| 07/09/2005 | 00:00 Dopo un solo biennio tra i prof, diciotto vittorie nel 2005 consegnano al team Lpr l'aureola di squadra rivelazione dell'anno. Neanche l'ottimista più irriducibile si sarebbe sbilanciato, ad inizio stagione, in un pronostico così velleitario.
Dietro le quinte di una stagione da Guiness, il team manager più giovane d'Italia, Omar Piscina, volto acerbo ma polso d'acciaio, per guidare, con la perizia del nocchiero consumato, la squadra italiana che, dopo Fassa Bortolo e Panaria, ha vinto di più in questa stagione.
Piscina, se all'inizio della stagione le avessero detto che, a settembre, il bilancio sarebbe stato di 18 vittorie, che cosa avrebbe pensato?
"Senza dubbio di trovarmi in una candid camera. A parte gli scherzi, diciotto vittorie sono un bottino formidabile, ma più che di bilancio inatteso, parlerei di un sogno che si avvera. Sul piano dei risultati, abbiamo fatto meglio di formazioni ben più blasonate. In Italia, se si eccettua Fassa Bortolo e Panaria, nessuno ha vinto quanto noi. Il dato è eclatante e, inutile negarlo, crea aspettative nuove per la stagione che verrà".
La vittoria che più le è rimasta impressa?
"Al di là del successo alla Bernocchi, che sul piano del prestigio non ha eguali, direi che la vittoria di Muraglia al giro del Trentino ha un peso specifico ragguardevole, perché - dopo il Giro d'Italia - quella del Trentino è senza dubbio la corsa a tappe italiana di maggior livello. Da un punto di vista emozionale, invece, mi è rimasta nel cuore l'affermazione di Konishev, con cui esiste un legame che va ben oltre l'aspetto meramente contrattuale. Dima è il nostro capitano, il primo grande campione che ha accettato di correre per noi. La sua presenza ha dato esperienza e credibilità a tutto il progetto Lpr".
Parliamo del fenomeno Napolitano: una scommessa vinta...
"Ci sono in giro tanti professionisti che si spacciano per infallibili talent-scout, rivendicando la paternità sportiva di questo o quel campione. Ebbene, mi chiedo come mai, questi grandi oracoli del ciclismo, non si siano accorti di questo giovane siciliano che, in ambito dilettantistico, in tre stagione ha vinto qualcosa come quaranta corse. Napolitano, negli ambienti ciclistici, era considerato un "grasso travestito da ciclista". Io non ho la presunzione di definirmi lo "scopritore" di Napolitano. Sono solo un team manager che, convinto di trovarsi di fronte ad un cigno travestito da brutto anatroccolo, ha deciso di dargli una chance".
Il dato che risalta, al di là delle diciotto vittorie, sono i nove corridori vincenti, segno che la stagione non è stata solo Napolitano...
"No, non siamo mai stati Napolitano-dipendenti, anche se - specie nelle ultime gare - abbiamo sfruttato la straordinaria condizione di Danilo. I nuovi corridori vincenti confermano la bontà di fondo del nostro lavoro, sia in fase di assemblaggio d'organico che durante la stagione. E credo che, in tal senso, grossi meriti vadano al nostro diesse, Orlando Maini, che ha dimostrato di saper gestire il gruppo in maniera eccezionale, creando un collante quasi magico che sta alla base di molti nostri successi".
Lpr del futuro: che squadra sta per nascere?
"Dal punto di vista dello staff tecnico, credo che la squadra abbia ormai trovato un suo equilibrio che sarebbe un delitto alterare. Maini e Cozzi hanno dimostrato, con i risultati, di essere ottimi tecnici, per cui andremo avanti con loro. Sul piano dirigenziale, credo che il binomio italo-svizzero abbia dato risultati fantastici, per cui - anche in questo senso - la parola d'ordine sarà dare continuità progettuale al sodalizio. Sul fronte dei corridori, credo che la nostra mission sia sempre quella di lanciare giovani ciclisti, continuando a bilanciare l'esperienza degli anziani con l'entusiasmo dei giovani. A tal riguardo, credo che siano arrivati corridori in grado di poter raccogliere l'eredità di Napolitano, ma quest'anno cercheremo di proporre all'attenzione del ciclismo che conta anche qualche scalatore, che quest'anno, a dire il vero, ci è un po' mancato".
Scenario in espansione anche per quanto riguarda il pool di sponsor...
"Sì, da quando abbiamo debuttato nel mondo del ciclismo professionistico non abbiamo perso un solo sponsor. Segno che, evidentemente, in questo senso, abbiamo lavorato nel modo giusto. Sono convinto che le partnership tra aziende e ciclismo non possano obbedire solo a logiche di business o marketing, l'aspetto passione, il coinvolgimento emozionale, in queste operazioni, rivestono un'importanza preponderante. La vicinanza dei nostri sponsor, la loro fedeltà, è per noi un motivo di grande orgoglio".
Di qui alla fine della stagione, quale altra corsa le piacerebbe mettere in bacheca?
"Per il blasone, ma anche per una sorta di omaggio che vorrei personalmente fare alla famiglia Bordogna, mi piacerebbe che la squadra onorasse al massimo il Giro di Lombardia, che vede i Bordogna proprio nel ruolo d'organizzatori. Sarebbe il modo più bello per ringraziare l'impegno e la dedizione con cui questa famiglia ci ha seguiti nel corso della stagione".
La squadra continuerà comunque ad avere stimmate piacentine...
"Non c'è dubbio. Il fatto che, anche quest'anno, abbiamo ingaggiato atleti di Piacenza e del Ticino dimostra come la squadra tenga, in modo particolare, alle sue identità. Io spero che questa stagione così ricca di successi e soddisfazioni dia anche una scossa importante al mondo imprenditoriale della città, che ci piacerebbe coinvolgere in maniera sempre più diretta in questa grande avventura. Le porte della squadra, in questo senso, sono apertissime".
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