Pantani, le verità di mamma Tonina

| 14/09/2005 | 00:00
Mamma Tonina apre le porte di casa Pantani: "Vi racconto il mio Marco segreto" CESENATICO - Mamma Tonina ci accoglie col sorriso cordiale della zdoura (signora romagnola, in dialetto romagnolo, ndr). Gli occhi nascosti dietro alle spesse lenti degli occhiali. Lo sguardo composto, la mente che viaggia a ritroso, nell'intricato dedalo di domande senza risposta e, ogni tanto, quando parla del suo Marco, le gote le si rigano di lacrime. Caso Pantani Signora Tonina è trascorso un anno e mezzo da quel 14 febbraio 2004: pensa che sia stato detto tutto sul caso Pantani? "Purtroppo no. Si continua a speculare sul nome di Marco. Già lo facevano quando era vivo, continuano anche adesso che non c'è più. E quelli che gli hanno fatto del male, li incontro ogni giorno per strada". A proposito di speculazioni, vogliamo parlare della trasmissione della signora Pivetti? "Non so come si faccia a mandare in onda un video così. E' stato uno schiaffo alla memoria di Marco ed un’offesa nei nostri riguardi". Ma la Pivetti si è almeno scusata? "Proprio domenica sono stata tre ore al telefono con lei e con la Produzione. Lei mi ha detto che quell'immagine non l’ha vista, ma appena sono tornata dall’ospedale, ho subito guardato la cassetta e il corpo di Marco, che io sapevo benissimo dove si trovava, era perfettamente visibile. Sa cosa le ho detto? Signora Pivetti lei ha figli, vero? Immagini che cosa deve essere stato per me vedermi sbattuto in tivù il cadavere di Marco...". Si è parlato anche di possibili azioni legali da parte vostra... "Ci ho pensato ed ho chiesto informazioni al nostro legale, ma mi ha risposto che, secondo lui, non ci sarebbero gli estremi...". Le si riempiono gli occhi di lacrime, ma Mamma Tonina ricaccia in gola il magone: "Sa, mio marito vorrebbe che la smettessi di rilasciare interviste, ma io voglio combattere fino alla fine dei miei giorni per togliere tutto il fango che è stato gettato su di lui. Mio figlio non ha mai fatto del male a nessuno, se non a se stesso. Anche quando non stava bene, quando era sotto l'influsso di quella roba non è mai stato violento, anzi era ancora più dolce. Mi cercava in continuazione, mi accarezzava i capelli..." La stanza del Residence Signora Tonina che effetto le ha fatto rivedere quella stanza? "Rivederla così, con tutto quel caos.. beh, non posso fare a meno di pormi una domanda: come è possibile che nessuno abbia sentito niente? Come è possibile che Marco abbia chiamato i carabinieri e nessuno sia intervenuto? E poi ci sono tante cose che non mi tornano...". Ad esempio? "Ad esempio nel bagno sono stati spostati i sanitari, letteralmente divelti dai muri. Com’è che Marco non aveva neanche un graffio sulle mani? E com’è che l’unico segno lo aveva sulla testa?". Poi c’è il mistero dei giubbotti ritrovati nella stanza... "Sì, Marco era andato via dalla casa di Manuela (l’ex manager Ronchi, ndr) con addosso solo due cose. Nella stanza del Residence, invece, c’erano due giacchetti, uno della Diesel e uno della Iceberg, che non erano suoi. E allora: come ci sono arrivati lì? Io sono convinta che, nelle ultime ore della sua vita, Marco non fosse solo. C'era qualcuno con lui, spero che, prima o poi, la verità venga fuori". Il Monumento Signora Tonina, che effetto le fa vedere la statua di Marco in piazza Marconi senza nome? "Sinceramente mi fa male. C'è chi continua a trattarlo come il peggiore dei criminali. Accadeva anche quando era in vita, con ben sette procure che indagavano su di lui". Signora Tonina, dopo la morte di Marco, qual è il suo rapporto con la città di Cesenatico? "Ho degli amici di cui mi fido e con cui trascorro le mie giornate a ricordare. Purtroppo ci sono anche persone che ci vogliono male, gente invidiosa che sparla di noi e di Marco. Quando lavoravo al chiosco da mezzogiorno alle 3 di notte c’era chi mi accusava di rubare il pane agli altri, dopo che l’abbiamo venduto dicevano che io volevo fare la signora. Ma la realtà era un’altra: io il chiosco lo tenevo per Marco, per lui era un