Sei giorni delle Rose, i re sono Archbold e Kennet

PISTA | 31/07/2013 | 01:24
Sono due atleti provenienti dall'altra parte del mondo, i neozelandesi Shane Archbold e Dylan Kennet, i trionfatori della 16esima Sei Giorni delle Rose, che questa sera ha consumato il suo atto finale a Fiorenzuola d'Arda, in un velodromo «Attilio Pavesi» gremito di pubblico. Un successo sicuramente sorprendente (Kennet, non ancora diciannovenne, era alla sua prima Sei Giorni della carriera), ma senza dubbio meritatissimo, se si pensa che la coppia della Peugeot Bussandri ha preso il comando al termine della prima giornata e non lo ha più lasciato, incrementando progressivamente il suo vantaggio. Alle spalle dei vincitori (174 punti), i fratelli russi Eugeniy e Ivan Kovalev della Rosti (106), quindi gli svizzeri Tristan Marguet e Loic Perizzolo della Ferri (108 punti, a un giro) e, proprio ai piedi del podio, gli italiani Liam Bertazzo e Alex Buttazoni del Salumificio La Rocca (79).
La giornata conclusiva era iniziata con una situazione estremamente fluida, ma che già premiava la coppia di Archbold-Kennet, prima con 109 punti: staccati di un giro e con distacchi tra loro minimi, gli svizzeri Tristan Marguet e Loic Perizzolo (66 punti), i russi Eugeniy e Ivan Kovalev (64), gli italiani Liam Bertazzo e Alex Buttazoni (54), i polacchi Rafal Jiezioski e Wojtek Pszolarski (39), gli argentini Julian Gaday e Sebastian Tolosa (33), i cechi Jiri Hochman e Martin Blaha (32), gli spagnoli Albert e David Muntaner (30), gli iridati francesi Morgan Kneiski e Vivien Brisse (30) e i cechi Ondrej Rybin e Alois Kankovski (23); a seguire altre sette coppie ormai tagliate fuori dalla lotta per le posizioni d'avanguardia.
Apertura di serata con la Corsa a punti a coppie di 40 giri (20+20), vinta dai fratelli Eugeniy e Ivan Kovalev (Rosti), su Hochmann-Blaha (Acef) e Archbold-Kennet (Peugeot Bussandri). Il successivo Scratch numeri rossi ha visto il bravissimo Dylan Kennet (Peugeot Bussandri) imporsi con una volata tutta potenza su Ivan Kovalev (Rosti) e Alex Buttazzoni (Salumificio La Rocca). E' toccato poi ai numeri neri confrontarsi nell'Elimanzione ed è stata ancora una maglia bianca «Siderpighi» di leader, quella di Shane Archbold (Peugeot Bussandri), ad aggiudicarsi la prova, davanti a Morgan Kneiski (Rossetti Market) e David Muntaner (Alu Tecno).
Senza soluzione di continuità, è andata poi in scena la Serie Sprint a coppie di 40 giri (20+20). Una gara «ricca», perché ogni traguardo regalava punti che finivano direttamente in classifica generale. Tra i numeri rossi, le volate sono state appannaggio di Vivien Brisse (Rossetti Market), Denis Rugovac (Restart), Edward Avila (Bft Burzoni) e Wojtek Pszolarski (Pavinord), mentre con in pista i numeri neri i successi parziali sono andati a Jiri Hochmsnn (Acef) e per ben tre volte al bielorusso Anton Mazychkin (Bft Burzoni). Particolarmente delusi i russi Eugeniy e Ivan Kovalev, rimasti inchiodati a 90 punti in classifica generale e quindi costretti a giocarsi tutte le loro carte per raggiungere quota 100 (e il conseguente giro d'abbuono) nel Giro Lanciato che precedeva l'Americana finale.
E proprio il Giro lanciato non ha tradito le aspettative, proponendo ancora Shane Archbold e Dylan Kennet in versione «cannibali»: i neozelandesi della Peugeot Bussandri hanno fermato il cronometro sul tempo di 21.397, battendo nettamente gli svizzeri Tristan Marguet e Loic Perizzolo (Ferri), che non hanno saputo fare meglio di 21.762. Per i russi Eugeniy e Ivan Kovalev (Rosti) un terzo posto (in 22.067) preziosissimo, perché ha consentito loro di raggiungere «in extremis» i 100 punti in classifica generale e guadagnare così il giro di abbuono
Gran finale, come da tradizione, con l'Americana conclusiva: 100 giri, i primi 50 senza sprint e poi sei traguardi con punti direttamente in classifica finale. Due sole coppie a pieni giri, i leader Shane Archbold e Dylan Kennet (160 punti) e i russi Eugeniy e Ivan Kovalev (100). L'avvio è stato combattutto, con il lungo tentativo di «caccia» di Muzichkin-Avila (Bft Burzoni) e Kraus-Rugovac (Restart), mentre Archbold-Kennet mantenevano una posizione di controllo. Poi, a 44 giri dallepilogo, i neozelandesi hanno deciso di concedere qualcosa anche allo spettacolo e sono partiti all'attacco. Un'azione dimostrativa che ha frantumato il gruppo, per poi rientrare dopo poche tornate, ma che è servita per chiarire a tutti chi era la coppia nettamente più forte. Da lì in avanti, in pratica, si è lottato solo per il podio, anche se gli insaziabili neozelandesi non hanno voluto rinunciare alla passerella finale, con un allungo prepotente che ha suggellato il trionfo. Il giovanissimo Dylan Kennet che taglia l'ultimo traguardo a mani alzate è quindi stata l'immagine che ha mandato definitivamente in archivio e consegnato alla storia la Sei Giorni delle Rose 2013.
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