Marco Pantani nella Enciclopedia Treccani dello Sport

| 18/11/2005 | 00:00
''Mi faceva paura in salita quando scattava. Mi faceva paura anche il solo pensiero che fosse in gruppo''. Con queste parole pronunciate, ricordando i duelli passati, dal ciclista Gilberto Simoni il 30 maggio 2003, dopo aver respinto l'ultimo attacco di Marco Pantani sulla salita della cascata del Toce durante il Giro d'Italia, si concludono le pagine dedicate al ciclista romagnolo nel volume appena pubblicato (Ciclismo - Orienteering) della Enciclopedia dello Sport edita dalla Treccani. Marco Pantani, stroncato da un'overdose di cocaina il 14 febbraio 2004 in un residence di Rimini, e' uno scalatore da fiaba. I suoi scatti accendono la corsa e la rendono splendida. Per cinque anni il popolo degli appassionati gode delle sue imprese. Ma sotto la luce abbagliante c'e' la tragedia dura. ''La storia di Pantani - sottolinea la Treccani - e' la metafora cruda del degrado di uno sport bello e malato''. Per lui, nato a Cesena il 13 gennaio 1970, una carriera costellata di incidenti, ottimi piazzamenti, vittorie, ma anche di episodi di valori di ematocrito fuori norma, processi che accerteranno il doping con uso di Epo, grazie ai suoi scatti e agli impressionanti affondi in salita ai quali nessuno riesce a resistere, un popolo di tifosi si muove, si appassiona, si mette la bandana, bivacca, applaude. Diventato per tutti il Pirata, per la bandana in testa, l'orecchino al lobo dell'orecchio, un piccolo brillante sul naso, il teschio sulla sella della bicicletta, compie il 30 maggio 1999 durante il Giro il suo show estremo sulla salita dell'Oropa, ''l'acme - come lo definisce la Treccani - della sua carriera di attore, una recita in cui e' splendido e plateale come un torero''. Costretto a fermarsi per il salto della catena a 8 km dall'arrivo, superato da 49 corridori, si rimette in sella inseguendo con ferocia, li salta uno dopo l'altro e vince la tappa. ''Meno male che mi sono scansato'', dira' Laurent Jalabert, l'ultimo corridore a essere superato dal Pirata. E' una specie di canto del cigno: dopo pochi giorni, sottoposto a un controllo a sorpresa, il valore del suo ematocrito risulta superiore alla soglia limite e Marco Pantani sara' espulso dalla corsa. E' l'inizio della fine della favola. Pantani sprofonda nella cocaina. Tentera' altri rientri, alcuni anche caratterizzati da vere e proprie imprese, ma e' un naufrago che lotta per restare a galla e non trova un relitto a cui appoggiarsi. Il 14 febbraio 2004 Pantani muore a 34 anni per overdose di cocaina. La sua tragedia atterrisce e commuove. Non e' il primo eroe tragico in bicicletta. Il ciclismo ne ha avuti molti. Rene' Pottier, il primo grande della montagna, impiccatosi per una delusione d'amore. Henri Pelissier, ucciso a colpi di pistola per gelosia della donna che amava. Fausto Coppi, il Grande Airone, stroncato dalla malaria. Tommy Simpson, il baronetto, caduto per doping sul Mont Ventoux. Roger Rivière, rovinato da un volo tragico mentre inseguiva Nencini. Jose' Maria Jimenez, altro cavaliere delle montagne, morto in clinica per cause legate all'uso di cocaina. Luis Ocana, morto suicida dopo essersi scoperto gravemente ammalato.
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