bisogno, e Lei, caro Sig. Martinello, non si offenda, nessuno l'ha accusata di qualcosa.

O si è umani o si è forcaioli
9 ottobre 2013 13:04 ruotone
Nessuno ha accusato Martinello di qualcosa? E' proprio vero? E' proprio così?
Personalmente ritengo che questo articolo contenga tante cose vere e tante osservazioni corrette ma penso anche sia stato radicalmente concepito attorno ad uno scopo: fare un "servizio" non proprio giornalistico a Silvio Martinello.
Non ne comprendo le ragioni, come non ne comprendo i fini (quelli positivi almeno) di una operazione del genere.
Se ha una colpa Silvio Martinello è proprio quella di avere parlato chiaro, di avere detto come stanno le cose.
Il popolo dei forcaioli ha bisogno di un burattino da impiccare (il riferimento a Pinocchio non è casuale), da usare come vessillo per la vittoria nella lotta al doping (una vittoria fasulla per una lotta fasulla). Mai e poi mai che questi "coraggiosi" si pongano il problema di impiccare un burattinaio, anzi se possono si nutrono di salamelecchi al burattinaio. La citazione di Capodacqua, caro Gatti, fa a dir poco sorridere. Se da un lato l'opera del suddetto sul piano culturale - della chimica - è stata assolutamente meritoria (e questo nessuno può contestarlo), sul piano degli atti concreti e sul piano della lotta ai vertici del doping è meglio anche soprassedere alla analisi. Bastano alcune fotografie per smontare il castello di certe menzogne.
E' davvero il doping l'unico e grande male di questo ciclismo? Sono davvero i ciclisti il vertice di questa piovra?
Le facili sempificazioni vanno bene per gli assetati di giustizia facile, sommaria.
La giustizia sommaria ce l'abbiamo da parecchi anni ormai e siamo sempre al punto di partenza.

Caro Gatti, ma quale moratoria? E poi cosa sarebbe la moratoria, che tecnicamente è la sospensione di un adempimento dovuto?
Nessuna moratoria, come nessun rinvio va più fatto per il chiarimento dei fatti che hanno portato alla situazione attuale. Per i corridori non si è rinviato nulla, mai, a chi gioverebbe oggi la "moratoria"?
Gioverebbe solo a quella fascia dirigenziale che ha prima dominato il doping e poi si è appropriata dell'antidoping.

Silvio Martinello è stato l'unico a dichiarare che sinora hanno pagato solo i corridori, in particolare quelli della sua generazione, posti senza strumenti di difesa sulla graticola, ANCHE DA MORTI.
Nel contempo Silvio ha avuto l'ardire (cosa che adesso qualcuno gli vuole far pagare) che molti dirigenti che hanno fatto quelle scelte criminali 25-30 anni fa restano al loro posto. E c'è pure chi ha il coraggio di attribuire una sorta di ipocrisia a Martinello perché non critica Riis?!
Ma dove vivete? Sono decenni che si cade in volgari semplificazioni, quelle in cui il nostro Capodacqua ha sguazzato a piene mani. Sono quelle che non gli hanno consentito di avere una giusta gratificazione intellettuale per il lavoro effettuato su un piano scientifico ed informativo.
Non si può fare il Don Abbondio con Don Rodrigo ed il Savonarola con gli appestati colpevoli di essere stati libertini (col proprio corpo).

Tornando all'articolo e depurandolo del superfluo ed apparentemente inspiegabile attacco a Martinello, si può (in parte, anche, si deve) concordare.
Però si concorda solo sull'analisi, non sullo strumento: la moratoria. Perché le parole sono importanti, a seconda che si parli di moratoria, di amnistia e di indulto. Sono cose diverse, concettualmente distanti ed antitetiche. Non ci è più concesso di essere superficiali su questi aspetti, men che meno di essere sommari.
L'unica cosa da fare è aprire gli armadi, che ciascuno mostri il proprio scheletrino, per costringere chi comanda questo sport a fare i propri conti con la coscienza e con i suoi scheletrini.
E' ora di parlare di tutto il doping finanziato dal vertice di questo sport, partendo dell'autoemotrasfusione fatta agli juniores.
E' ora di parlare dei rapporti tenuti da alcuni tecnici con alcune/i atlete/i e delle vessazioni da queste/i subite.
E' ora di parlare delle coperture ricevute da alcune società.
E' ora di parlare dei procuratori e dei rapporti che alcuni di essi intrattengono con la dirigenza di questo sport in una quadro di criminale scambio.
E' ora di parlare dei procuratori che lusingano i corridori con promesse di maglia azzurra.
E' ora di fare pulizia partendo dal carro e non dalle ultime ruote.
E' ora di fare pulizia, quella vera.

