Il Giro dei Rambo

FIGURE E FIGURINE | 27/05/2013 | 10:15
di Angelo Costa        .



Tanti saluti dal Giro. E grazie agli interpreti che lo hanno reso un grande film. Da Nibali, che gli ha dato un volto bello, a Uran Uran, che quando ci ha messo la faccia non gli ha certo fatto un favore. Da Pozzato, che gli ha dato un tocco di estetica, a Scinto, che gliel’ha tolta. Dal cinese Ji Cheng, che gli ha dato un ulteriore tocco di internazionalità, al ciociaro Pirazzi che col suo slang all’amatriciana ci ha riportato in fretta in Italia. Dal Capecchi allergico alla primavera fino al Viviani allergico alle vittorie di tappa. Dal francese Pichon, che ha iniziato legato come un salame dopo la caduta di Napoli, ai vari Betancur e Navardauskas, che esultando per un secondo posto hanno slegato il salame che era in loro.

Arrivederci dal Giro formato Rambo, nuova figura di ciclista emersa strada facendo. Correre, quest’anno, è stata la fatica minore: c’è stato molto altro da sbrigare tra Napoli a Brescia. Per prima cosa, farsi largo fra le folla straripante ai bordi della strada, a volte anche in mezzo: salendo alle Tre Cime, Nibali si è dovuto improvvisare vigile urbano per far accostare i tifosi. Poi, ci sono state da affrontare grandi viaggi: fra un arrivo e una partenza c’erano distanze tali che qualche corridore straniero si è chiesto come mai alcune tappe siano state affrontare in ammiraglia.

Infine, c’è stato anche da raggiungere le località di partenza: un’avventura, vista la scarsità di segnalazioni, al cui confronto una caccia al tesoro a Milano si rivelerebbe una passeggiata.
Ma la vera impresa del ciclista Rambo è stata sconfiggere un avversario subdolo: un maggio formato inverno. Un nemico che si manifesta ogni mezzo secolo, ma che stavolta non ha fatto sconti. Pioggia e freddo, freddo e pioggia. Non qualche volta: tutti i giorni. Quando non è stato così, è nevicato. Scene formato Natale: un omaggio allo sponsor principale, che fa panettoni. Davanti all’inclemenza del cielo, il ciclista Rambo si è adeguato: ha corso vestito come Messner prima di andare sull’Himalaya, ha attraversato fiumi passando sotto i ponti e non sopra, ha cenato e fatto colazione in balcone, ha dormito dentro i rifugi anziché negli alberghi. Qualcuno, prima di prendere il via, si è fatto pure un’ora di rulli con il meccanico che gli sparava contro un getto d’acqua gelida: meglio evitare di farsi sorprendere da un raggio di sole.
 
La frase del giorno. «Chi mi ricorda Nibali? Nessuno. NIbali è Nibali». (Eddy Merckx si conferma un fuoriclasse anche nei giudizi).
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