DONNE. Bici&Mimosa, ciclismo rosa sempre protagonista

| 04/03/2012 | 12:38
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Non ha disatteso le aspettative di tifosi e appassionati di ciclismo femminile la quarta edizione di Bici&Mimosa che si è svolta ieri sera a Casalzuigno (VA) con la partecipazione di profondi conoscitori del movimento ciclistico italiano e mondiale quali Angelo Zomegnan, direttore unico del Giro d'Italia dal 2004 al 2011 e già vicedirettore della Gazzetta dello Sport, Pier Augusto Stagi, direttore di Tuttobici e Tuttobiciweb, Lorenzo Franzetti, scrittore e caposervizio di Ciclismo.
Il dibattito “Ciclismo LUI, ciclismo LEI, tanto diversi.. tanto uguali” ha suscitato molte emozioni, è stato caratterizzato da toni forti e ha proposto temi e scenari che continueranno a far discutere ed appassionare durante tutta la stagione appena iniziata.
La campionessa italiana Noemi Cantele e la giovane Valentina Carretta  hanno raccontato la propria esperienza del ciclismo di oggi, alle prese con scenari incoraggianti e realtà sconfortanti mentre Elisabetta Maffeis, in rappresentanza delle numerose ex cicliste presenti alla serata, ha raccontato delle speranze che caratterizzarono la nascita del ciclismo femminile moderno, durante i primi anni ’60. Poi Mario Minervino, preso ad esempio di dirigente capace di esprimere l’aspetto migliore del movimento sia  con l’organizzazione del trofeo Alfredo Binda – Coppa del Mondo donne che con il proprio apporto competente alla Commissione Tecnica della Federciclismo.
La serata è iniziata con gli auguri del sindaco di Casalzuigno, Augusto Caverzago, del sindaco di Cittiglio Fabrizio Anzani e con quello di Minervino che ha spiegato come Bici&Mimosa sia un talk show destinato a migrare ogni anno sul territorio per accrescere il coinvolgimento e l’interesse di tutti i Comuni attraversati dalla gara.
Prima di tutto un po’ di storia del ciclismo femminile: “Quando correvo io – ha raccontato Elisabetta Maffeis – ci dicevano addirittura di tagliare i capelli come i maschi per tentare di confondere la gente e non far vedere che eravamo donne. Il ciclismo femminile moderno è iniziato nel ’62 con i campionati mondiali di Salò. Fu allora che la Federazione allestì la prima squadra femminile. Noi non avevamo mezzi economici per sostenere la nostra pura passione. Io ricordo che andavo alla partenza delle corse sulla motoretta insieme a mio fratello, con la bicicletta a tracolla”.
Pier Agusto Stagi, che iniziò la carriera giornalistica proprio con il ciclismo femminile, ha richiamato addirittura i natali del ciclismo raccontando delle prime uscite in pubblico, verso la fine dell’800: “A quel tempo la donna che in bicicletta era considerata una gentildonna di forte fascino e forte attrattiva; poi ci fu l’epoca in cui la donna in bicicletta fu combattuta. Addirittura Alfonsina Strada venne considerata una vera e propria “pazza” per il suo piacere ad andare in bicicletta. All’inizio degli anni ’60 le cicliste erano insultate e derise. Oggi, per fortuna, non è più così. Ma il movimento deve fare qualcosa per favorirne la crescita. Forse la strada è quella di un vero e proprio “sistema femminile” che veda coinvolte tutte le migliori atlete degli sport, dalla Pellegrini, alla Vezzali, Pennetta e così via”.
Poi l’energico e mai scontato Angelo Zomegnan: “Mario Minervino da una corsa ha creato un evento – ha esordito – bisogna imparare. Il ciclismo femminile deve guardarsi dentro e trovare la via per l’emancipazione. Io colgo il messaggio che  in questi anni le donne hanno vinto più degli uomini e per questo chiedono più spazio. Però le donne cicliste devono essere più professioniste. Non c’è segmento sportivo in trend positivo di marketing quanto quello femminile; questo deve essere il cavallo di battaglia. Ma loro devono imparare ad essere più professioniste”. E poi l’annuncio:”Il 19 marzo a Verona sarà presentata la nuova Fiera del Ciclo; in quel contesto si comprenderà come la Fiera cambierà la propria filosofia proponendo molti eventi. E l’evento clou sarà destinato proprio al ciclismo femminile”.
Quindi Luisa Cortese, Consigliera della Parità della Provincia di Varese: “Noi siamo a disposizione di tutte le donne e di tutte le atlete. Il nostro ufficio ha proposto un convegno dal tema  “donne e sport, mamme e sport”. Si svolgerà ad ottobre ed è nato da una proposta di Manuela Di Centa per fare rete e fare lobby femminile. Offriremo così il contributo della Provincia di Varese per una causa che ci sta particolarmente a cuore, partendo dalla tutela della maternità, per esempio, ma sono tante le discriminazioni che caratterizzano ancora le donne”.
Lorenzo Franzetti: “Il ciclismo femminile non finisce sulla linea sul traguardo ma continua sul territorio e Mario Minervino, con Coppa del Mondo, comprende questo valore. Alla fine dell’800 ci fu una statunitense che fece scalpore con il Giro del Mondo in bicicletta. Oggi, come allora, scopriamo che la bicicletta è rivoluzionaria e l’immagine della donna in bicicletta continua ad essere vincente. Le azzurre hanno vinto 4 mondiali in cinque anni. Ma ci sono ancora molte resistenze dall’interno stesso del governo mondiale del ciclismo”.
Noemi Cantele: “Da gennaio ci siamo associati all’ACCPI. Stiamo cercando di fare lobby con gli uomini e questo è stato il primo passettino. Per noi donne chiedere il minimo contrattuale vorrebbe dire far smettere molte atlete di correre. Ma è la strada da seguire anche se dobbiamo capire bene come fare questo passo avanti. Il mio obiettivo è quello di creare squadre femminili nell’ambito delle squadre maschili più importanti al mondo. Il prossimo 24 marzo a Cittiglio avremo un incontro con le mie colleghe perchè siamo alla svolta: dobbiamo decidere cosa vogliamo essere, se professioniste o no”.
Tema subito ripreso subito da Angelo Zoimegnan: “Il Pro Tour nacque anche con questo intento, quello di sostenere il ciclismo femminile. Però poi il progetto è abortito. Quale Ente organizzatore la Gazzetta propose la Primavera Rosa. Però, secondo me. le donne non devono associarsi con gli uomini ma devono proporsi per le proprie prerogative”
Valentina Carretta: “Per noi giovani non è positivo questo momento così difficile; noi non abbiamo alcuna garanzia sul nostro futuro”.  
Quindi l’invito di Zomegnan: “C’è differenza fra ciclismo virtuoso e il ciclismo virtuale: Il movimento femminile è evoluto al punto che può camminare da solo e si deve strutturare per formulare proposte proprie. Il primo passo che deve fare il ciclismo è la riconquista delle credibilità attraverso la trasparenza. Dobbiamo ricominciare. Il primo regalo che si fa and un bambino o bambina è la bicicletta; la parità tra uomo e donna c’è già e questo è l’elemento fondamentale per la conquista della libertà”.
Ora i riflettori da Casalzuigno tornano ad essere puntati su Cittiglio e sulle operazioni preliminari che si svolgeranno sabato 24 marzo prima del via del trofeo Binda 2012, in programma domenica 25 marzo con la
partecipazione di tutte le migliori atlete al mondo.

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