| 24/08/2012 | 16:03 Due anni di storia per la vicenda processuale di Armstrong. Ricostruiamola:
20 maggio 2010: dopo quattro anni trascorsi a negare l’evidenza, Floyd Landis confessa di essersi dopato nel corso della sua carriera. E accusa Armstrong, suo vecchio capitano nella US Postal, che respinge tutte le accuse. La Food and Drug Administration (FDA) apre una inchiesta e la affida a Jeff Novitzky, famoso per aver indagato su Marion Jones nell'affaire Balco.
22 luglio 2010: mentre Landis spiega alla stampa americana i suoi anni di doping, il texano si affida ad un avvocato specializzato per difendersi. Intanto dei testimoni vengono ascoltati da un grand jury del tribunale della California. Greg LeMond è uno di questi testimoni e dichiara: «l’inchiesta produrrà prove inequivocabili».
Metà novembre 2010: Jeff Novitzky vola in Europa, alla sede dell'Interpol, a Lione. Scatta la collaborazione giudiziarie tra autorità americane ed europee.
19 gennaio 2011: il magazine sportivo Sports Illustrated pubblica un’inchiesta contro Armstrong, accusandolo di essere stato l’istigatore di doping organizzato nella Motorola degli anni 1990.
21 aprile: La Gazzetta dello Sport rivela l’esistenza di una cooperazione tra paesi europei - Italia, Francia, Svizzera e Spagna - con gli inquirenti americani che lavorano attorno a Michele Ferrari, il preparatore italiano di Armstrong.
21 aprile: anche Tyler Hamilton confessa ai microfon della CBS, raccontando di aver visto Lance Armstrong iniettarsi EPO al Tour de France nel 1999. Hamilton tornerà alla carica un anno più tardi parlando di una positività al Tour de Suisse 2001, per la quale il texano non sarebbe stato punito. L’UCI nega tutto. «500 controlli antidoping in tutto il mondo, in corsa e fuori corsa e non sono mai risultato positivo» si difende Armstrong.
20 maggio: secondo la CBS, George Hincapie, il solo compagno di squadra di Armstrong ad aver vinto con lui sette Tour, sarebbe uno dei testimoni. Hincapie non conferma e non smentisce.
3 febbraio 2012: la giustizia americana archivia l’inchiesta senza spiegare le sue motivazioni. Ma se la giustizia federale rinuncia, la giustizia sportiva non intende fare altrettanto. La USADA va avanti. «Cercheremo di procurarci i documenti raccolti dall’inchiesta federale» spiega il suo responsabile Travis Tygart.
13 giugno: la USADA annuncia l’apertura di un procedimento disciplinare a carico di Armstrong e di cinque suoi collaboratori ai tempi della US Postal: Johan Bruyneel, Michele Ferrari, Luis del Moral, Pedro Celaya, Pepe Marti.
9 luglio: denunciando una «vendetta» personale di Travis Tygart nei suoi confronti, Lance Armstrong tenta un contrattacco davanti al tribunale civile per cercare di fermare la Usada. E denuncia l’Agenzia davanti al Tribunale di Austin, affermando che il suo diritto ad un processo equo non viene rispettato.
10 luglio: il preparatore Michele Ferrari, il medico Luis del Moral e l’allenatore Pepe Marti vengono sospesi a vita (solo sul territorio americano) con l’accusa di aver organizzato un sistema di doping ai tempi della Us Postal.
20 agosto: il tribunale federale di Austin respinge la querela di Armstrong, motivo: incompetenza del tribunale stesso a decidere.
23 agosto: Lance Armstrong rinuncia a difendersi contro la Usada.
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