GIRO & DOPING. Casa Androni e i nuovi regolamenti interni
| 05/05/2012 | 15:35 Un anno fa (era il 4 maggio 2011) si trovò nella polvere causa dell’accusa di un suo ex corridore. Oggi - dopo essere stato assolto con formula piena tanto dalla giustizia penale quanto da quella sportiva - Gianni Savio si prepara ad affrontare un nuovo Giro d’Italia, ma i segni della “disavventura” giudiziaria se li porta dentro e lo hanno spinto a prendere inedite iniziative nella lotta al doping.
«Ho parlato chiaro ai corridori - spiega a tuttobiciweb il manager della Androni Venezuela -, ho riepilogato loro la mia vicenda e spiegato le mie scelte. E siccome non sono ipocrita, ho spiegato chiaro che voglio tutelare me in primis, poi i miei collaboratori e quindi tutta la squadra. Ho parlato ai corridori, tutti e non solo quelli che sono al Giro d’Italia, facendo l’esempio del calcio scommesse: è evidente come le cattive frequentazioni abbiamo indotto molti corridori all’errore. E da questo esempio è nata l’esigenza di scrivere un nuovo regolamento interno».
Ce lo illustra? «Non ho voluto pubblicizzare questa scelta, visto che riguarda la squadra e solo la squadra, ma capisco che fosse inevitabile parlarne e lo faccio volentieri rispondo alle vostre domande. Intanto ricordo che tutti i corridori hanno firmato, con il contratto, il regolamento antidoping in base al quale, in caso di positività, dovranno pagare una penale pari all’intero ammontare del loro stipendio annuale. Poi ho proposto ai nostri atleti questo piano: in occasione di tutte le corse a tappe, i corridori non potranno lasciare l’albergo senza autorizzazione né potranno ritirarsi da soli nella propria camera con estranei, ma nemmeno con parenti, amici o familiari. Per stendere questo regolamento e per non ledere la privacy personale mi sono avvalso dei consigli dell’avvocato Giuseppe Napoleone. E devo dire che tutti i corridori hanno capito e accettato. Ma c’è dell’altro...».
Dica. «Siccome vogliamo essere noi i primi a rispettare i regolamenti, sottolineo come il nostro medico sociale dottor Luca Romano - figura nuova nel ciclismo, con un passato nello staff medico del Torino Calcio - non ha portato con sé nemmeno un ago, nemmeno quelli consentiti dai regolamenti. Se dovessero servire trattamenti come iniezioni o flebo o quant’altro - vietati dal regolamento Uci - ci appoggeremo agli ospedali ed il corridore dovrà necessariamente fermarsi. Mi si può obiettare di non essere stato, in un preciso momento del passato, altrettanto vigilante, ma io dico che non avevo a disposizione gli strumenti per farlo. Oggi, con il passaporto biologico nel quale credo ciecamente, questi strumenti ce li ho ed intendo utilizzarli».
Sappiamo che ieri sera avete avuto un’altra riunione con i corridori. «Proprio così. Ieri sera abbiamo ricevuto il protocollo di Rcs Sport in base al quale se si dovesse verificare una infrazione di sostanza o di metodologia al regolamento antidoping, la squadra deve versare a RCS Sport 100.000 euro. Bene, sempre con la consulenza dell’avvocato Napoleone, abbiamo aggiunto una nuova postilla al nostro regolamento e fatto firmare anche questa ai 9 corridori che oggi prendono il via per il Giro d’Italia. Mi sono tutelato, ci siamo tutelati: io e la Androni Venezuela crediamo fortemente nella lotta al doping e lo dimostriamo ogni giorno con atti concreti».
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