TEAM TYPE1. Il dottor Mantovani e il progetto "diabete"

| 01/05/2011 | 09:14
Conosciamo meglio il progetto e le ambizioni del Team Type 1 Sanofi Aventis, formazione americana dal cuore italiano che attualmente è al comando del Giro di Turchia con il russo Alexander Efimkin, attraverso le parole del medico di questa squadra, che ha una missione importante: dare speranza ai malati di diabete.
Massimiliano Mantovani, laureato in Medicina dello Sport, specializzato in fisiologia e biomeccanica dell'esercizio, docente di ciclismo alla facoltà di Scienze Motorie dell'Università Statale di Milano (dove tiene un corso sulle due ruote ai ragazzi che studiano per diventare allenatori), lavora nel mondo del ciclismo da dodici anni.

Tra tutti gli sport perché ha scelto il ciclismo?
«Sono medico dal '94 ho cominciato seguendo la nazionale di sci di fondo. Il ciclismo l'ho scoperto per caso, devo ammettere di non essere mai stato un grande appassionato, ma per i miei studi è uno degli sport più interessanti perché in esso prevale il lato fisiologico. Ho lavorato per la Caldirola e per la Barloworld, da quest'anno per il Team Type 1».
L'avventura del Team Type 1 com'è nata?
«La squadra è frutto della volontà di due amici: Phil Southerland e Joe Eldridge, due ciclisti che soffrono di diabete di tipo 1. Il loro progetto è nato nel 2004 e passo passo sta dando i suoi frutti: dalla prima partecipazione alla Race Across America alla creazione di un team Professional. Da quest'anno la formazione americana è sbarcata in Europa con una mission in cui ho subito creduto fortemente: dimostrare che con il diabete si può addirittura correre il Tour de France. Di piccole e grandi conquiste questo team ne ha collezionate parecchie, ora l'obiettivo è chiaro: nell'arco di due o tre anni vogliamo che un corridore diabetico prenda parte al Tour».
Al momento quanti sono i corridori diabetici nelle file del Team Type 1?
 «La squadra è composta da una formazione professionista maschile e femminile, una di Under 23, una per amatori, una di maratona, una di triathlon e dal fratello Team Type 2. In totale comprende un centinaio di corridori, di cui quasi tutti diabetici. Dei venti professionisti, cinque: gli olandesi Olaf Ker­khof e Martin Verschoor, lo spagnolo Javier Megias Leal e gli americani Alex Bowden e Joe Eldridge ».
Un corridore diabetico concretamente cosa deve fare di diverso da uno che non ha questa malattia?
«L'unica accortezza che deve avere è il controllo della glicemia. A grandi linee possiamo distinguere due tipi di terapia: in generale l'atleta diabetico fa una puntura di insulina ad azione lenta la sera che lo copre per tutto il giorno successivo e delle iniezioni di insulina ogni volta che mangia; altre volte ha un meccanismo, una sorta di pompetta, che inietta continuamente insulina tutto il giorno. Un malato di solito regola l'esercizio in base a come sta, loro invece essendo atleti professionisti devono far fatica e possibilmente andare forte».
Com'è la giornata tipo di un medico di una squadra di ciclismo a una corsa a tappe?
«Il dottore si sveglia mezz'ora prima dei corridori, li visita appena si alzano per verificare se ci sono problemi, poi li assiste in gara per cadute o inconvenienti vari, presenzia all'eventuale antidoping, la sera gira per le stanze e se c'è bisogno esegue le medicazioni».
Di questo ambiente sempre additato come "dopato" che ne pensa?
«Non siamo credibili. Non c'è dubbio che i corridori facciano cinquantamila volte più controlli rispetto ad altri atleti, ma sull'antidoping c'è sempre una grande ipocrisia. Il ciclismo cerca di risolvere i suoi problemi, ma non li sa gestire. Basti pensare al caso Contador, ai quattro nomi in croce di ciclisti che avevano rapporti con il dottor Ferrari che sono stati fatti...».
Cosa risponde a chi dice che sono i medici ad aver rovinato questo sport?
 «Che i medici di squadra completamente dedicati al ciclismo sono tra le figure più professionali nell'ambiente. Il vero problema sono i medici esterni: la politica di una squadra seria dovrebbe essere quella di vietare ai corridori di avere contatti per ogni tipo di intervento con dottori che non siano del team».
Cosa si deve fare per debellare il doping?
«Non è impossibile e nemmeno difficile sconfiggere il doping, ma lo si deve volere davvero. Basta commissionare squalifiche che vadano da un minimo di quattro anni alla radiazione a vita, allontanare dall'ambiente chiunque abbia avuto comportamenti scorretti: team manager, direttori sportivi, medici, corridori... Chi è già stato trovato con le mani nel sacco non deve più far parte di nessuna squadra o ricoprire ruoli nelle federazioni nazionali e internazionali. Se a chi viene trovato positivo non viene più data la possibilità di tornare il problema è risolto».

