FIGURE E FIGURINE. Una rosa senza madrina

| 05/05/2012 | 14:04
di Angelo Costa

Nel Giro più virtuale di sempre, con un occhio a twitter e l’altro a facebook, è virtuale anche la madrina. Di Giorgia Wurth, attrice bella e solare con un cognome ideale per sponsorizzare i gran premi della montagna,  si vedono immagini, si leggono interviste e stop. Al momento è una presenza immaginaria: per dirla come si usava ai tempi in cui ogni cosa aveva il suo nome, brilla per la sua assenza. Chi l’ha preceduta in questo particolare ruolo sportivo, non certo adatto a tutti (l’onnipresente Pino Insegno, almeno a madrina del Giro, non può candidarsi) aveva fatto un pelo meglio: a Torino e Milano, per aprire e chiudere la scorsa edizione,  Cristiana Capotondi si è mostrata live, come piace dire alla new generation in rosa. Della Wurth, altro termine molto niù  e adatto ai giovani (forse è stata scelta proprio perché si sposa bene con app e tablet), non c’è invece traccia in Danimarca: per ragioni che non sono state comunicate, o solo per far lievitare l’attesa, qui si esibisce una sua controfigura locale. La Wurth si limita a mandare messaggi a reti unificate, tutti sui canali targati Gazzetta: l’ultimo è che lei ama la bici da corsa, ma sogna il tandem. Qualche ciclista l’ha inteso come un invito: finito il Giro, proverà a darsi alla pista.
Senza una vera madrina, ha mosso i primi passi la nuova maglia rosa. Più fortunata rispetto ad altri simboli: in tempi in cui il ciclamino sbiadisce in rosso e il verde in azzurrino, almeno il suo storico colore è riuscito a conservarlo. Ma neppure il vessillo più ambito della corsa è sfuggito al logorio di questa vita ultramoderna: accanto al marchio dello sponsor compare da quest’anno l’inevitabile uccellino del social network, decisamente più invadente di quello di Del Piero. I migliori ‘cinguettii’ inviati nei mesi scorsi dagli appassionati e dagli stessi corridori sono stati posizionati sugli estremi della maglia: il guaio è averli scritti su una striscia fucsia che sta al rosa come il carrello dei bolliti in una corsia d’ospedale. Un vero e proprio cazzotto allo stile italiano, universalmente riconosciuto. Un piccolo sgarbo a una corsa che non passa mai di moda. Sta a vedere che Giorgia Wurth ha rinunciato al viaggio di Danimarca per non dover indossare un capo del genere.

La frase del giorno. ‘E’ un Giro che si può vincere in un giorno solo’ (Gilberto Simoni, ex ciclista, dimentica che a lui è capitato di perderne in una tappa sola).
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COMMENTI
dico la mai
5 maggio 2012 23:14 AERRE56
simoni? che tristezza.

io

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