Come ad ogni passaggio del Giro sono salito nella notte che precede il transito dei ciclisti sul Mortirolo. Una nottata totalmente diversa da quelle vissute a partire dal 1991 di Chioccioli e soprattutto quel 1994 dell’esplosione del campione Marco Pantani. Da allora migliaia di tifosi hanno sempre preso d’assalto la montagna sacra del ciclismo.
Il Mortirolo da Tovo di Sant’Agata non è la versione falsata di quello che sale da Mazzo di Valtellina. E’ una salita vera che parte da 500 metri slm ed arriva ai 1600 del bivio che immette sulla via più conosciuta e che porta al Passo della Foppa. Gli ultimi 4 chilometri sono adeguati più alle mountain bike che alle bici da corsa, ci vorrà un 34x28 per scalarli, roba da Pozzovivo. Una lingua di cemento tanto ripida da sconsigliare a chiunque di fermarsi altrimenti si rischia di non ripartire più. Probabilmente i corridori non avranno la forza di guardarsi attorno e scoprire di essere giunti in un angolo di paradiso con un passaggio mozzafiato in un’insenatura chiamata il Grand Canyon. Il tratto che precede il muro finale è stato asfaltato da poco. Si tratta dell’intervento conclusivo di una serie iniziata nel 1994. I dati li ha snocciolati il sindaco Gianbattista Pruneri: “Gli ultimi 950 metri di strada sono costati 104.000 euro. In totale, il nostro piccolo Comune nel tempo ha investito 600.000 euro per completare l’opera”. Numeri importanti per un villaggio che ha un budget annuale di un team Continental ma che ha praticamente investito in quest’opera come un team Pro Tour che deve ingaggiare un ottimo corridore. La notte che precede il Giro è particolare anche se non si registra un afflusso massiccio di gente visto che al traguardo mancano ancora più di 50 km. I cicloturisti invece hanno preso d’assalto la salita già dai giorni scorsi. I tovaschi non si intendono molto di ciclismo ma annotano tutto: “Da 2 giorni c’è uno spagnolo che prova la salita – raccontano – dorme in tenda e si lava al ruscello”. L’accesso è interdetto ai camper con un’ordinanza di ieri, per evitare di congestionare una strada strettissima e senza spazi per la sosta. In cima, per salutare il Giro, è stata organizzata un festa e montata una vera pista da ballo. Si sono mobilitati in tanti per contribuire alla buona riuscita del raduno sotto un mega tendone. Da una settimana instancabili lavoratori sono saliti in altura per montare la cucina da campo, la pista ed i ripari. Non importa quanta gente arriverà, sarà la festa di un borgo di 500 abitanti che in massa è salito in altura, nella piana di Lot. E qui nasce il miracolo del Giro, in un comune che alle ultime elezioni amministrative si è presentato con ben 3 liste civiche distinte, i buoni, i cattivi e i giovani e che per incanto, ha dimenticato le rivalità interne per mostrare il lato migliore di una comunità composta da brava gente volenterosa e laboriosa. Unita ancor di più questa sera quando si è appreso che la Polizia voleva impedire ai locali di accedere alla cima della montagna e andare a ballare, sport paesano per eccellenza da quando è nato il gruppo degli “Zinghen de Tuf” (Zingari di Tovo). Storicamente qui le forze dell’ordine non sono mai state amate. A pochi chilometri c’è la Svizzera ed il contrabbando lo hanno fatto tutti i nonni, di qualcuno i padri. Questa ormai non è più la vigilia del Giro, è la festa del paese. Per questo il sindaco, che qui con il prete è l’autorità per eccellenza, ha chiamato le altre cariche locali, il Presidente della Comunità Montana ed altri ancora, ottenendo un extra time sull’orario di chiusura. Vietato vietare l’accesso. Avanti tutti. Una volta risolte le questioni “serie”, tutti sono pronti a tifare Ivan Basso, perché “l’è un di nos”, è di Bianzone ( da parte di mamma Nives), “e magari sun del Stelvi el ghe la fa”. Le salsicce sono parecchie, i bottiglioni di vino pure, la musica e l’illuminazione da stadio non mancano. Pian piano anche i foresti, quelli saliti da Brescia, o dai versanti di Mazzo, Grosio, Sernio e Trivigno hanno capito dove passare nel modo più allegro la notte visto che tanti dei volontari non paiono intenzionati a scendere.
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