A scanso di equivoci e repliche "sindacali": ci sono dirigenti e dirigenti, procuratori e procuratori. Si tratta di fare pulizia, come la si fa coi corridori. Ad ogni modo è davvero il caso di terminare con la caccia alle streghe, perchè non c'è nulla di male ad avere un corridore ex dopato a fare il direttore sportivo od il dirigente, a patto che lo stesso sia serio e conseguente nella sua presa di coscienza.
Ma la maggior parte dei forcaioli preferisce appoggiare gli ipocriti.
Gesù volle a fianco a sé la Maddalena e credo che il concetto sia chiaro per credenti e non credenti. Non si tratta di essere credenti, ma di scegliere fra essere umani o forcaioli. O l'uno o l'altro.

l'intervista di martinello
9 ottobre 2013 15:10 naiquintana
io non l'ho letta, e se da come ho capito ha in qualche modo ammesso l'uso di doping per me è un punto a suo favore, non certo meritevole di critica. In fondo l'ipocrisia che qualcuno di voi accosta ai forcaioli, io la contesto proprio a chi, come silvio martinello, ha il privilegio di fare comunicazione su questo sport, e nelle kilometriche telecronache non fa mai cenno al doping, non ne parla, non fa riferimento a ciclisti chiacchierati, o a casi conclamati. si cerca di evitarlo come discorso, tranne due battute quando viene pizzicato qualcuno, è qualcosa da tenere il più possibile celato. eh no!!ormai il doping fa parte del ciclismo, come il fuorigioco fa parte del calcio! nelle trasmissioni sul calcio si parla per ore se era o non era rigore, bene io vorrei che voi addetti ai lavori parlaste più spesso del doping!perchè c'è esiste, e ignorandolo non allontanate i sospetti.

mi scusi martinello
9 ottobre 2013 15:17 naiquintana
lei ha bollato il giornalista dicendogli che non conosce nulla di quegli anni, perchè non lo dice Lei a noi appassionati allora cosa sono stati quegli anni..la tesi di gatti su quegli anni è la stessa del 90% dei tifosi grazie agli innumerevoli scandali, se lei ne conosce un'altra siamo qui..non è una platea immensa questa ma se la sua versione può far cambiare idea anche ad una sola persona sullo sport che ha amato, col quale ha gioito e pianto x 20 anni, salvo poi aver saputo di aver assistito ad una fiction, beh..ne sarà valsa la pena....con rispetto. un suo ex tifoso. ps ha letto il libro di hamilton? cosa ne pensa?

