VERSO L'8 GENNAIO. Berton: «Uno sguardo sul mondo, ma non solo»

| 08/01/2013 | 10:16
Dopo l'appello lanciato da tuttobiciweb (/index.php?page=news&cod=54954&tp=n) si è aperto il dibattito riguardante le wild card del Giro d'Italia 2013.
Nella situazione d'emergenza che sta vivendo il ciclismo di casa nostra, la corsa rosa dovrebbe proseguire nella sua mira internazionale o rivolgere un occhio di riguardo verso le squadre italiane?
Dal 18 dicembre scorso abbiamo posto questo interrogativo a stimati colleghi e uomini di ciclismo, a poche ore dall'annuncio di RCS Sport chiudiamo la nostra inchiesta con Andrea Berton (a sx, nella foto con Riccardo Magrini), telecronista di
Eurosport.

«Se un regista vuole realizzare un buon film deve per prima cosa ingaggiare buoni attori, altrimenti può anche creare un grande film ma corre seriamente il rischio che nessuno vada a vederlo. Per questo gli organizzatori del Giro d'Italia devono darsi da fare per poter far leva su interpreti all'altezza, su un buon sceneggiatore quindi un buon percorso e alla fine sperare di avere anche un po' di fortuna. Se fossi nei loro panni mi preoccuperei in primis di avere un certo numero di campioni, l'internazionalità viene con loro non da squadre mediocri come la NetApp, che senza offendere nessuno non ha lasciato un gran ricordo di sé dopo l'anno passato. Piuttosto che una squadra straniera di medio livello preferisco senza dubbio le italiane perché, al di là del valore tecnico, si presenteranno al via da Napoli più motivate.
In linea di massima io sono per l'internazionalizzazione, mi piacciono le gare all'estero, sarà impopolare ma a me non dispiacciono per niente corse come il Giro di Pechino o il Tour of Qatar, allo stesso tempo sono convinto vadano preservate le gare storiche. Il concetto di globalizzazione del nostro sport mi trova d'accordo, ma nella pratica deve essere declinato in maniera intelligente, studiato e nel caso del Giro mi vede favorevole solo se ne vale la pena. Voglio dire che a parità o leggera inferiorità delle squadre italiane rispetto alle straniere io opterei per le nostre perché hanno un legame speciale con la corsa rosa puntano tutto su queste tre settimane e spesso arrivano al via più agguerrite di certi team world tour che vi prendono parte solo perché hanno la partecipazione garantita. Per quanto riguarda la Katusha se fossi Acquarone parlerei con Tchmil,  se mi garantisse di schierare Rodriguez e una squadra competitiva sarebbe la benvenuta, altrimenti darei spazio a un altro team.
Un bravo organizzatore parla con le squadre e fa di tutto per portare i corridori che contano, anche quelli italiani. Il grande Torriani si assicurava sempre la presenza dei migliori corridori italiani, non c'era anno senza battaglia tra Saronni, Bugno, Chiappucci… La mancanza di Nibali al Giro dell'anno scorso per me è stato uno scandalo, ha rappresentato una gravissima mancanza per l'evento. Vincenzo è liberissimo di scegliere il suo programma con la sua squadra, ma l'organizzatore del Giro d'Italia deve provare qualsiasi carta per convincere il miglior atleta che abbiamo per le corse a tappe a lottare per la maglia rosa».


22.a puntata - segue


a cura di Giulia De Maio



LE INTERVISTE PRECEDENTI

7 gennaio - Giovanni Bruno
6 gennaio - Claudio Di Benedetto
5 gennaio -
Guy Vermeiren
4 gennaio - Giulio Porcai

3 gennaio - Davide Cassani
2 gennaio - Gilles Le Roc'h

1 gennaio - Enzo Vicennati

31 dicembre - Silvio Martinello
30 dicembre - Ainara Hernando
29 dicembre - Beppe Conti
28 dicembre - Maurizio Crosetti
27 dicembre - Michele Acquarone
26 dicembre - Riccardo Magrini
25 dicembre - Gian Paolo Porreca
24 dicembre - Nando Aruffo

23 dicembre - Giorgio Viberti
22 dicembre - Jean Francoise Quenet
21 dicembre - Paolo Viberti
20 dicembre - Paolo Tomaselli

19 dicembre - Angelo Costa
18 dicembre - Cristiano Gatti

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