PROFESSIONISTI | 05/08/2013 | 10:03 Che tipo sei? «Sono un ragazzo tranquillo e inizialmente parecchio introverso. Come atleta sono abbastanza completo, e me la cavo bene dappertutto. Ho buone doti in discesa, devo migliorare nelle cronometro». Dove abiti? «A Capizzone (Bg) con papà Giuseppe e mamma Giuseppina». In sella da una vita. «Il 14 gennaio ho spento 27 candeline, 22 da corridore. Mi sono avvicinato al ciclismo per imitare mio fratello maggiore Massimo. Ho iniziato a correre da G1, ma se avessi potuto avrei iniziato anche prima». Passato professionista nel 2011, questo è il tuo terzo anno alla corte di Fabio Bordonali. «Esatto. Devo ringraziare il “Bordo” per la fiducia che mi sta dando, ma se devo dire tutta la verità, avevo altre ambizioni per la mia carriera. Dopo la gavetta speravo di poter correre a un livello più alto, sinceramente mi aspettavo di più. Per problemi economici la Utensilnord è passata da essere Professional a Continental e, anche se qui mi trovo bene, non mi sento di essere dove dovrei. Il ciclismo vero è un altro». Spiegati meglio. «Negli scorsi due anni mi sono messo in mostra andando in fuga e ottenendo qualche risultato, dimostrando di potermi confrontare ad un livello più alto di quello in cui mi trovo ora. Correndo poco e in gare di seconda fascia è difficile trovare una buona gamba. Vorrei ritagliarmi dello spazio in una squadra più grande e andare in fuga al Giro d’Italia e non al Giro di Slovacchia con i dilettanti: senza mancare di rispetto a nessuno, sono due mondi completamente diversi». Quando arriverà la tua prima vittoria? «Non lo so, ma spero prima della fine di questa stagione. Per scelta, quest’anno ho cambiato modo di correre, zero chilometri di fuga con l’obiettivo di finalizzare di più. A Laigueglia, a inizio stagione, ho fatto vedere di poter stare coi migliori, in Toscana ho chiuso nei 10. Voglio togliermi qualche soddisfazione ed essere più presente negli ordini d’arrivo». Quale gara ti piacerebbe far tua nei prossimi anni? «Ora come ora non ne ho idea. Fossi un fenomeno ti direi un Giro d’Italia o un Lombardia, ma conosco i miei limiti quindi volo basso. A piccoli passi vedrò dove posso arrivare. Certo una tappa al Giro sarebbe un bel traguardo, ma ne passerà di tempo prima che io possa essere tra quelli che sono lì davanti agli ultimi chilometri a giocarsi la vittoria in una corsa così prestigiosa». Che tipo di atleta vorresti diventare? «Tra quelli degli ultimi anni Guerini è uno che, secondo me, è da prendere da esempio. È una persona seria, umile e che andava davvero forte. Già avvicinarmi a quanto ha fatto lui per me sarebbe il top. È dura, ma ce la metto tutta». Com’è la tua giornata tipo? «Mi alzo alle 7-7.30, faccio colazione e porto a spasso Jack, il mio cane. Alle 9.30, o anche prima visto il caldo di questo periodo, esco ad allenarmi con alcuni professionisti e dilettanti della zona, Paolo Tiralongo dell’Astana se è qui, Barbin della Bardiani, Bocchiola della Colpack, Perego della Trevigiani e Locatelli della Petroli Firenze. Al pomeriggio riposo, massaggi, qualche commissione e basta». La prima cosa che pensi al mattino? «Al giro da percorrere in allenamento». L’ultima prima di andare a letto? «Al giro del giorno successivo (sorride, ndr). Poi do la buona notte alla mia morosa Roberta e mi abbandono al mondo dei sogni». Per essere soddisfatto cosa devi raggiungere entro la fine del 2013? «Un buon contratto per il 2014, per arrivarci so di dover essere protagonista nelle corse italiane di quest’estate. Ripeto conosco le mie potenzialità e so di non poter spaccare il mondo ma voglio tornare a ritrovare le sensazioni di una volta». E guardando più in là? «Mi piacerebbe diventare un buon gregario in una squadra importante con un leader forte, mi auguro una carriera dignitosa anche se nel ciclismo moderno sono sempre meno i corridori che svolgono questo ruolo e ai quali viene riconosciuta una certa importanza. Guardandomi intorno, mi piacerebbe ripercorrere le orme del “Tira” (Tiralongo, ndr)». Vuoi aggiungere qualcosa? «Per chiudere posso suggerirti il titolo di quest’intervista: AAA cercasi spazio (ride, ndr)».
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