DILETTANTI. Team Colpack, il diario del ritiro

| 30/01/2012 | 11:46
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Un grande ciao a tutti i nostri amici che ci seguono e ci scrivono continuamente e anche a chi penserà: “A gennaio iniziano già con i diari questi!!!”
Ma vi assicuro che sarà un diario diverso dai soliti che leggete durante i nostri giri a tappe… ma tanto per non cambiare sono sempre io che scrivo Davide Orrico (nella foto a lato).
Per  il quarto anno sono qui a raccontarvi i nostri piccoli segreti.

In questa breve pagina parlerò della nostra prima settimana di ritiro e cercheremo (insieme ai miei compagni) di rispondere alle domande ricevute da voi appassionati sul nostro profilo Facebook.

Oggi, come anticipato, è passata una settimana dal vero inizio di questa stagione. Con il primo ritiro agonistico in Toscana infatti si sono aperte le “danze” per il nuovo anno 2012.
La settimana che sta per chiudersi ci ha regalato tanti km sulle strade, tanti lavori, tanta fatica, ma soprattutto tante risate insieme ai vecchi e nuovi compagni che non sembrano aver avuto difficoltà nell’inserirsi in un nuovo ambiente, su tutti metterei il nostro velocista Ruffoni, eheheh.

Il lavoro deciso dal nostro preparatore e dai direttori sportivi segue la linea di quello svolto negli scorsi anni: un lavoro ciclico di 4 giorni, in cui 3 vengono sfruttati per i lavori specifici ed uno di recupero attivo. Ma ora entriamo un po’ più nei particolari.

Il primo giorno io e i miei compagni abbiamo svolto lavori di forza, il secondo lavori di agilizzazione, medio e soglia ed il terzo la classica distanza con tante ore passate sulla bici per macinare km e fare fondo,  poi finalmente il quarto giorno 2 orette passate sulla bici ridendo e scherzando per recuperare gli sforzi dei giorni precedenti e mi piace precisare l’attenzione prestata quest’anno all’alimentazione visto che si parla sempre della vita del corridore e dell’alimentazione specifica di giorno in giorno.

Bene vi dirò che quest’anno tutti i giorni ad ogni lavoro svolto sulla strada equivale un diverso tipo di alimentazione trovato in tavola al nostro ritorno, anche grazie alla pazienza delle “nostre sante” Rossella e Lori che cucinano in modo sempre attento per noi.
Una grande novità è che anche loro sono supervisionate da una new entry nella squadra la Dott.ssa e dietologa Erica Lombardi che con le sue dritte cerca di aiutarci a svolgere la nostra attività nel migliore dei modi (nella foto il menù post allenamento forza).

Tutte queste per noi sono grandi novità alle quali in precedenza non eravamo abituati, il classico piatto freddo prosciutto e mozzarella è diventato un piatto freddo più “complesso” con tanti accorgimenti da apportare visto che qui in riviera c’è chi ha bisogno, come me, di perdere peso senza perdere forza ed energie e chi ha bisogno di mantenerlo (sono pochi i fortunati).

Ora per rispondere alle vostre domande vorrei dire che tutti i lavori svolti da noi vanno bene anche per gli appassionati come voi che pedalate per piacere e passatempo.
I lavori di forza servono soprattutto per aumentare la massa muscolare e prolungare lo sforzo nel tempo, solitamente vengono svolti a metà settimana per il semplice motivo che sono lavori molto faticosi e  al corpo serve più tempo per smaltire lo sforzo.




Vorrei  però mettere una nota personale. Tanti corridori professionisti e non si trovano bene a fare i lavori di forza vicini alle competizioni e alcuni di loro affermano che questi lavori “riempiono la gamba”, ma è una cosa che va valutata personalmente. Quindi vi consiglierei cari amici di provare voi stessi e poi valutare quando svolgerli in base alle vostre sensazioni fisiche (nella foto a lato i ragazzi in allenamento).

Ora vi saluto e vorrei invitarvi a scriverci senza problemi le vostre domande e curiosità sui nostri profili di Facebook (Colpack Dilettanti) e Twitter (@TeamColpack) visto che, senza falsa modestia, la nostra società è stata la prima nel mondo del ciclismo ad inserire online i video degli allenamenti e non solo e ad iniziare l’era del diario, nonché la prima ad interagire direttamente con tutti voi appassionati delle due ruote a pedali. Quindi scriveteci senza timore e cercheremo di accontentarvi tutti… Ma in cambio vi chiediamo un piccolo favore: FATE IL TIFO PER NOI!!!





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COMMENTI
Ottima iniziativa comunicativa, però......
30 gennaio 2012 13:22 Bartoli64
Faccio il mio personale plauso al giovane Davide Orrico il quale, se non dovesse sfondare nel ciclismo come atleta, ha già davanti una futura carriera da giornalista (scrive bene e altrettanto bene sa esporre gli argomenti di cui, peraltro, dimostra di avere una buona conoscenza).

Gli raccomanderei, però, due cose:

la prima è quella di specificare meglio lo svolgimento degli allenamenti (non basta scrivere di aver svolto lavori per la forza);

la seconda è quella di non spendere troppe energie mentali per scrivere un diario giornaliero da postare su Facebook e su Twitter.

Forse basterebbe già un articolo settimanale su Tuttobici.web. Non ci avete pensato? Anche da questo blog si può interagire bene, sicuramente con meno dispersione di energie psichiche.

Fatte da parte le considerazioni sul ruolo mediale che stanno assumendo i c.d. social network (secondo me abbondantemente sopravvalutato), dico a Davide che il suo ambito nel Team Colpack è quello di atleta (che è già abbastanza oneroso) e non quello di “addetto stampa”.

