DA TUTTOBICI. CICLISMO EFFEMINATO

| 22/12/2011 | 08:50
Finalmente chiudiamo questo terribile 2011 senza vittorie, ma almeno abbiamo le idee molto chiare. Ho ancora qui sulla scrivania la memorabile dichiarazione del presidente Di Rocco, il manovratore del grande treno a due ruote, all’indomani dello storico fallimento mondiale: nien­te drammi, ci ha detto, dob­biamo rimboccarci le maniche e ripartire, tenendoci da­van­ti un esempio perfetto, quello del ciclismo femminile.

Chiaro che la dichiarazione programmatica ri­sentisse pesantemente del fresco successo iridato con la Bronzini, però questo non toglie che meriti di restare a lungo sulla scrivania. A futura memoria, perché nessuno di­mentichi. Certe perle non possono perdersi nella desolazione del cestino. Quando mai troveremo un presidente federale con le idee così chiare? Pos­sia­mo stare tranquilli, lui ci ha in­dicato la via: per uscire dalla pa­lude, dobbiamo solo costruirci il ciclismo effemminato.

Che cosa davvero significhi seguire il modello del ciclismo femminile, io francamente non l’ho ben ca­pito. Forse Di Rocco parlava di spirito battagliero, di coesione di squadra, di orgoglio nazionale, cioè di tutti quegli ingredienti che la retorica azzurra rispol­vera dopo una vittoria (stra­nissimo: se solo arrivi se­condo, non sei più un esempio per nessuno). Dunque, il nostro ciclismo maschio deve seguire la scia delle donne, se vuole rialzare la testa. Questa la linea che arriva dall’alto, questo il programma - presumo - per la prossima stagione azzurra.

Posso dirlo? A me sembra di sognare. Se fossi nei tecnici e nei corridori di sesso maschile, sarei pe­santemente avvilito. Lo sono già da giornalista e da tifoso, fi­guriamoci come mi sentirei da militante. Via, non raccontiamoci le belle favole: Salvoldi e le sue girls sono bravissimi, non si discute, quando fiutano aria mondiale diventano delle belve e nessuno li tiene più. Però il ciclismo femminile resta pur sempre il ciclismo femminile: un movimento di nicchia, per poche intime, che potrebbe correre le proprie gare dentro una portineria. A me diverte un sacco quando leggo la storia della Longo, che a 104 anni an­cora vincerebbe, se soltanto qual­che strana voce di doping non fosse arrivata a rallentarne la corsa. Ugualmente divertente è leggere di quelle tizie che di punto in bianco, dalla sera alla mattina, lasciano lo sci o la danza classica e il giorno dopo sono già campionesse in bicicletta. Su, non sta in piedi: è il chiaro segno che quella disciplina ha dei limiti precisi. Mi piacerebbe proprio vedere un Gat­tu­so o un Igor Cassina che dal­la sera alla mattina diventano ciclisti: vorrei proprio vederli vincere una tappa del Gio d’I­ta­lia, o anche solo la Coppi e Bar­tali.

Ma non perdiamoci troppo per strada. Quanto dico non è per demolire il ciclismo femmina, ma per delinearne la portata e l’importanza. Se un presidente federale lo indica come punto di riferimento, mi sembra evidente che qualcosa non funzioni più così bene, là in al­to, dove si decidono le strategie. Il ciclismo maschile ha bi­sogno di ben altro, per risollevarsi. Partendo da molto lontano, ha bisogno di strade e percorsi sicuri, dove i nostri ragazzini possano costruirsi e formarsi come atleti, lasciando tranquilli i genitori a casa. Ha bisogno di squadre giovanili che non insegnino prima l’autoemotrafusione delle ripetute. Ha bisogno di squadre dilettantistiche che facciano da serbatoio al professionismo, come il liceo per l’università, smettendola una buona volta di essere più fanatiche e più esasperate dei grandi team intenazionali. Ha bisogno di squadre professionistiche organizzate e rigorose, non di squadrette alla viva il parroco che servono soltanto a raccattare una mezza dozzina di sponsor per finire il casale del team manager. Ha bisogno di incentivare le attenzioni dei media, in qualunque modo, perché senza articoli e servizi te­levisivi le grandi aziende non hanno più interesse a investire nel settore. E ultimamente ha bisogno di salvare le corse, perché andando avanti di questo passo finirà che i corridori sa­ran­no chiamati a sfidarsi in pa­lestra, ramo spinning.