Per Conti e naiquintana
9 ottobre 2013 16:53 silviomartinello
Per il Sig. Conti di Jesi: Registro il fatto che Lei faccia parte della cerchia di Forcaioli uscita dalle Tane, mi permetta di non essere d’accordo con Lei sul fatto che se ne senta il bisogno, le cose si possono cambiare con ben altri metodi. Non mi sento comunque di biasimarla, gli stessi dirigenti che gestiscono il ciclismo si comportano come Voi, quindi non mi scandalizzo che lo sia anche un appassionato come Lei. Io faccio il commentatore esperto di ciclismo, di questo parlo, non di doping. Se è interessato al tema deve partecipare a qualche convegno specifico, se ne organizzano molti in tutta Italia. Per quanto mi riguarda, nel momento in cui i vertici Rai riterranno che il sottoscritto non sia più idoneo al prodotto ciclismo, non faranno altro che non rinnovare il mio contratto, ne prenderò serenamente atto e mi metterò a fare altro. Chi ha corso in bicicletta come me non è abituato al posto fisso, a quel punto potrà ascoltare voci nuove che magari Le parleranno di doping durante la scalate delle Tre Cime di Lavaredo. P.S. non sono assolutamente offeso, stia tranquillo.
Per naiquintana; Egregio mio ex tifoso, (meno male ha deciso di tifare per qualcun altro, io ho smesso oltre 10 anni fa)! La rimando in parte a quanto scritto al il Sig. Conti, con un’aggiunta però, se Lei sostiene di non avermi mai sentito parlare del problema doping, o Lei è sordo o in realtà non è così attento. Il giornalista “bollato”, Cristiano Gatti ed il 90% (a Suo dire, ma siete molti meno mi creda) non interpretano il mio pensiero, che se permette ritengo di persona competente, e semplicemente mi va di dirlo e scriverlo. I miei 18 anni di professionismo gli ricordo benissimo, così come i 10 nelle categorie giovanili prima del passaggio. Non ho il piacere di conoscere il Suo di background, ma non avrei nessun timore a spiegarLe come si allenava e come si sacrificava un ciclista della mia epoca. Scoprirebbe che non esistono differenze rispetto all’epoca attuale o a quelle precedenti. Pensi come ci starebbe male nel sapere che ha dato retta finora a tutti coloro che la sanno lunga e Le hanno per anni raccontato che negli anni 90 esistevano solo dei drogati che per divertirsi andavano in bicicletta a prendere per il c… la gente al Giro d’Italia.
Buona giornata.
Silvio Martinello

Borracce trasparenti
9 ottobre 2013 17:53 ruotone
Naiquintana:"io non l'ho letta..."

Prima si legge e poi si commenta e si giudica, sennò si cade nel ridicolo:
http://smartinello.wordpress.com/2013/08/09/salviamo-il-ciclismo-al-rogo-i-dannati-4/

Naiquintana:"la tesi di gatti su quegli anni è la stessa del 90% dei tifosi grazie agli innumerevoli scandali, se lei ne conosce un'altra siamo qui..non è una platea immensa questa ma se la sua versione può far cambiare idea anche ad una sola persona sullo sport che ha amato, col quale ha gioito e pianto x 20 anni, salvo poi aver saputo di aver assistito ad una fiction"

Chi parla sempre a nome di ... altri (tanti, 90%, ecc.), in un convinto naturale individualista come me, scatena l'orticaria.
Siamo al cinema? Che genere di cinematografia trattate? La poxno-doping d'essai?
Forse era molto meglio la fiction ciclistica che il poxno-doping di cui si nutre certa utenza a luci rosse alimentata dal frate di Repubblica.
Quando il rimedio è peggio dello stesso male ... la vostra cultura ne è la dimostrazione.

Per Martinello
9 ottobre 2013 18:38 naiquintana
vorrei precisare che io non metto in discussione i sacrifici fatti nella sua carriera da corridore, dei suoi colleghi, ne la professionalità che avete voi commentatori rai, bulbarelli e fabretti prima, pancani e cassani ora (tranne la de stefano, le sue poesie proprio non le reggo, opinione personale!).La mia esortazione a parlare più di doping la metterei nella voce "critiche costruttive" nulla più. Peraltro, so bene che ha smesso tempo fa, la seguivo dai tempi della pista, poi in versione velocista fino al ruolo esemplare che ha svolto nel finale di carriera come "ultimo uomo" nelle volate.Questo è il mio unico background, amare questo sport e affezionarmi ad ognuno di voi, perchè vi ritengo degli IDOLI, ma nella vita faccio tutt'altro!non se la prenda se siamo un pò scottati e diffidenti, ultimamente qualche buona ragione l'abbiamo avuta..BUON LAVORO

Ruotone
9 ottobre 2013 18:57 naiquintana
Repubblica?? è un giornale che non ho mai letto credimi..se ti riferivi a quello..perchè non ho capito bene quello che hai scritto sinceramente

