FIGURE e FIGURINE. Tiralongo ha più sprint

| 10/05/2012 | 17:36
di Angelo Costa

Piccolo e nero: non è Calimero. E anche leggero: è il ritratto del perfetto scalatore. E invece, Paolino Tiralongo si sta segnalando per un altro mestiere: non essendoci montagne in Giro, fa il velocista. Non è un’improvvisata: si è preparato per tempo in Romandia. Piazzato al primo tentativo, ci ha subito riprovato: piazzato ancora. Non c’è il due senza il tre: piazzato anche la terza volta. ‘Sta a vedere che ho doti da velocista e non me ne ero accorto’, si è detto il siciliano. Andando a ricercare la giustificazione di tale metamorfosi nelle sue radici: lui viene da Avola, il paese famoso per l’ottimo vino, e qualcosa vorrà dire. Magari vuol dire A-vola: Tiralongo l’ha preso come un’incitamento.
Come prima scelta della sua nuova vita, il buon Paolino si è presentato ai suoi tecnici con una richiesta: ‘Voglio un treno’, ha detto. Pensando che si riferisse alla partenza del Giro, il direttore sportivo Beppe Martinelli lo ha subito accontentato: ha disdetto il suo biglietto aereo per la Danimarca e gli ha prenotato un posto su un vagone letto. Sbarcando al Nord appena in tempo per prendere il via, Tiralongo si è spiegato meglio: ‘Voglio un treno per fare le volate’, ha annunciato alla squadra riunita a cena. Risatona generale dei compagni e inevitabile domanda: ‘Paolino, ne sai un’altra?’.
Ma i siculi sono gente tosta: quando si mettono in testa un’idea, vanno fino in fondo. In Danimarca, Tiralongo ha cominciato a prendere le misure agli altri velocisti: vedendo decollare marcantoni che giù dalla bici sono il doppio di lui, si è limitato a studiarli. Ma l’idea di dimostrare a tutti di poter fare le volate non lo ha abbandonato. Oltretutto, gli hanno detto che con i punti dell’arrivo si può vincere una maglia rossa con la scritta Italo: è proprio il treno che sogna. Così ha deciso di continuare i test: l’ultimo a Verona nella cronosquadre, l’esercizio ideale per costringere i compagni a diventare il suo personalissimo convoglio. Per trentatré chilometri, Paolino è rimasto accucciato alle spalle degli altri: come un vero velocista, si è fatto portare in carrozza. Per poi scattare ai duecento metri e tagliare il traguardo in testa. Prova riuscita, anche se resta da chiarire un dettaglio: perché adesso in squadra lo chiamano Tiradritto?

La frase del giorno. «Occhio al finale: da quello che mi hanno raccontato, potrebbe non essere del tutto adatto ai velocisti» (Luca Scinto, direttore sportivo Farnese, dovrà risistemare qualcosa nel suo parco informatori).
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COMMENTI
Bene, però.....
11 maggio 2012 08:00 
Bene per questa sua nuova dote da velocista, ma quest'anno, Tiralongo ha la possibilità di arrivare nei 10 in classifica, quindi spero che sapia dosare bene le forze!!!! Io ci conto!!!

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