EXTRAGIRO. Baliani: dopo il Giappone... punto all'Italia

| 30/05/2012 | 16:07
Caro Fortunato, il 2012 non sembrava essere partito nel migliore dei modi e ora arriva questa vittoria, nella corsa più importante per il Team Nippo. Cosa si prova? Raccontaci le tue emozioni.
«Vincere regala sempre emozioni uniche. Non c’è età né gara che ti possa togliere queste sensazioni. Mi ero posto questo obiettivo già all’inizio dell’anno e anche dopo l’infortunio di Lugano (bacino fratturato in tre punti diversi) non mi sono mai perso d’animo. Ho fatto tutto il possibile per guarire in fretta e recuperare la condizione al 100%, perché al Giro del Giappone volevo andare per vincere. Avevo promesso a me stesso e alla squadra che non avrei mancato l’appuntamento più importante della stagione e sarei tornato più forte di prima: per fortuna è andato tutto nel verso giusto».

Tutto sembra aver funzionato alla grande in Giappone. Quando hai capito che potevi farcela?  A chi dedichi questo successo?
«Già prima di lasciare l’Italia, studiando il percorso e sentendo allo stesso tempo la condizione crescere giorno dopo giorno, avevo capito che potevo vincere questo Giro del Giappone. La scalata del monte Fuji, in particolare, sembrava fatta proprio per me. Dedico questa vittoria a tutte le persone che mi sono state vicine e mi hanno supportato in questi ultimi anni, alla squadra, ai miei compagni che sono davvero fantastici, al nostro General Manager Daimon Hiroshi che ci teneva particolarmente a vincere la gara più prestigiosa della sua nazione, ma soprattutto alla mia famiglia che è la cosa più importante che ci sia e che insieme a me fa sacrifici enormi per aiutarmi a raggiungere traguardi come questo».

L’anno scorso il Tour de Kumano, quest’anno il Giro del Giappone: l’Oriente ti porta fortuna a quanto pare. Fare la doppietta a Kumano vincendo per il secondo anno consecutivo, sarebbe fantastico..
«Si, sarebbe fantastico fare la doppietta a Kumano, ma sarei anche onorato di aiutare coloro che hanno contribuito al mio successo al Giro del Giappone. Sarà la strada a decidere, però, se dovesse servire, io sono disponibile a mettermi al totale servizio dei miei compagni di squadra. Credo, ad esempio, che Arredondo e Sano abbiamo molte possibilità di fare bene».

Gambe, testa o cuore? Cosa conta di più per continuare a correre alla tua età?
«Sono convinto che, per poter continuare a correre alla mia età, la testa conti molto più delle gambe o del cuore. Per affrontare i sacrifici che questo sport richiede, specialmente a 38 anni, bisogna rimanere sempre concentrati sull'obiettivo e non abbattersi mai. Anche se devo ammettere che io mi diverto ancora molto e questo aiuta: il mio spirito è quello di un ventenne. Poi, sono fortunato ad avere attorno a me uno staff qualificato e di esperienza come quello del Team Nippo».

Dopo Kumano, sai già cosa farai? Ti sei posto qualche obiettivo in particolare per il proseguo della stagione?
«Dopo Kumano andrò a fare  il Giro di Serbia, dal 12 al 17 giugno, per poter preparare il mio prossimo obiettivo: il Campionato Italiano».

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