Cambiamo cinema
10 ottobre 2013 10:00 ruotone
Non è necessario leggere Repubblica per farsi assorbire da quella cultura.
Di doping in tv si parla già tantissimo, spesso a sproposito ed inutilmente. Non è questa omertà, è semplicemente una presa di coscienza che tutto questo, dopo decenni, non ha portato a nulla.
Non c'è passione per questo sport nell'informazione fatta da Eugenio Capodacqua, c'è solo un grande desiderio di rivalsa (per le probabili tante angherie subite, innegabili). La cultura diffusa da Capodacqua è la dimostrazione di come si possa essere animati da buoni principi e poi diventare peggio (negli effetti) del nemico che si voleva combattere. Lo spuxxanamento mediatico uccide peggio della chimica.
Che cosa significa "raccontare il doping"? Significa mostrare le siringhe di Manzano? C'è un qualcosa di morboso nella ricerca di questa informazione pruriginosa. Per questo l'ho accostata alla "poxnografia".
L'accanimento personale che Capodacqua mette nei suoi articoli è qualcosa di umanamente intollerabile, qualcosa che distrugge la persona e non i suoi errori, che restano tutti e proseguono immutabili. Non è accettabile assimilare un dopato (peraltro, uno fra i tanti nello sport) ad un mafioso o ad un pericoloso delinquente.
Il calcio ed altri sport hanno scelto altre vie per tenere sotto controllo gli effetti "mediatici" del doping. Hanno coperto tutto, è una strada che si possono permettere solo in funzione del potere di cui i vertici di quello sport dispongono.
Quando si legge che "il doping sta al ciclismo come il fuorigioco sta al calcio" si ha la misura di quanto questa cultura abbia travisato la realtà. Il calcio è lo sport più dopato, chimicamente e geneticamente dopato, che esista, ma là tutto è possibile terapeuticamente, tutto è accettato. Il ciclismo deve ritrovare un suo equilibrio ed abbandonare la caccia alle streghe per una progressiva politica di riduzione del danno. Nessuno chiede il ritorno all'ipocrisia seguendo gli altri sport (tennis ad esempio).
Per la stragrande parte dei professionisti (ma varrebbe per il genere umano nella medesima condizione) bisogna prendere atto che non è doping ciò che non viene rilevato all'antidoping (citando un brutto personaggio). E' triste ammetterlo, ma da lì bisogna partire. Ridurre il danno significa utilizzare gli strumenti biologici (passaporto biologico e steroideo) per fermare coloro che hanno valori patologici, a prescindere dalla sostanza.
E' inutile cercare le sostanze spendendo milioni (che è un business gigantesco che toglie risorse allo sport per girarle alle industrie farmaceutiche, in questo caso ai loro laboratori di ricerca).
Lo strumento proposto da alcuni di riesame postumo a distanza di anni ha dei "contro" giganteschi:
- costo enorme della ricerca del farmaco e della conservazione dei campioni (facilmente manipolabili e distruttibili)
- impossibilità di stabilire con immediatezza il risultato, che rimarrebbe mediaticamente sub-judice per anni, minando ogni residua credibilità di questo sport
- mancanza della fondamentale deterrenza economica, in quanto i profitti verrebbero trasferiti a società e/o parenti; gli sportivi nullatenenti per il fisco sono parecchi ed in tutto il mondo ed alcuni di loro affronterebbero pure il carcere per conservare le ricchezze accumulate per sé e famiglia.

La soluzione per ridurre l'impatto del doping va trovata in modo pragamatico all'interno del nostro sport riunendo esperti scientifici e uomini intelligenti di questo sport che conoscono alla radice le origini del fenomeno, e che sono gli unici che possono dialogare con franchezza con i prof di oggi.
Citare Delion, Bassons e ... Bertogliati non serve a nulla, non risolve il problema. Quei nomi sono simulacri di una realtà che non esiste e mai esisterà. Non c'è una Terra, un pianeta senza male. Si convive col male riducendone con impegno l'impatto e la diffusione. E' da sempre il destino dell'umanità. Gli esempi sono importanti perché sono esempi, ma non si costruisce una società ed uno sport con soli esempi. Lo confermerebbero anche i simulacri citati.
Nel mondo informatico i migliori hacker diventano consulenti per la sicurezza; nessuno si sogna di emarginarli o di additarli come delinquenti comuni. Di certo la comunità informatica ha un livello culturale diverso, superiore, alla "platea dei forcaioli" dal pensiero e dalla giustizia facile. Forse è il caso di abbandonare le favole e di prendere davvero il toro per le corna. Devo rallegrarmi del fatto che tanti giacobini della caccia alle streghe stanno finalmente aprendo gli occhi.
Cambiamo cinema! Cambiamo clima. E' il momento. E forse la dirigenza mondiale di questo sport è anche pronta per qualcosa di nuovo, di più intellettualmente onesto e più coraggioso.