punto di riferimento. Ci teneva tanto, mi diceva: "mamma, magari tu non ci lavori più ma teniamolo", c’era affezionato." Le donne Signora Tonina chi era la donna della vita di Marco? "Mi ricordo che, durante una trasmissione "compagni di classe", a Marco fu chiesto chi era l’unica donna della sua vita. Lui, nonostante fosse già fidanzato con Cristine, rispose che ero io. Noi avevamo un rapporto simbiotico, forse sembrerà strano ma io riuscivo quasi a prevedere quello che gli sarebbe capitato. Se un giorno ero inquieta perchè prendeva la bici, potevi star sicuro che cadeva." Cristine lo amava? "Secondo me no. Ha avuto degli atteggiamenti non coerenti con la figura di donna innamorata. Faccio un esempio: se mio marito uscisse da solo tutte le sere mi girerebbero le scatole; a lei invece non gliene fregava nulla. Quando Marco tornò a casa dopo il Giro del ’99 vennero messe in giro delle voci sul fatto che avesse messo incinta una ragazza, lei non si scompose neanche in quell’occasione." Poi la storia si è conclusa e ci sono state altre donne: chi era la Korovina? "Una prostituta che vendeva il suo corpo, e forse a Marco ha venduto anche qualcos’altro... ma presentarsi in tivù ed avere il coraggio di indicarla come la sua ultima compagna ce ne vuole. Sembrava un travestito. Io l’ho vista due o tre volte. Una volta, prima che entrasse nell'appartamento di Marco, la obbligai a spogliarsi completamente perché non mi fidavo. Lei mi rispose che a Marco non portava droga ma solo la f...". La Grecia Signora Tonina, sono state dette molte cattiverie sul fatto che voi foste in Grecia quando Marco è morto: perché eravate lì? "Qualche giorno prima che Marco morisse eravamo stati a San Patrignano per capire come dovevamo comportarci con lui. Ci era stato suggerito di allontanarci, di lasciarlo solo per un po’. Il nostro matrimonio stava andando a pezzi e così, dopo aver insistito inutilmente perché Marco venisse con noi, abbiamo deciso di partire comunque. Ma io avevo dei brutti presentimenti, così - prima di partire - avevo fatto togliere di mezzo la pistola ed il fucile di Marco, e mi ero raccomandata affinchè una corda che penzolava nella stalla fosse tolta. Purtroppo, anche quella volta i miei presagi erano fondati". L’uomo Mamma Tonina com’era Marco? "Una persona buona: nella sua squadra avrebbe potuto prendere chiunque, ma alla fine sceglieva sempre chi aveva bisogno. Era talmente buono che diceva che anche gli spacciatori erano suoi amici". La casa Si apre la porta del garage e sembra di vederlo. Ci sono le due moto, l’Harley in prima fila, le sue due auto d’epoca: "La Ferrari e la Porsche le abbiamo vendute, sappiamo che Marco non ci teneva. Alle auto d’epoca è interessato Conti (lo storico gregario, ndr), ma siamo combattuti". E poi entriamo in casa, la sua casa, è tutto ancora come se Marco dovesse tornare da un giorno all’altro. In cucina ci sono gli scatoloni con le magliette per la fondazione, in salotto una composizione di foto in bianco e nero che lo ritrae anche con Papa Woytjla, si respira un’aria dolce e amara allo stesso tempo. La stanza da letto è tutta dipinta di blu: "E’ stato Marco a volerla così, diceva che il blu lo rilassava. E poi, ultimamente scriveva sui muri, e quindi il bianco gli faceva paura". Nel suo bagno ci sono ancora il suo spazzolino, il suo rasoio ed il suo dopobarba. C’è anche un altro bagno: "L’ha dipinto di giallo - ci svela mamma Tonina - dopo aver vinto il Tour de France". C’è la stanza relax dove Marco si faceva sauna e solarium. E poi lo studio dal gusto retrò e, in un angolo, conservato come un cimelio, il bastone di nonno Sotero e le tante foto che lo ritraggono. E poi arriviamo in una stanzina segreta e lì dentro, custoditi come tesori, ci sono i quadri dipinti da Marco. Belli, colorati, profondi o forse figli di un delirio mistico. Raccontano la complessità di un personaggio unico, il travaglio interiore di un uomo che, forse, in pochi hanno capito. Irene Vella da "la Voce di Romagna" del 13 settembre 2005
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