E’ il Giro dei granatieri: da Phinney a Hesjedal passando per Malori e Navarchiamatemicomevipare, sotto il metro e 80 la maglia rosa fin qui è rimasta vietata. Inevitabile chiedersi cosa possano fare gli atleti che non raggiungono il livello di guardia: fra questi Rujano, peso minimosca che il massimo di lunghezza lo raggiunge se lo misurano da un’orecchia all’altra, e il dottor Domenico Pozzovivo, un altro di quelli che a Disneyland troverebbe subito un posto nella squadra di Biancaneve. Pozzovivo fa parte della schiera che deve attendere giorni migliori, vale a dire quelli in cui il Giro si arrampica: fra cronometro e sprint, per una settimana ha dovuto soltanto difendersi. Del resto, lo ha iniziato a fare fin dalla vigilia: in Danimarca, col forte vento che tirava, prima di farlo sfilare sul palco delle presentazioni i suoi tecnici gli hanno messo due sassi in tasca per non farlo volar via. Dimostrando così che merita di esser considerato un corridore di peso. Aspettando le montagne, il Pozzo fa come quei bravi studenti che non vogliono rischiare di saltare un esame per un malanno: aumentano le difese. E’ allenato a questo genere di esercizio: in gruppo, è uno dei pochi corridori laureati. E’ allenato anche agli accidenti: due anni fa si presentò al Giro con ambizioni di classifica, ma finì in terra già nel prologo, fracassandosi il bacino, pochi minuti dopo aver partecipato a una diretta televisiva. Per evitare dribblare la scaramanzia, quest’anno si è subito sottoposto al test più duro: tornare in quella trasmissione. Qualche ora dopo ha chiuso la tappa esultando a centro gruppo: arrivare integri in certi casi è un trionfo. Dal basso della sua saggezza, Pozzovivo si sta cautelando anche sulla tassa della salute: da buon capitano, ha chiesto ai compagni se per un paio di settimane possono pagarla per lui. Richiesta accolta: Modolo, Colbrelli e Locatelli, che fin qui si sono divisi il fastidio di ruzzolare in terra, in gruppo sono riconoscibili perché viaggiano avvolti nelle bende come mummie. In cambio, il Pozzo promette di ripagarli sulle salite: lì provvederà a lavorare in proprio. In fondo, la montagna è l’unico posto dove persino lui riesce ad essere un gigante.
La frase del giorno. «Me la sono goduta» (Adriano Malori conferma che indossare la maglia rosa per lui è come una cronometro).
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