A proposito
10 ottobre 2013 10:40 cimo
della frase di Gimondi "è valido tutto quello che è stato omologato", non mi sembra il massimo come pensiero, anche i risultati di Lance Armstrong erano stati omologati, eppure per molti pare l'unico che abbia fatto uso di doping.
Io avrei lasciato anche lui nei vari palmares anni 90/2000.
Quanto a Martinello lo trovo anch'io il miglio opinionista di ciclismo in Rai, quindi lo lascerei in pace a fare il suo attuale lavoro.

10 ottobre 2013 11:23 angelofrancini
Ogni tanto mi pongo una domanda: è giusto proseguire a rispondere a quanto viene scritto da alcune persone sui vari siti e blog di ciclismo: perché mi chiedo questo?
Semplicemente perché chi risponde, mettendoci il proprio nome e la propria faccia come Martinello o come il sottoscritto e pochi altri, forse corre appresso a persone che, celandosi dietro l’anonimato di un nickname, si sentono nel diritto di dire tutto e più di tutto senza sapere di cosa parlano, forse.
Mi chiedo se questi soggetti non appartengano in realtà ad altri sport e scrivano di ciclismo solo per allontanare l’attenzione dai problemi del loro sport!
Quegli sport, per capirci, in cui le Federazioni italiane hanno investito (eufemismo) centinaia di milioni di vecchie lire per far raggiungere ai propri atleti i vertici mondiali delle rispettive discipline, scaricando poi, con il compiacente silenzio/assenso del massimo ambito sportivo nazionale, la responsabilità sullo “sport ciclistico”: quello dei “dopati” appunto.
Vogliamo parlare del passato? D’accordo parliamone pure: però di TUTTI e di TUTTO!
Parliamo dei nomi contenuti nei dischetti di Conconi e combriccola e poi spariti nel dimenticatoio dell’oblio del Palazzo H: spariti perché intoccabili? Certamente….
Parliamo dei chili di droghe (o scritto droghe non prodotti dopanti) rinvenuti nel Laboratorio Antidoping dell’Acquacetosa di Roma (che sicuramente non servivano ai ciclisti), parliamo del perché solo lo sport del ciclismo sia stato messo alla berlina in quell’epoca e per quali interessi!
Parliamo pure del passato, ma però dovremmo avere l’onestà intellettuale di capire che serve a poco percorrere questa strada: tutti bisogna capire che si deve guardare al futuro.
Il passato è passato e non si cambia: forse alla fine cambieranno solo gli albi d’oro!
Quindi lasciamo stare il passato ed impariamo (specialmente se celati dietro al famigerato “nickname”) a rispettare le cose che l’altro scrive ed esprime.
Ciao a tutti.

L'onesta intellettuale (questa sconociuta)
10 ottobre 2013 19:27 Bartoli64
Mah, ormai non mi stupisco più di nulla… nemmeno degli interminabili esercizi di onanismo mental-letterario il cui scopo finale è sempre quello (almeno per chi ha la forza di riuscire a leggerli sino alla fine).

Così capita che l’oggetto del contendere (la questione “moratoria” sugli ex dopati degli anni ’90 + la diatriba Gatti/Martinello) scada in secondo e anche terzo piano per colpire chi? Ma non può essere che lui! Il “Savonarola del doping” (al secolo Eugenio Capodacqua).

Ma chi è stò Capodacqua? Sul punto sarà bene fare un po’ di chiarezza…

Eugenio Capadacqua, proveniente da una specchiata famiglia romana (con un fratello Medaglia d’Oro al Valor Civile) è da sempre un grande appassionato di sport, di ciclismo in particolare.

Redattore di un grande quotidiano nazionale - da buon reporter - comincia a fiutare che tra le strabilianti prestazioni di troppi corridori (e non solo) c’è davvero puzza di bruciato.