Sono solo idee, neanche tutte, neanche le più ge­niali. Ma bisogna parlarne seriamente. Bisogna in­ven­tarsi qualcosa. Le battute a capocchia vanno bene al cabaret, non in questa fase di crisi profonda. Se la soluzione è dire al ct Bettini “amico mio, datti da fare, vedi di imitare Sal­voldi”, credo che la notte del ci­clismo italiano durerà ancora a lungo. E al momento, purtroppo, non si vede chi possa puntare la sveglia.

Cristiano Gatti
da tuttoBICI di dicembre

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COMMENTI
NE SPARA DE........
22 dicembre 2011 15:33 ewiwa
di rocco (apposta minuscolo perchè non merita di più) ne spara de "c.....e" ma dimentica puntualmente che lui ha ucciso il ciclismo italiano (insieme a Zomegnan che al giro d'Italia decideva che il vero campione doveva restare a casa ed invitava una squadretta spagnola solo perchè aveva un certo Mosquera che poi era dopato).Un presidenticchio che si piega a novanta gradi davanti a tutti uci compresa per il prezzo di una poltroncina.Voglio provocare:o noi siamo diventati "broccoli" ( ma non è nato da noi il ciclismo?) e gli stranieri tutti campioni incredibili oppure qualcosa non va.Gli italiani non vinceranno più nulla finchè in Italia si farà la lotta al doping in questo modo....bisognerebbe imitare la Spagna....ma anche gli altri....a meno che non si fa doping libero come afferma giustamente Noah!!!!!Altroo che ciclismo femminile!!!

Ma come...
22 dicembre 2011 17:10 marcuzgirardi
Ma come si puo' pubblicare una porcata del genere ?! D'accordo che gatti ci ha sempre abituato bene ma questo e' da top 3.
Possibile che venga sempre dato lo spazio a questo personaggio di esternare i propri disordini mentali?

Una buona volta.....
22 dicembre 2011 18:33 Bartoli64
..... qualcuno ci vuol dire com'è che dovrebbe essere fatta questa benedetta lotta al doping perchè, altrimenti, il ciclismo italiano non vincerà più nulla?

Coraggio, orsù, altrimenti mi viene il sospetto che, oltre a Di Rocco, ce ne siano ancora molti a spararne di CZTE!!

Bartoli64

p.s. troppo facile spararla li e poi nascondersi dietro un dito...... (IPOCRITI)!

22 dicembre 2011 21:29 erwin
Certi articoli fanno rabbrividire, e i commenti pure. Siete i soliti ottusi maschilisti, e se solo vi prendeste il disturbo di conoscere un po' più da vicino la realtà del ciclismo femminile probabilmente vi rimangereste tutte le str***ate che escono dalle vostre tastiere... Spero che tante persone che la pensano come me decidano finalmente di boicottare questo sito parziale e ridicolo.

Bravo Gatti
22 dicembre 2011 21:33 scratch
Pungente e realista come sempre. Come direbbero i francesi: Chapeau!!!!!!!

PAROLE SANTE!
22 dicembre 2011 21:36 dotto
Un'analisi assolutamente lucida e puntuale dello stato del nostro ciclismo. Grande Cristiano Gatti!

