ARMSTRONG. McGee: «I dopati mi hanno rubato gli anni migliori»

| 26/10/2012 | 12:04
Dagli anni colpiti dallo tsunami Armstrong, tra le tante ammissioni di colpa, arriva una voce fuori dal coro: è quella di Bradley McGee, campione olimpionico su pista e corridore professionista su strada dal 1998 al 2008, attualmente ds della Saxo Bank-Tinkoff Bank.
"Chi si è dopato mi ha rubato gli anni migliori della mia carierà", così si intitola il suo interessante intervento odierno sul sito australiano theage.com (a questo link il testo originale in inglese: http://www.theage.com.au/sport/cycling/how-dopers-stole-the-best-years-of-my-career-20121026-28aif.html) di cui vi riportiamo la traduzione a cura di Giulia De Maio.


Ho provato un senso di deja vu in queste ultime settimane, mentre si dipanava la storia Lance Armstrong. Le emozioni che provo sono le stesse che ho sentito dopo il Tour de France del 1998, quando il team Festina fu espulso dalla gara per doping sistematico quando io ero un neoprofessionista.
Non c'è niente di più difficile che trattare un tema che ci interessa così da vicino e su cui si ha però così poco controllo. Ancora una volta mi sento disilluso. E mi chiedo: "Sono davvero successe queste cose terribili?"
Dopo aver letto la maggior parte delle conclusioni dell'USADA sul caso Armstrong, la risposta è, inequivocabilmente, "Sì".
Questa volta la prendo più sul personale del solito. All'epoca non ero in competizione solo contro Armstrong, ma contro gli anni Armstrong. Sento che le mie stagioni da professionista - quelle in cui ho preso parte al Tour de France - sono state derubate.
Mi riferisco in particolare al Tour del 2005, quello in cui per la prima volta nutrivo aspirazioni per un buon piazzamento nella generale, in base alla mia crescita e ai recenti risultati che avevo ottenuto. Nel 2004 avevo chiuso il Giro d'Italia all'ottavo posto e nel 2005 avevo centrato la top-10 nel Giro di Svizzera. (…)
Il Tour per me partì bene, nella prima settimana riuscii a tenere il passo dei migliori, ma poi ci fu il primo giorno di riposo dopo il quale, Armstrong e la sua Discovery Channel stravolsero la gara. La fecero a pezzi. Mi sono lasciato cadere, ho mollato e provato delusione per le due settimane successive, fino a quando ho sentito i ciottoli degli Champs-Elysees sotto le ruote nell'ultima tappa. Anche in questo caso, la mia ultima chance per riscattare un Tour sprecato, mi sono dovuto arrendere niente meno che ad Alexander Vinokourov, che due anni dopo sarebbe stato escluso dal Tour per doping.
Più penso alla realtà dei fatti, più divento pazzo di rabbia (…).
Nonostante ciò posso andare avanti per due motivi: nei miei giorni migliori sono stato in grado di battere questi ragazzi. E ora, sapendo che giocavamo in maniera impari, ad averli battuti traggo una nuova soddisfazione, da un punto di vista forse egoistico e piuttosto vano.
In più sono convinto di poter ancora essere utile nella lotta contro questa malattia che è il doping.
Come molti, potrei dire che abbiamo superato quel periodo e andare avanti come se nulla fosse, ma prima di farlo dobbiamo prepararci per quando - o se - uno scandalo come questo si ripeterà. La storia ci insegna che può succedere, ma allo stesso tempo siamo in grado di ridurre le probabilità condividendo la responsabilità, adoperandoci per una migliore prevenzione e continuando a lottare con controlli costanti.
Abbiamo sempre una possibilità di scelta. Non ci sono eccezioni. A volte però un piccolo aiuto è necessario.
Personalmente non ho mai preso o usato sostanze dopanti, ma so che i ciclisti sono e continueranno ad essere messi in dubbio, purtroppo spesso a buona ragione. Non riesco a controllare il giudizio delle persone, posso solo raccontare la mia esperienza personale.
Da quattro anni sono uno dei direttori sportivi della Saxo Bank. Ho una regola semplice: no doping. Non è poi così difficile.
Non sono un angelo. Ho commesso e continuerò a fare errori, ma sulla questione del doping sono sempre stato fedele ai miei principi etici e morali. Ciò significa tanto per me, come una vittoria.
Il doping non potrà mai essere completamente eliminato, ma un continuo sforzo per fermare la sua propagazione è di vitale importanza.
Ho riflettuto molto su questo argomento in questi giorni, nel tentativo di evitare generalizzazioni, dita puntate e speculazioni.
Non posso parlare per tutti i corridori della mia generazione, ma credo che non tutti abbiano avuto in qualche modo a che fare col doping. "Tutti" è davvero un numero grande.
Mi ritrovo ancora a chiedermi perché non sono stato infettato anche io da questo virus e in che modo può contribuire la mia esperienza. Per troppo tempo non mi sono preso la briga di condividere le mie esperienze. Sembra solo che gli ex-drogati siano invitati al tavolo della lotta al doping perché loro, a differenza mia, possono contribuire a migliorare le misure di controllo (...).