di Giulia De Maio
Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Aveva iniziato la Vuelta Burgos con una sfortunata caduta nella prima tappa ma nell’ultima frazione Giulio Ciccone ha centrato l’obiettivo della vittoria: «Oggi era la tappa più dura, quella che volevo vincere dall’inizio, il nostro obiettivo. La settimana non è stata facile,...


Tom Pidcock si prende la terza tappa della Arctic Race of Norway 2025, la Husøy-Målselv di 182 chilometri. Reduce dalla conquista del titolo europeo di mountain bike a Melgaco (Portogallo), il britannico è tornato a alzare le braccia al...


Il portoghese Hugo Nunes ha vinto allo sprint la terza tappa della Volta a Portugal, la Boticas - Bragança di 179, 8 km. Il portacolori della Credibom - LA Alumínios - Marcos Car ha preceduto nell’ordine lo statunitense Classen e...


Volata a due nella Piasco-Lemma per juniores e successo di Matteo Turconi. Il promettente corridore varesino della Bustese Olonia nonchè campione lombardo della categoria, ha superato il compagno di fuga Pietro Solavaggione (Team F.lli Giorgi) che insieme erano andati all'attacco...


Giada Silo rompe il digiuno con la prima vittoria nella sesta edizione del Trofeo Santuario del Boden per la categoria donne juniores con partenza da Ornavasso nel Verbanese. La vicentina del Breganze Millenium si è imposta al termine dell'ascesa finale...


Giulio Ciccone ha vinto la tappa regina della Vuelta Burgos che si è disputata tra Quintana del Pidio e Lagunas de Neila sulla distanza complessiva di 138 chilometri. Il trentenne atleta della Lidl Trek, già vincitore a San Sebastian, si...


L'arrivo in salita a Bukowina Tatrzańska incorona il monegasco Victor Langellotti che trionfa nella sesta tappa del Giro di Polonia. Il classe '95 del Principato di Monaco firma la sua prima vittoria con la maglia della Ineos Grenadiers anticipando l'americano...


Splendida giornata per il Team Solution Tech–Vini Fantini, che festeggia il successo di Dušan Rajović nella terza tappa della Trans-Himalaya. La frazione, con partenza e arrivo a Lhasa, si è corsa a oltre 3.500 metri di altitudine, un contesto in cui la...


Filippo Baroncini è in ospedale a Walbrzych, in Polonia. E’ la città in cui si è conclusa mercoledì la terza tappa  del Giro di Polonia. Il corridore della Uae Emirates è uno dei 6 coinvolti nella caduta a 20 km...


Dopo essere stato Professionista per dieci stagioni vestendo le maglie della Carrera e della Asics e aver guidato dall’ammiraglia formazioni come Liquigas,  Katusha, IAM Cycling e Bahrain Merida, Mario Chiesa dal 2026 metterà la propria esperienza a favore del ciclismo...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024