E’ la sua stessa cultura sportiva a metterlo sulle tracce della frode, il resto lo fanno le sue conoscenze tra i massimi esperti dell’anti-doping mondiale (gente come i Proff. Donati e D’Ottavio), nonché le prime inchieste (e le prime squalifiche) che cominciano a saltar fuori in uno sport che nel doping più spinto e spudorato c’è ormai dentro mani e piedi.

Ma cosa era l’informazione “ciclistica” prima delle inchieste di Capodacqua?

Pura cronaca di corsa e qualche confidenza lasciata qua e la dal campione di turno al giornalista-amico che, ovviamente, si guardava molto bene dal porre domande “inopportune”.

Insomma, il classico articoletto di cronaca sportiva, intortato a mestiere e servito ben impacchettato al povero lettore desideroso di sapere tutto (si fa per dire) del suo campione preferito.

Capodacqua ha dunque fatto informazione su una materia pressoché sconosciuta al grande pubblico degli sportivi? La risposta (affermativa) può darsela chiunque NON abbia la mente oblubinata da chissà quale (malcelato) desiderio di vendetta nei confronti di questo coraggioso giornalista, che, esattamente come il Prof. Donati, si è messo contro un intero “sistema” pagandone per primo le conseguenze.

Capodacqua e Donati, però, erano e sono ancor oggi due maledette “cape toste”, vanno avanti con il loro rigore morale e con la forza della coerenza e della verità; così capita che il primo esca sempre vittorioso dalle improbabili denunce per diffamazione che gli vengono intentate, mentre il secondo diventi uno dei più affidabili consulenti della WADA.

Eh, che volete farci? Avranno pure “sguazzato” a piene mani nel torbido del doping nello sport (come qualcuno ci vorrebbe far credere) però il loro impegno, alla fine, è stato sempre premiato, ed a poco servono i penosi (davvero penosi) riferimenti a foto “compromettenti” scattate con al fianco chissà chi dell’ambiente.

Una stretta di mano ad una conferenza stampa o ad una premiazione non si nega a nessuno, l’importante rimane sempre il coraggio delle proprie azioni e della propria onestà intellettuale.

Qualità che a qualcuno, evidentemente, fanno proprio difetto…

Bartoli64

11 ottobre 2013 15:34 angelofrancini
allo strenuo difensore d'ufficio....
Donati un grande per aver firmato con il suo nome (la famosa inchiesta rimasta nei cassetti) frutto di un lavoro a quattro mani: le sue e quelle Giosi Zenoni.
Capodacqua altrettanto bravo a parlare male solo del ciclismo (sport nazionale nell'ambiente capitolino): è facile sparare sulla croce rossa!
Non ho mai letto una riga sui soldi spesi dalle Federazioni italiane diverse dalla FCI (e coinvolte sino ai piani alti del CONI nello storia Conconi): loro i soldi li hanno spesi, la FCI mai una lira!
Allora caro Eugenio parliamo del doping che ha visto coinvolto atleti diventati a quell'epoca improvvisamente fenomeni oltre i 25 anni d'età!
Oppure poiché la mamma di uno, impiegata sul marciapiede come la mia, essendo diventata parlamentare bisogna chiamarla Onorevole..: zoxxola resta come la mia!

Come sempre
11 ottobre 2013 17:43 bastonato
è bello leggere i commenti di esperti tuttologi. L'unica colpa del ciclismo è essere governata da incapaci che permettono a chiunque di colpire il loro sport e farsi pubblicità. Riguardo ai giornalisti citati chiedo solo una cosa: se scrivessero certe cose di altri sport e sportivi farebbero ancora lo stesso mestiere? Ogni epoca ha una sua storia e trovo ridicolo fare certi accostamenti (vedi uomini veri e non). Taccone un giorno raccontò la storia del suo cagnolino (non so se la conoscete) e ciò testimonia che ogni epoca (e sport) ha (purtroppo) il suo doping. Non mi dilungo oltre ma credo si capisca il mio pensiero. Giudichiamo le persone per ciò che fanno e come lo fanno (vedi l'egregio lavoro di Martinello) e non per quello che possono aver fatto anni addietro con la propria salute (parlare di ladri mi sembra oltraggioso oltre che ipocrita). Chi la pensa così (libero di farlo per carità) poi non vorrei che fosse lo stesso che approva l'indulto delle carceri o l'abolizione del reato di clandestinità.
Saluti
a tutti