Le mie esperienze non sono da "best seller", saranno banali ma a differenza delle loro hanno credibilità.
Durante gli 11 anni trascorsi nella massima categoria mi trovai di fronte il doping più volte, proposto da colleghi, membri dello staff e medici. Ogni volta sono stato in grado di dire: "No".
Nel corso del tempo, non vacillando mai questa mia presa di posizione, le proposte divennero meno frequenti, quindi inesistenti. (…).
Domande come Chi? Quando? Come? Non sono il punto del mio messaggio. Il punto è: che cosa possiamo fare per fermare il riaffiorare di questo problema?
A mio avviso i tre punti più importanti nella prevenzione al doping sono:
1. Conoscere le regole e le differenza tra giusto e sbagliato. Istitui sportivi, federazioni e squadre, devono educare i ragazzi a "non attraversare la linea" (…).
2. Gli atleti devono conoscere le proprie capacità e impostare obiettivi raggiungibili (…).
3. Il corridore deve conoscere le persone che lo circondano. Deve assicurarsi che chi lo supporta lo farà sia nel successo che nel fallimento e non potrà mai sostenere scelte che vanno contro l'etica.
Qui tutti abbiamo una responsabilità, dai genitori degli junior, agli allenatori, ai tifosi.
Come rispondere alle scelte sbagliate degli atleti è importante quanto esprimere un giudizio sulle stesse.
Ho esperienza personale di questo, ripensandoci avrei dovuto fare di più per Dave Millar, che nel 2004 è stato arrestato dopo che la polizia ha trovato EPO nel suo appartamento a Biarritz. Dopo il Tour del 2003, in cui vinsi il prologo per meno di un secondo su Dave, che ebbe ben tre problemi meccanici, trascorsi alcuni giorni a casa sua. Mi confidò che, nonostante la catena gli avesse fatto perdere tanto tempo, ero il vincitore legittimo di quella tappa. Lo conoscevo abbastanza per sapere a che cosa si stesse riferendo: il doping. Invece di agire però, io egoisticamente accettai le sue parole come un semplice complimento.
Mi prendo ancora a pugni per questa mia inerzia. Dave è una grande risorsa per la lotta contro il doping ed è probabilmente una persona migliore di quella che era per quello che ha passato, il dolore e la sofferenza che ha vissuto durante la sua sospensione sono stati strazianti da vedere.
Quante altre volte si sono verificate situazioni simili, e quante volte si verificheranno ancora in futuro?
Oggi mi rendo conto che un piccolo sforzo nel momento giusto può fare una grande differenza.
Devo ringraziare la mia famiglia, gli amici, la scuola e l'educazione che ho ricevuto per avermi fatto prendere le scelte giuste.
Voglio ringraziare anche Cycling Australia, New South Wales Institute of Sport e AIS per avermi permesso di sviluppare queste capacità. Mi considero uno dei più fortunati.
E poi ci sono FDJ e CSC, le squadre per cui ho corso e lavorato, entrambe formazioni impegnate con importanti politiche antidoping.
Quando la prevenzione non è sufficiente, il ciclismo ora ha strumenti migliori per scovare il doping, dal "passaporto biologico" a un procedimento penale, che purtroppo ho sperimentato in prima persona.
Alla fine del 1998, al mio primo anno da professionista con la FDJ, sono stato uno dei tanti corridori che correva per una squadra francese che è stato convocato dalla polizia per testimoniare sulla vicenda Festina. Ero lì, faccia a faccia con un corpulento agente francese della sezione narcotici che ci urlava di dire tutto ciò che sapevamo. A questo proposito posso dire di sapere cosa provano i giovani professionisti di oggi, che sono costretti a rispondere al cattivo comportamento della generazione che li ha preceduti.
Il processo francese - noto come "garde à vue" - significava qualche ora dietro le sbarre, mentre venivano controllate le dichiarazioni. Ricordo il senso di disperazione e di rabbia. Mi sentivo violato. Ma guardandomi indietro, mi rendo conto che anche questo è stato fondamentale per un cambiamento culturale di cui il ciclismo francese gode ancora oggi. (…).
Ho vissuto e lavorato e viaggiato per il mondo per quasi 20 anni. In Australia, lo sport ha un enorme impatto sulla nostra cultura. Ci insegna ad essere uomini squadra, ad essere onesti, a sostenere e incoraggiare gli altri, a sfidare noi stessi ed essere competitivi.
Dal concorso internazionale alla garetta del fine settimana vi è un modo giusto e uno sbagliato per affrontarle.
Il problema non è "là fuori", è proprio qui di fronte a tutti noi.
Comprendere la portata dell'impatto del caso Armstrong è difficile. Eppure, se decidiamo di guardare la realtà dei fatti, possiamo già vedere alcuni aspetti positivi. Ogni atleta che oggi sceglie la strada sbagliata, conoscendo tutte le misure preventive e credendo di non farsi prendere, o è incredibilmente stupido o patologicamente malato.