Il ritiro invernale, oltre che al principale “fattore allenante”, ha da sempre la facoltà di cementare il “rapporto interpersonale” (leggasi affiatamento) coi propri compagni ed è giusto che sia sempre così.

In altre parole, vedrei con sincera preoccupazione una squadra dove, dopo che ci si è allenati insieme, ci si ritira ognuno nella propria stanza a postare a più non posso interventi su “feisbùc” o su “tuitter”.

Anche il grande Alfredo Martini ha spesso invitato i corridori e passare più tempo nel riposo, piuttosto che in interminabili conversazioni telefoniche o in visioni notturne di film in DVD. Chissà cosa ne pensa ora il “Grande Saggio” del ns. ciclismo al riguardo di questi nuovi mezzi di comunicazione?

Personalmente credo che le nuove tecnologie si siano già prese un spazio molto grande nel nostro sport (molto di più di quello che in realtà meriterebbero). Cercate - voi giovani corridori per primi - di dargli perciò il giusto peso, ma senza dimenticare che il ciclismo ha (e detta) sempre le sue regole…..

Riposare fisico e mente da una gara o da un allenamento impegnativo, lo scambiare le proprie impressioni con il compagno, con il direttore sportivo, con il massaggiatore o con il meccanico (per un vero corridore) dovrà SEMPRE avere la precedenza rispetto ad un “tweet” in più.

Il progresso è mezzo regresso...... lo sapeva anche Steve Jobs, ma non lo avrebbe ammesso mai!

Bartoli64

Bartoli
30 gennaio 2012 14:18 ciano90
mi trovo in disaccordo con lei: credo che ognuno sia libero di rilassarsi come vuole e perchè no anche usare i social network può essere un mezzo per rilassarsi e far riposare la testa. Per il recupero fisico non penso ci siano problemi perchè se ci fossero anche il giovane Orrico ne avrebbe fatto cenno.
Penso sia limitante pensare che un corridore debba essere solo corridore e non anche tante altre cose: io sono per la libertà di espressione di ogni indole umana!
In fondo parlando di Steve Jobs lei non ha fatto riferimento alla vita che condusse: Steve frequentò l'università da giovane ma vedendo che non era la sua strada decise di seguire il suo cuore e poi tutti sappiamo cosa fu in grado di creare.
Quindi lasciamo ai corridori la libertà di fare ciò che credono anche perchè penso che di regole per condurre una vita sana ne debbano seguire fin troppe.

Jobs, nuove tecnologie e antichi Maestri
30 gennaio 2012 15:57 Bartoli64
Egregio Ciano90,

sul fatto che ognuno sia libero di rilassarsi come vuole non ci piove, così come di potersi esprimere e confrontare liberamente, ma è innegabile che certi “meccanismi” - prima o poi - possano finire per tirarti nell’ingranaggio in modo ed in maniera che inizialmente non immaginavi, distogliendoti da quelli che sono i tuoi obiettivi primari.

Le faccio un esempio: se la Colpack a un tot di followers e questi followers postano un tot di quesiti giornalieri/settimanali (certo non 2 o 3), quale impegno psichico verrebbe richiesto ad un corridore che si fa carico di sostenere un simile onere?

Che fai? Rispondi per bene (a tutti) in ragione delle loro precise domande o ti limiti ad una sorta di newsletter? (Le assicuro che per quella non c'è bisogno di un sociali network).

Secondo Lei perché il fior fiore dei Campioni di questo sport hanno un proprio addetto stampa e si avvalgono di società di comunicazione per gestire i loro siti internet? Perché fa “fighi”?

Provi a chiedere a chi, anche nel recente passato, ha gestito in proprio un suo sito e poi l’ha chiuso perché non riusciva a starci dietro, vedrà che Le rappresenterà delle belle difficoltà…….

D’altro canto non crederà davvero che un Armstrong stia lì tutto il giorno a twittare con i suoi followers. Le assicuro che c’è chi lo fa per lui (e lo sa far molto bene perché è quello il suo mestiere).

Per tutto il resto mi sono semplicemente rifatto a quelle regole di vita che nel ciclismo, per fortuna, non cambieranno mai, nonché alle tante raccomandazioni che un illustre Maestro come Alfredo Martini (bonariamente) non si esime mai dal dispensare ai giovani corridori.

Di più posso dirLe che a me ciclisti-monaci o ciclisti-fachiri non hanno mai convinto, cosi come non rimpiango certo i tempi del “ciao mamma, sono contento di essere arrivato uno”!

Dico solo di non perdere mai di vista il proprio ruolo e di guardare con occhio critico quello che la tecnologia ti offre perché anche quella, come tutte le cose, ha il suo "prezzo" (e non mi riferisco solo a quello che si corrisponde alla cassa quando tutto contento strapaghi il tuo smartphone, che però ha un costo industriale pari a neppure un decimo del valore reale).

Quanto a Steve Jobs, non si faccia lobotomizzare il pensiero dall’icona che media e potere economico stanno creando ad arte….

Jobs, più che un genio, in verità fu un grandissimo esperto di marketing e di comunicazione aziendale.

Oltre alla sua brillantezza di pensiero (sicuramente innegabile) ebbe la grande fortuna di avere dei soci (quelli si “geni”) che concretamente realizzarono il primo PC della Apple e senza i quali - con ogni probabilità - non sarebbe mai andato oltre una sia pur ottima carriera da manager.

Bartoli64

L'uomo in più
30 gennaio 2012 19:43 sargusti
L'uomo in più di questa squadra è l'addetto-stampa; Giorgio Torre.

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