Addio all'immondo
11 ottobre 2013 19:33 ruotone
Io mi chiederei più che altro cosa sia il giornalismo del dopo-inchieste Capodacqua. E' il giornalismo che si accanisce su un dopato come fosse un criminale comune, un giornalismo che porta un ragazzo che ha sbagliato a pensare di dire addio alla vita con tweet "addio al mondo". Bel giornalismo!
C'è davvero di che andarne fieri.
Poi fatti fotografare mentre consegni la medaglina di latta del mondiale dei nonni della penna ai tuoi cari amici dirigenti. Patetico comportamento dell'uomo "solo contro il sistema". Una stretta di mano non si nega a nessuno, come pure una borraccia piena su qualche testa pensante.
Ma quale sistema combatte la suocera? Chi hanno colpito le denunce al "valor civile" se non quattro sfigati di corridori? Quale sistema ha tremato per quelle denunce, visto che tutto è rimasto come prima dentro al Coni dove il nostro ha tutti i suoi più grandi amici?
Per Donati facciamo pure dei bei distinguo, ma per la suocera evitiamo il ridicolo.
Lo dico peraltro con distacco visto che in buona parte ho invece condiviso il post più sopra. Sarebbe un buon inizio.
La differenza fra un Savonarola ed un giornalista d'inchiesta è che il secondo non persegue l'obiettivo di distruggere le persone, ma solo di evidenziarne semmai i loro errori.
Ma ormai far capire questo è pretendere troppo, per cui fanno bene a lanciarti le borracce, tanto loro presto o tardi pagheranno ed anche caro.
Un bell'esame di coscienza sarebbe necessario.

Al solito G.I.P.
11 ottobre 2013 20:26 Bartoli64
Al solito giudice per le indagini preliminari (ma che di indagini non ne chiude mai una veramente) rispondo che sul sito di Eugenio Capodacqua esiste un’intera “enciclopedia” di fatti di doping che coinvolgono altri soprt (es. atletica, pesi, rugby e persino il baseball). Solo stò G.I.P. non l’ha vista!

Quanto alle altre inchieste sui soldi spesi in altri sport non so proprio a cosa si riferisce vostro onore, nè Capodacqua può fare lo Scerlock Holmes su tutti i bilanci delle 45 federazioni riconosciute dal CONI.

Stessa cosa per le “mancate” inchieste giornalistiche sullo sport italiano e i suoi “fenomeni” degli anni ’80.

A parte il fatto che all’epoca il sito sportpro.it neanche esisteva (come lo stesso internet, ma non mi pare che il Dr. Capodacqua, sempre in quel periodo, scrivesse di sport.

Come vede, signor giudice, le sue supposizioni sono assolutamente faziose e pretestuose, mentre la sua “requisitoria” (come sempre) fa acqua da tutte le parti.

Però non disperi... vedrà che l’amico dai cerchioni grandi e l’altro col nick "pallonaro" verranno presto in suo aiuto, sparando minchiat* a profusione.

Bartoli64

P.S. E’ già un pò che la mena con il Prof. Zenoni, ma se ha tanto da ridire su questo ex tecnico delle ns. Nazionali Dilettanti perchè non vuota il sacco e ci illumina con una delle sue “perle” (si fa per dire) di saggezza?
Siamo tutt’orecchi...

Patacche
11 ottobre 2013 21:00 ruotone
Presente! Eccomi qua. Anzi, già fatto.
Siamo?! Uno e trino
Già fatto frate senza speranza al valor civile. :)))
Ah sor borraccia trasparente :)))
Dottor Capodacqua, commendator Sulcassi ... Ma come parli?!
W il nord dove di tutti questi titoli ci puliamo il ...
Chiacchiere romane. Medaglie, patacche. Patacca

Il Baseball
11 ottobre 2013 21:08 ruotone
Il baseball?! Addirittura!!! Mamma mia che coraggioso "stò" giornalista!
Si è messo anche contro la mafia del doping nel baseball, quella pericolosa organizzazione fra Nettuno, Rimini e Grosseto.
Dottò... ci vuole una medaglia!

Sei patetico...
12 ottobre 2013 19:33 Bartoli64
... e pure paranoico.

