| 02/05/2011 | 08:58 Il ciclismo non è uno sport per donne? Andatelo a dire a Luisa Rios, team manager della professional Colombia es Passion-Café de Colombia: donna intelligente, capace, simpatica e anche di bella presenza che ha l'obiettivo di ribaltare questa convinzione (purtroppo) molto comune nel mondo delle due ruote. L'abbiamo conosciuta al Giro di Turchia e ci ha fin da subito incuriosito...
Chi è questa ragazza bionda a capo di una squadra di ciclismo? «Una donna di trentasette anni, da sempre atleta di buon livello negli sport d'avventura: corsa, regata, arrampicata...Fino a qualche anno fa non ho mai avuto nulla a che fare col ciclismo, ma sono da sempre nell'ambiente sportivo come organizzatrice d'eventi e amministratrice».
Come sei entrata nel progetto della Colombia es Passion? «Quattro anni fa ho conosciuto Luis Guillermo Plata, all'epoca ministro del commercio estero della Colombia, che mi ha proposto di rilanciare la squadra, che era sul punto di morire. Voleva qualcuno che portasse idee nuove, una persona di esperienza che non fosse dell'ambiente da una vita. Io amo le sfide, quindi non ho esitato un attimo ad accettare».
In cosa consiste concretamente il tuo lavoro? «Mi occupo degli sponsor e della contrattazione degli atleti. Non sapendo molto del ciclismo, mi faccio aiutare dallo staff tecnico e anche da esterni che conoscono bene questo sport. All'inizio di quest'esperienza per esempio ho chiesto consiglio a Chris Carmichael, storico allenatore di Armstrong, per capire se i ragazzi colombiani potevano avere qualche speranza nel grande ciclismo. I risultati dei test a cui li abbiamo sottoposti ci hanno rassicurato: sono dei talenti naturali. Cerchiamo quindi di assisterli e di dar loro tutto il possibile per crescere nel migliore dei modi. Nello sport colombiano c'è un grande problema di doping, noi abbiamo adottato una politica molto dura in proposito, la nostra immagine vogliamo sia impeccabile».
Qual è l'obiettivo del team che dirigi? «La squadra ha un finanziamento nazionale e sponsor colombiani, quindi ha come primo interesse quello di dare una nuova immagine del nostro paese, che non è solo narcotraffico e guerra come in diversi credono, ma ha molto da offrire. Abbiamo l'ambizione nei prossimi anni di portare una squadra interamente colombiana al Tour de France per questo stiamo investendo su corridori giovani, a cui abbiamo affiancato uomini di esperienza come Laverde e Hugo Peña. Passo dopo passo stiamo crescendo secondo quanto programmato».
Nel ruolo che ricopri siamo abituati a vedere ex ciclisti di mezza età, ti rendi conto di essere una mosca bianca? «Sì, guardandomi attorno vedo un mondo prevalentemente maschile, in cui è stato difficile inserirsi perché sono donna e nuova dell'ambiente. I primi tempi quando la gente mi vedeva alle corse bisbigliava: "Chi è quella?", ma conoscendomi i colleghi ora mi apprezzano».
Cosa può dare in più una team manager donna rispetto a un collega uomo? «Non credo nella lotta tra i sessi, ma sono convinta che le donne siano catalizzatrici di emozioni. Nel mio piccolo credo di saper dare serenità ed equilibrio al mio gruppo. Con i ragazzi, quasi tutti giovanissimi, ho quasi un rapporto materno; coi dirigenti, diciamoci la verità, essere carina e sorridente aiuta, ma va dimostrato anche di essere capaci».
Dal punto di vista di una manager, il ciclismo è un buon investimento? «Assolutamente sì. Pensa che in uno studio di qualche anno fa a livello europeo è risultato che il primo ricordo positivo che gli intervistati associavano alla Colombia era il ciclismo. Per il mio paese e per me investimento migliore di un team ciclistico non c'è!».
Complimenti a Giulia, anche te come la Rios stai portando aria nuova nel ciclismo. Le tue interviste, condotte con la sensibilita' di una donna, sono veramente piacevoli. Complimenti alla redazione per questa scoperta.
si...
2 maggio 2011 10:32Fra74
interessante intervista, nuova...e davvero una bella presenza la Sig.ra RIOS...!!!!
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