22 dicembre 2011 22:30 devis
Sono perfettamente daccordo col direttore!!!!Grandi le ragazze che dimostrano tutto il loro valore...ma non e' che seguendo l'eccezione si conferma la regola...con questa politica di crescita che vogliono impostare x gli uomini, puo' essere che restiamo ancora qualche anno senza vincere una misera classica...(dal 2008 che non vinciamo nulla).

bravo Gatti
22 dicembre 2011 22:44 luciano55
complimenti a Cristiano Gatti, concordo in toto!
Il ciclismo femminile sarà pur bello, ma è lui che deve guardare a quello maschile, e non viceversa!

GOVERNO TECNICO
23 dicembre 2011 00:27 vadoagile
Di Rocco e Bartoli64 sono proprio come Monti e la Fornero... "troppo bello fare i f...i con il c..o degli altri".
Siamo sicuramente i piu' bravi, i piu' meglio, i piu' trasparenti, i piu' puliti soprattutto nelle tasche grazie ai puri come voi.

Paragoni toppati (completamente)
23 dicembre 2011 11:32 Bartoli64
Egregio Vadoagile,
come NON avrai certamente capito il mio post non voleva appoggiare la politica del Presidente Di Rocco (che considero alla stregua di un politicante), ma solo far rilevare l’ipocrisia di taluni blogger a riguardo del problema del doping.

Mi dai del puro, del figo e mi associ a Monti e Fornero? Beh, mi spiace per te ma con il sottoscritto hai proprio “toppato” paragone……

Qui non si tratta di “tassare” i poveri ciclisti con nuove sanzioni, ma capire come si deve condurre questa lotta al più grande cancro dello sport nel rispetto delle regole, ed è inutile che blateriate (te ed altri) su quanto fanno o non fanno gli altri paesi in merito.

Se non si vincono più classiche è perché nel ciclismo, così come in tutti gli altri sport, esistono dei cicli con i loro alti e bassi. Così è sempre stato e così sempre sarà! Oppure mi vuoi dire che i (da sempre) furbissimi italici sono improvvisamente divenuti meno furbi degli altri?

Se non l’hai ancora compreso il ciclismo ha dovuto sollevare una vera e prioria “rivoluzione” per uscire dal baratro in cui si era ficcato ed in ogni rivoluzione, purtroppo, possono cadere anche le teste dei meno colpevoli.

Non lo dico io...... lo dice la Storia.

Stai bene così!

Bartoli64

Calma!!!!
23 dicembre 2011 11:53 passion
......... esiste il ciclismo maschile, quello femminile, quello giovanile, quello dilettantistico, quello professionistico, quello amatoriale ...... ognuno con i suoi pregi, difetti e difficoltà, ma non facciamo come Petrucci che insegna: "Risultati ad ogni costo, sempre". Proviamo ad aspettare ancora un pò i ragazzi dell'89 (e non solo loro), Viviani, Ulissi, Guardini, Appollonio, Modolo, Felline ecc..., con loro credo proprio che possiamo guardare al futuro con una certa tranquillità. Aspettiamo e intanto lavoriamo con le giovani leve nella giusta direzione, proponendogli riferimenti e valori sani e non il riisultato ad ogni costo. "Le vecchie mele andate a male, vanno buttate nella spazzatura e va pensato al nuovo raccolto". Io ci spero ancora!!!

Pienamente daccordo con Gatti
23 dicembre 2011 16:57 Per89
Ciclismo femminile e ciclismo maschile sono due realtà totalmente opposte e quindi difficilmente si può prendere uno dei due mondi come esempio per l'altro... In Italia all'estero non saprei una squadra femminile è paragonabile a una squadra juniores maschile, anzi squadre come Giorgi, Work Service, Aurea e compani hanno Budget forse molto superiori, quindi se il paragone regge il ciclismo femminile può essere utilizzato come modello per le categorie juniores e non di certo per gli Under 23 e i professionisti.... Tutto questo non per sminuire il ciclismo femminile capisco lo sfogo della Scandolara, sono il primo a dire che ci deve essere uno stipendio minimo per le ragazze che corrono perchè in fin dei conti sono dei professionisti.... Anche se Gatti nei suoi editoriali provocatori stava solo confrontando i due mondi....

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