| 04/10/2011 | 08:49 Questo è il set della Pantera Rosa e dell'Agente 007. Il Giro d'Italia
2012 vi irromperà mercoledì 23 maggio. C'è la Falzes-Cortina, 187 km,
con 4 colli. La prima di quattro tappe di montagna in cui si deciderà
la corsa. Dalla Val Pusteria si risale la Val Badia, per entrare nel
cuore delle Dolomiti. Pier Paolo Pasolini, che amava il Giro e la
bicicletta, scrisse: «Sogno le dolomiti, come una terra alta, sopra le
nubi, solatìa, risonante di grida e risa» La tappa, infatti, si svolge
in un teatro di assoluta bellezza tra il verde dei boschi e dei prati
trapunti d'oro e il giallo-nero delle dolomie: i Fanes, abitati dalle
fate, e il Sassongher, il Lagazuoi e la Tofana di Rozes, la formidabile
parete del Civetta e il Pelmo, il Nuvolau e la Croda da Lago. La
strada, però, ha spire di serpente. Scavalca 4 passi, tre di 1ª
categoria: Valparola (2197 m, a 1,2 km dal Falzarego, reso celebre da
Coppi), Duran (1601), Forcella Staulanza (1766, di 2ª categoria) e il
passo Giau (2236 m). Il dislivello complessivo è di 4500 metri.
Trampolino
La salita del Giau — 9,9 km, 922 metri di dislivello, pendenza media
del 9,3%, con punte all'inizio del 14% — appare il trampolino ideale
per chi voglia dare la battaglia, visto che al traguardo mancano solo
17,4 km di discesa. Ma non bisogna sottovalutare le altre salite: il
Valparola, 13 km, 777 metri di dislivello al 6% con punte del 13% nel
finale; il Duran, 12,2 km con 991 metri di dislivello, pendenza media
dell'8,1% con tratti al 14%; la Forcella Staulanza, 12,3 km con 851
metri di dislivello, una pendenza del 6,9%, abbassata però da alcuni
tratti pianeggianti. In ogni caso non si può scordare il 2 giugno 1962,
quando, superati il Duran e la Forcella Staulanza, una tormenta di neve
si abbatté sulla corsa: 56 corridori furono costretti al ritiro. Tra
loro Charly Gaul, l'uomo del Bondone. Torriani fermò il Giro sul Rolle
(l'arrivo era a Moena) e Vincenzo Meco, che era in testa, ridotto a un
automa dal gelo, quando fu fermato, si disperò. E invece, aveva vinto.
Spalti
di dolomia Cortina è nella storia del Giro. Ha visto prima il braccio
di ferro tra Gino Bartali e Giovanni Valetti, poi l'indimenticabile
duello tra Coppi e Bartali. È stata l'approdo di un volo superbo di
Coppi. Ha ammirato la prima vittoria al Giro di Louison Bobet. Ha visto
José Manuel Fuente lanciato in un assolo d'onore, che Eddy Merckx, dopo
averlo distrutto, gli concesse a un giorno dalla fine del Giro. Cortina
torna traguardo del Giro dopo 57 anni. In questa lunga era, in realtà,
ha salutato molte volte la corsa. Per sette volte è stata sede di
partenza di tappa. Altre volte ha offerto come traguardo i suoi spalti
di dolomia, i suoi verdi balconi: Misurina, le Tre Cime di Lavaredo e,
il 7 giugno 1977, il Col Druscié, che, a 3,2 chilometri, di Cortina è
l'attico, ornato di boschi. Lì, nel giorno di gloria di Giuseppe
Perletto, per 3" Francesco Moser fu spodestato della maglia rosa da
Michel Pollentier.
Il volo di Fausto Cortina ha visto per
quattro volte l'arrivo del Giro d'Italia. La prima fu il 14 maggio
1939, mentre a Torino veniva inaugurato il nuovo stabilimento FIAT di
Mirafiori con Giovanni Agnelli vestito d'orbace davanti al Duce, che
parlò ai «camerati operai», mentre al Giro, audace, pedalava il
«camerata di fuga». Tirava un'ariaccia. Infatti Mussolini pochi giorni
dopo avrebbe firmato il Patto d'Acciaio. Ignaro, quel giorno Bartali
guerreggiò con Valetti, che vestiva la maglia rosa: i due, però, furono
bruciati da Secondo Magni, che per una volta sconfisse il suo nome. La
vittoria più bella a Cortina la ottenne Fausto Coppi, giovedì 3 giugno
1948. Nella più breve tappa di quel Giro, Auronzo-Cortina, 90 km,
frullò via imprendibile a 4 km dal Passo di Monte Croce. Scollinò con
1' su Primo Volpi e 1'40' su un gruppetto con Bartali e la maglia rosa
Ezio Cecchi. Dopo 60 km di fuga solitaria, arrivò con 3'12" su nove
inseguitori guidati da Bartali. Una prodezza d'autore. Il giorno dopo,
nella Cortina-Trento, concesse un replay memorabile: un assolo di 148
km, chiuso con 2'51" su cinque inseguitori battuti in volata da
Ortelli. Tra loro Fiorenzo Magni, che indossò la maglia rosa. Coppi ne
chiese l'espulsione, perché Magni era stato spinto sul Pordoi: poi, per
protesta, lasciò il Giro con tutta la Bianchi. Qui Louison Bobet, il 7
giugno 1951, due mesi e mezzo dopo il successo nella Sanremo, vinse
bruciando proprio Coppi e Magni. E, nel 1955, conobbe la gioia della
vittoria anche Angelo Conterno, che l'anno dopo sarebbe stato il primo
italiano a vincere la Vuelta.
Culla Cortina non è solo un
traguardo nobile: è una culla dello sport, non solo dell'alpinismo e
dello sci. Qui, nel 1956, si tenne la prima Olimpiade italiana, in cui
Toni Sailer brillò come una supernova. Qui fiorì la leggenda di Eugenio
Monti, il Rosso Volante, e, poi, quella di Kristian Ghedina. Qui
Hemingway, mentre andava a pesca di trote, vide sfrecciare lo sciame
colorato dei corridori. Cortina fu amata da Montanelli e Buzzati,
inviati al Giro per Il Corriere della Sera: uno seguì le edizioni del
'47 e '48, l'altro quella favolosa del '49. Su queste dolomie Buzzati
si arrampicava e il vento delle Dolomiti porta gli echi delle sue
domande: «Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure è un sogno?».
da «La Gazzetta dello Sport» del 4 ottobre a firma Claudio Gregori
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