Vigorelli, i riflettori di RaiSport sulla pista magica

PISTA | 26/01/2013 | 11:31
Un tiepido sole per la stagione, quel cielo di Lombardia così bello quand’è bello per dirla con Manzoni, Milano, interno del velodromo Maspes-Vigorelli, il vecchio Vigorelli così amato da tutti gli appassionati del ciclismo. Dentro non giungono i rumori del traffico. La pista, le tribune, il prato, ora in erba sintetica dove d’estate giocano due squadre milanesi di football americano e qualche striscione pubblicitario alla balaustra della pista degli sponsor di questo sport. Resistono, sulle curve sopraelevate, le due scritte, un po’ stinte, con il logo Mapei, in ricordo del munifico intervento dell’azienda dell’appassionato Giorgio Squinzi che, nel 1997, contribuì considerevolmente a fare terminare i lavori di ristrutturazione del complesso. Questo dopo la chiusura del 1988 quando si concluse l’esperienza del Comitato di gestione del Vigorelli presieduto da Alcide Cerato che, con passione e determinazione, in condizioni difficili per le carenze e le gravi “ferite” arrecate alle strutture dalla grande nevicata del gennaio 1985, riuscì comunque a fare svolgere un’attività continua per la base dei praticanti, riunioni con campioni della strada e della pista e la “chicca” del record dell’ora a livello del mare di Francesco Moser.
Lo inaugurò una disciplina inusuale per Milano: una prova della coppa del mondo di sci nordico. Il ciclismo non è, però, più riuscito a proporre eventi salvo un’esibizione stradisti contro pistard nel 1998 e i campionati italiani pista del 2001 che non si rivelò esperienza positiva. Anzi si terminarono in anticipo rispetto alla data prevista dell’11 settembre, il medesimo – triste, tristissimo giorno per tutti - dell’attentato alle Torri Gemelle di New York. Da allora il ciclismo praticato non è più entrato al Vigorelli.
L’impianto si è aperto alle telecamere di Raisport per la preparazione di uno “speciale Vigorelli”,  a cura di Auro Bulbarelli, che ripercorrerà la storia, quella gloriosa e quella meno, della “pista magica” dove sono state scritte grandi pagine di ciclismo. In queste riprese “in esterna” al Vigorelli, al microfono di Alessandra De Stefano, si sono alternati Marino Vigna, Domenico De Lillo e Mario Dagnoni che hanno ricordato le loro esperienze, le competizioni e il “clima” speciale della pista magica, con commozione. Bulbarelli si propone di condurre un lavoro in profondità, documentato, attingendo al materiale di repertorio e proponendo molteplici testimonianze con interventi di grandi protagonisti, sia in esterna, sia in studio.
E’ comparsa anche una bici da pista con il marchio dell’Azzini U.S., vecchia e gloriosa società milanese, realizzata da Faliero Masi, il padre di Alberto Masi, equipaggiata ancora con il passo Humbert. Alberto Masi continua con passione il mestiere, anzi l’arte, di famiglia realizzando nella sua officina, sempre sotto le tribune del Vigorelli, le “specialissime” Masi. Da qualche tempo la piccola officina ma con peculiare valore simbolico è l’unica presenza quotidiana nell’imponente ma dormiente, struttura del Vigorelli. E’ comunque sempre meta d’appassionati e di nostalgici superstiti di quella schiera di habitués del “Vigo” che Mario Fossati – firma di peculiare valore e  innamorato della pista – abitante del quartiere dove sorge il velodromo che ha sempre difeso e promosso con veemente passione sportiva e civile, definisce nei suoi scritti con i termini di “parrocchia” o “competenza”. Appassionati che si concentravano nei ritrovi attorno alla stazione delle Nord della Bullona – ora ribattezzata Domodossola-Fiera – nell’antico “burg di scigulatt” (borgo dei coltivatori di cipolle, di ortaggi) dove sorgeva prima, dall’inizio del secolo, il vecchio velodromo Sempione e poi, giusto a fianco, dal 1935, in via Arona 19, il Vigorelli.
E’ quasi in dirittura d’arrivo la scelta del progetto vincitore del bando di concorso indetto dall’amministrazione comunale milanese per il futuro del Vigorelli, attualmente “assediato” e racchiuso fra le strutture prefabbricate della logistica dei cantieri di un nuovo tronco di metropolitana e della vicina area della vecchia Fiera Campionaria. Qui sorgeva anche il Palazzo dello Sport di Piazza VI Febbraio con la pista smontabile che ha subito la mutazione genetica con la realizzazione del nuovo, modernissimo, complesso di City Life al quale si collega, in qualche modo, anche il destino del velodromo. Il vecchio Palasport della Fiera ha ospitato le prime due serie di Sei Giorni di Milano nel 1927 e 1928 e poi la ripresa dal 1961 al  1973. La Sei Giorni si trasferì poi al nuovo Palazzo dello Sport di San Siro nel 1976.
Per tornare al Vigorelli, al velodromo Maspes-Vigorelli, questa la denominazione ufficiale dal 2000, anno della morte del grande sprinter milanese, è sperabile che il progetto vincitore del suo futuro sia in linea e rispettoso del suo grande passato e riscatti il grigio presente.
I campioni, le grandi sfide, gli avvenimenti sportivi, le storie, i personaggi – anche quelli minori per notorietà ma non per umanità e passione – sono stati ricordati da Vigna, Dagnoni e De Lillo. Non mancheranno altre importanti testimonianze di un ciclismo, di un ambiente e di una Milano che, forse, non ci sono più ma che meritano d’essere ricordati per avere scritto questa, comunque finisca, grande storia.
E ci sono molti motivi per raccontare, con immagini e parole, la straordinaria storia della “pista magica”.

Giuseppe Figini
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