REPUBBLICA. I rischi e i fischi del Tour di Contador

| 02/07/2011 | 10:18
Les Herbiers. Ieri mattina, davanti al mare della Vandea e più precisamente davanti al Gois, mi è venuta in mente la discesa del Crostis. E poi i rischi e i fischi del mestiere. Nessi in apparenza strani, ci deve essere qualcosa che non funziona. Una vigilia con relativo pronostico da qualche parte deve pure partire. Come il Giro, come il Tour. Il pronostico più diffuso qui è che Contador vincerà in pantofole, che un gradino del podio sarebbe già un ottimo risultato per Basso (capitombolo sull'Etna e preparazione ritardata). Idem le vittorie di tappa per Petacchi e Cunego, se esce presto di classifica. Può sembrare troppo tagliente la previsione su Cunego, così brillante al Giro di Svizzera, ma se perdi 3" al chilometro a cronometro da Leipheimer i conti si fanno in fretta. Anche in un Tour con meno cronometro e più salite non si può mettere Cunego nel mazzetto dei favoriti. Aspettarlo con molta curiosità e un po' di fiducia sì.
Quanto a Basso, ha derubricato il Tour: da ossessione a sogno. Può correrlo senza uno zaino di pensieri sulle spalle. Pochi sanno allenarsi con la sua determinazione, ma se Contador in salita e a cronometro va come al Giro batterlo è quasi impossibile. Nel quasi ci stanno diverse considerazioni. La prima è  che comunque, e con tutto il rispetto per Scarponi e Nibali, Contador al Tour troverà un'opposizione più tosta, che ha tutto l'interesse a muoversi prima delle Alpi. Che verranno dopo i Pirenei: questo non mi piace, ma pazienza.
L'opposizione: il solito Andy Scheck, si spera per lui meno legato alle sorti di Frank. Il solito Evans, per cui tifano quelli cresciuti senza campanili, ma gli manca sempre una lira per fare un milione (citazione da Endrigo, la canzone è «Basta così»). C'è posto per il solito Vinokourov, forse all'ultima stagione in sella e con una squadra piuttosto forte.
Contador è certamente un felino, non direi tigre o leone, ma piuttosto un ghepardo. Andy è un'antilope, diciamo un impala. E Vinokourov un cinghiale. Non un fine stratega, per dirla in altre parole. Ma qui i fini strateghi abbondano. Riis e Bruyneel se la tirano manco fossero Leibniz e Spinoza, e quindi in un mondo di finissime strategie e rare emozioni (questo è diventato il ciclismo) un cinghiale può fare danni. A tutti e naturalmente anche a se stesso.
Nel mazzetto, ancora, Wiggins (che ha vinto l Dauphiné davanti a Evans), Geisnk e Van den Broeck. Era da un po' di anni che olandesi e belgi non puntavano all'alta classifica.
Contador in pantofole? Può metterlo in difficoltà una corsa senza padrone, con il rischio di fughe-bidone, ma in fondo tutti sanno che il padrone è lui. Molti hanno criticato la sua generosità, al Giro, ma Contador non fa che riproporre la strategia di Indurain, anche se sull'ammiraglia non c'è Echevarri a renderla in forma canonica: «Quando mangia il re, gli altri non devono avere fame».
Dal ’99 ad oggi è la terza volta che il Tour parte dalla Vandea ed è perfettamente inutile cercare una spiegazione che non sia economica. Qui si sganciano pacate di euro con un entusiasmo che altrove non c'è, punto e basta. Basta per modo di dire, perché torna in scena il Gois. Piccolo salto all'indietro: il Gosi è una stradina sotto il mare, lunga 4.500 metri e larga 3. Collega l'isola di Noirmoutier a Beauvoir, ciè alla terraferma. Dal 1971 ci sarebbe anche un ponte, ma il Tour ha una passione speciale per il Gois. La strada emerge dalle acque per circa quattro ore al giorno, sulle carte si chiama D948. Il suoi nome sembra derivare da goiser, sguazzare. Un certo Gauvrit fu il primo ad attraversare con una carrozza a cavalli nel 1766. Lo ricorda una targa. All'inizio e alla fine del Gois c'è una croce. Nel 1924 fu realizzato il fondo in pavé, ora misto all'asfalto. Sabato scorso, come ogni anno dal 1987, almeno diecimila persone hanno corso a piedi contro il mare.. I primi arrivano a piedi asciutti, gli ultimi a nuoto. Il via viene dato appena sale la marea che pò andare da 1,30 a 4 metri. La chiamano la Parigi-Roubaix del mare. Bah. Ecco perché m'è venuta in mente la discesa del Crostis.
Se Zomegnan provasse a proporre al Giro un percorso con il Gois, i corridori minaccerebbero uno sciopero o, forse, incitati dalle grandi menti delle ammiraglie, lo farebbero pure. Al Tour tutto si può. Non si sa perché, ma si può. Al Giro è ritenuto pericolosissimo un circuito per le strade di Milano, al Tour nessuno s'è mai sognato di chiedere protezioni sui primi due chilometri della discesa del Galibier e si corre sul Gois.
In avvio, oggi, è solo 2.500, per scampare guai. Ma nel ’99, prima maglia gialla di Armstrong, sul Gois si passava dopo 82 chilometri. Per quanto ripulita una stradina che sta venti ore al giorno sotto il mare qualche problema lo pone, di equilibrio in particolare, specie se c'è vento. Ciuffi d'alga, molluschi a spasso, non è una strada normale. Peccato poi che i grandi strateghi raccomandino di imboccarla in testa a tutto gas, cosa non facile per tutti i 198 corridori. In quel ’99 uno dei primi fu Hincapie, con Armstrong e Virenque, e molti velocisti, tra cui Cipollini, a ruota. A metà gruppo cadutona di una quarantina di corridori, tra i quali alcuni che avevano ambizioni di classifica: Zuelle, Gotti, Rinero, Boogerd, Robin. Giusto per dire quanto può incidere il Gois: Zuelle arrivò al traguardo di St. Nazaire con 6'3" di ritardo. E a Parigi aveva 7'37" di ritardo da un Armstrong che aveva dominato la tappa del Sestriere e vinto tutte le corno. Forse Zuelle avrebbe perso ugualmente quel Tour, ma senza quei 6' sul groppone l'avrebbe corso in un altro modo.
I fischi del mestiere se li è beccati Contador venerdì alla presentazione delle squadre, in un'arena che voleva essere gallo-romana, ma non è andata oltre un desolante kitsch. «Non sarà cos' in tutta la Francia» ha commentato Fran, fratello-factotum di Alberto. «I fischi non li merita Alberto ma una giustizia sportiva che in un anno non è riuscita ad emettere un verdetto» dice Riis. Che è anche vero, ma essendo la giustizia sportiva una cosa astratta, oltreché ritardataria, i fischi intanto se li prende Contador.
Può essere il primo (dopo il Pantani del ’98) a vincere Giro e Tour nella stessa stagione. Ma corre sub giudice. Se ai primi d'agosto sarà ritenuto colpevole perderà quello che ha vinto nel frattempo, Giro e Tour eventuale del 2011 inclusi. È il più forte, ma correre in queste condizioni non deve essere facile, specie se i fischi si propagheranno oltre i confini della Vandea.

da Repubblica a firma di Gianni Mura
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