Com'è poi il tuo grido di battaglia?

Guarda che la guerra tra sudisti e nordisti è già finita qualche secolo fa.
Ma se ti riferisci ai nordisti nostrani... beh, da mò che sono finiti pure quelli!!

A' RIDICOLOOOOO!!

Bartoli64

Idee patacca
14 ottobre 2013 10:50 ruotone
Grandi argomentazioni.
Tranquillo, sono finiti anche i soldi per le medaglie.
E la caccia alle streghe ha mostrato la sua totale inutilità (e sostanziale pericolo).
Il fallimento delle tue teorie e della tua cultura giacobina è totale e sotto gli occhi di tutti.
E' una agonia intellettuale che può essere tenuta in piedi solo da nuove positività.
Cambiare registro non è mai troppo tardi.

Quando l'ignoranza impedisce la vergogna
14 ottobre 2013 15:29 Bartoli64
Mah, vedi, buttarla sulla parola ironica “patacca” non ti servirà poi a molto…

A parte il fatto che bollare come “simulacri di una realtà che non esiste e mai esisterà” corridori (ma soprattutto Uomini veri) come Delion, Bassons e Bertogliati già qualifica in maniera limpida la “fazione” per cui parteggi, ma perché, più che preoccuparti dell’agonia intellettuale degli altri, non pensi alla tua che (poverina) non è mai nata?

Eh si! Perché se uno, per dar forza ai suoi infimi concetti, arriva addirittura a fare dell’ironia spicciola su una Medaglia d’Oro al Valor Civile davvero NON SA in quali occasioni tale onorificenza dello Stato viene conferita; in altre parole, quale sia il SACRIFICIO che poi è “conditio sine qua non” di quelle medaglie.

La tua somma ignoranza (che travisi malamente con la tua nauseante saccenza logorroica e paranoide) ti impedisce una sana VERGOGNA, che pure dovresti provare nel fare certe affermazioni.

E dai pure agli altri dei giacobini? Guarda che, in confronto a te, Robespierre & Co. sono dei Premi Nobel!

Sulla base di quali presupposti si può dunque “argomentare” con certi soggetti? Risposta: NON SI PUO’.

Forse non lo hai ancora capito o forse non lo ricordi: tu per me conti (e vali) meno di niente!

Bartoli64

P.S. Continua pure, assieme al tuo “trio”, ad identificarmi come il noto giornalista di Repubblica che mi diverto da matti!

Mamma mia quanto livore
14 ottobre 2013 17:59 ruotone
Stai scrivendo a me o ti stai scrivendo guardandoti allo specchio?

Io mi compiaccio anche di poco, sai?
Ad esempio sono molto soddisfatto da questo articolo:
http://capodacqua.blogautore.repubblica.it/2013/10/12/caso-santambrogio-da-quale-pulpito-viene-laccusa/

Lo condivido quasi interamente, salvo far notare che le ossessioni non sono solo di alcuni ciclisti; sono pure di alcuni giornalisti, ma noto con molto rispetto che stanno curando il "problema".
E io so molto apprezzare.

Caro guerrigliero, mi spiace davvero non averti nella mia fazione perché ci metti sempre tanto impegno, tanta veemenza, ingaggi tutta la tua psiche nei tuoi sanguigni post. Anche una mente limitata ed ignorante come la mia finisce con l'apprezzarti. Ah proposito, fammi poi sapere il nome della mia fazione ed i colori sociali, giusto anche per sapere di chi sono nemico. Scusami, lo so, sono ignorante, ma

Ps. Non mischiare strumentalmente medaglie e patacche. Anche un ignorante ne conosce le differenze, come pure quella fra un ignorante curioso ed un saccente imbexille, che cade immancabilmente nell'offesa, a dimostrazione della consistenza delle proprie idee.

Eppur mi susciti un coacervo di sentimenti...
14 ottobre 2013 19:24 Bartoli64
... che vanno dall'ilarità alla pena e finanche al profondo DISPREZZO, prima di farli morire tutti nell'indifferenza più totale...

Ciao zero!!

Bartoli64

specchio
15 ottobre 2013 02:16 ruotone
Sii più clemente verso te stesso ;-)

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