MARINA ROMOLI ONLUS. Lo sbarco sul web e su twitter
| 16/03/2012 | 16:58 L'associazione dedicata a Marina Romoli ha lo scopo di sensibilizzare e sostenere la ricerca per la lesione spinale cronica ed oggi sbarca in internet al sito www.marinaromolionlus.org e su twitter con l’account @assmarinaromoli L’impegno di Marina e di chi le sta vicino merita di essere conosciuto e diffuso.
Questa è la storia... C’era la luce. C’era la strada. C’era la bici. C’era Matteo a riempire il cuore e a rendere dolce la pedalata. C’era un bel po’ del mondo di Marina quella mattina su quella statale. C’era un allenamento da completare per fare bene in corsa. Perché correre in bici è come correre dietro a un sogno. O lo acciuffi al momento giusto, oppure vola via. Marina Romoli correva dietro al suo sogno. Vincere, diventare una campionessa. Cullava quel sogno da sempre e a 21 anni aveva tutto per continuare a inseguirlo. Aveva tutto e poteva tutto. Finché non è arrivata quell’auto e la sua manovra assassina. Lo schianto. Il buio. Dal tutto al niente, in pochi secondi. Marina Romoli si risveglia in un ospedale con il viso massacrato e una paralisi agli arti inferiori. E’ sopravvissuta all’incidente, ma la diagnosi medica e impietosa: lesione al midollo spinale. Impossibile camminare, impossibile pedalare, impossibile… Come fa una ragazza di 21 anni ad accettare tutto questo? A convivere con il calvario? Come fa una giovane temprata dallo sport più faticoso che esiste a sopportare di stare seduta su una sedia a rotelle? Fa come Marina Romoli. L’angoscia resta, ma si anestetizza. Il futuro non si vede, ma lo si immagina. Marina giorno dopo giorno rimette in moto se stessa. E si inventa una nuova vita. Che non è più quella di prima. Forse non potrà neanche più esserlo. Ma è comunque una vita che merita di essere vissuta e, soprattutto, dove i principi per ottenere qualcosa restano quelli. Sacrificio, fatica. Per arrivare. Per tagliare un traguardo. Traguardo che non è più la striscia bianca che attraversa la strada, ma diventa il tornare a camminare. Un obiettivo da conquistare, da espugnare ora dopo ora, giorno dopo giorno. “Di notte immagino un traguardo, di giorno faccio di tutto per raggiungerlo”, confessa Marina con quell’innocenza che niente riuscirà mai a cancellarle dal viso. Manca la bici, certo, manca eccome, ma la corsa e la corsa. Non si molla. Non si fiata. Non ci si arrende. E la corsa di Marina diventa una quotidiana conquista.Dove c’è l’esercizio doloroso da completare al meglio, c’è il passo in più, c’è il movimento inaspettato che apre il cuore e la mente. La chiamano riabilitazione. In verità è un lento, progressivo tornare alla vita.E con la vita si recupera anche la voglia di pensare, di creare, di fantasticare, di inventare, di fare programmi. Soprattutto, di combattere. Marina capisce che nella sua seconda vita può fare qualcosa di importante. Può trasmettere qualcosa di unico. La sua disavventura, la sua esperienza può trasformarsi in qualcosa dal quale ripartire per dare una speranza. Quella speranza che oggi si chiama “Associazione Marina Romoli”. E’ una onlus nata da Marina, con Marina. “Io so che prima o poi tornerò a camminare - afferma decisa Marina -. E desidero che tutti quelli che hanno vissuto drammi come il mio la pensino così. Ce la farò, ce la faremo. La medicina, al riguardo, corre per noi. Ogni giorno fa una scoperta, fa un passo in avanti nell’individuare soluzioni. Ma per progredire sempre di più, la medicina ha bisogno della ricerca. La ricerca può ridarci quello che il destino ci ha tolto”. L’Associazione Marina Romoli intende andare proprio in questa direzione. Intanto si rivolge a tutti gli under 30 che praticano il ciclismo agonistico (quindi tesserati Fic) e siano stati vittime di gravi incidenti stradali. Per dare loro due generi di aiuti: uno immediato, tangibile, l’altro in proiezione. Il primo è economico e serve per affrontare le cure e la riabilitazione che costano, costano tanto. Il secondo è per sostenere la ricerca indirizzata all’individuazione di terapie in grado di curare le lesioni al midollo spinale. Marina ci crede. Tutti ci crediamo.
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