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COMMENTI
Mah....
26 ottobre 2012 13:40 Partanna
Con tutto il dovuto rispetto, grande classe Mc Gee ma nn mi pare che nelle gare dove nn c era Armstrong abbia particolarmente brillato. Potrebbe , anche lui ( rispettando la lunga e doverosa fila) chiedere i danni.....ma per piacere, nn diciamo min....ate.

1998
26 ottobre 2012 14:26 lodz
al Giro volavi..
http://it.wikipedia.org/wiki/Giro_d%27Italia_2004

Bravo
26 ottobre 2012 15:04 DarkSide
Bravo australiano. Cosa ti sei bevuto questa volta per venir fuori con tutte queste c*z*ate? Tu, come tutti gli australiani... Chi è che venne bloccato dalla polizia a Nizza perchè si era messo a XXXXXXXX sul bancone di un bar? Ipocriti...

per chi mi ha preceduto
26 ottobre 2012 15:57 bertu
A me sembra un intervento molto equilibrato, lucido e soprattutto costruttivo. McGee esprime amarezza per quel che è stata la sua carriera e per quello che avrebbe potuto essere se anche i suoi avversari fossero stati corretti come lui, ma non mi pare che abbia voglia di rivalse e tantomeno di risarcimenti da LA e compagnia.
Su questo blog spesso ho letto commenti che criticavano il fatto che nessuno dei ciclisti del periodo in questione raccontasse la sua indignazione per quanto emerso dall'indagine USADA e gli altri scandali doping; ora sappiamo che c'è chi si sente derubato, ma il suo intervento pacato e, ripeto, costruttivo viene irriso, la sua sincerità messa in dubbio; peccato perché di qualcuno bisognerà pur fidarsi, persone oneste ce ne sono, in tutte le categorie professionali, compresi i ciclisti. E poi, certo l'abuso di alcool non è mai una comportamento auspicabile, ma il doping è cosa ben più grave (e le generalizzazioni lo sono assai di più). Questo ex, che di ciclismo ancora vive, è abbastanza lucido da capire che non serve più puntare il dito o peggio chiedere dei meschini risarcimenti. E' ora di voltare pagina, di ripartire da un approccio etico allo sport.
Alberto Vico

NO MORE LIESTRONG PLEASE
26 ottobre 2012 16:56 simo
Intervento intelligente e lucido.
E' inquietante la differenza di atteggiamento tra il "personale" anglosassone e quello latino:i primi propositivi,costruttivi;i secondi omertosi,imbarazzanti.

Simone Basso

se avete prove che si dopava...
26 ottobre 2012 18:03 mdesanctis
tiratele fuori. E magari non nascondetevi sempre dietro i nickname.
Altrimenti, silenzio! Please. Perché i vostri commenti e le vostre accuse sono (come diceva qualcuno) sco...gie al vento.

mdesanctis

MAHHHHHHHHHHHH
26 ottobre 2012 19:18 ewiwa
Leggendo i certi commenti mi chiedo come costoro vorrebbero combattere il doping?

x Partanna...lodz e Darkside
26 ottobre 2012 19:32 Stoccolma
I vostri interventi sono veramente deprimenti. I l negativismo che vi portate addosso non serve ne al ciclismo ne a questo sito. Se avete argomenti, benissimo. Sennò fareste meglio a stare muti.

G

Mahhh
26 ottobre 2012 22:31 Partanna
Ci mancavi tu......prova ad informanti chi sono stati i primi utilizzatori di IGF1 e 2.....quando ancora in Europa era fantascienza. Probabilmente dovresti allargare un po' più le tue vedute...in sto forum potrebbe esserci qualcuno che per esperienza diretta di cose ne sappia più di te.
Ed il discorso lo chiudo qui , nn ho tempo e voglia di stare a discutere su cose di 10/15 anni fa dove ( come già detto in altri post) solo chi è' stato corridore può capire.
Buona serata

Bravo Partanna
26 ottobre 2012 23:16 Monti1970
Hai detto bene, chi é stato corridore può capire

X monti
27 ottobre 2012 10:51 Partanna
Bravo . Spiegalo un po' tu ai blogger del divano....

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