Il ribaltone

| 30/03/2011 | 09:04
Provo a fare un gioco. Fac­cio finta di voler fare, adesso, il giornalista sportivo. Ho 25 anni, come allora, non 75, come adesso. Allora adoravo due entità: Fausto Coppi nel ciclismo e il Torino nel calcio. Scrivevo già su giornaletti in ciclostile e non solo: di nuoto, lo sport che praticavo agonisticamente, e di letteratura, poesia, cinema, altre mie passioni.
Adesso non ho nessun ciclista per cui tifare e il mio Toro sta in serie B. Teoricamente sono messo me­glio per fare il giornalista sportivo: non frequento passioni sportive devianti, assorbenti, comunque pe­ricolose. Adesso come allora amo molto lo sport, lo ritengo, se praticato bene, fonte di sanità an­che mentale, e penso che sia me­tafora della vita (e viceversa), così che scrivendo di sport posso anche pensare di scrivere di tutto.

Comincio dunque a fare il giornalista. Senza uno straccio di contratto. Al­lo­ra ero definito abusivo, adesso precario. Trovo in redazione soltanto adepti del calcio. Adepti assoluti, integralisti, fanatici. Mi dicono che il calcio dà da mangiare a tutti, se voglio fare il giornalista devo scrivere di calcio. E va bene. Scopro in fretta che, a parte le scadenze rituali di grandi eventi, tipo campionati del mon­do, nessun altro sport può avere a priori spazio sul giornale. Una sola eccezione, stagionale: la Formula 1 (sinché la Ferrari va…).
A casa ho papà che mi parla di Cop­pi e che crede che io gli creda quando mi dice che i giornali degli anni quaranta, cinquanta, primi sessanta erano pieni di ciclismo. Anche molto di più che a fine anni novanta, quando l’Italia aveva pre­so ad amare Pantani e così a riamare lo sport della bicicletta. Pro­vo sommessamente a chiedere, quando sto al giornale, se non sa­rebbe il caso di dare più spazio al ciclismo, visto che mio padre e tan­ti suoi amici ne parlano eccome. Mi dicono che del ciclismo ormai frega appena qualcosina a pochi, che è sport tutto pieno di doping e comunque si leggono soltanto le storie di doping. Provo a dire che potrei occuparmi io di ci­clismo, avrei qualche idea su come scriverne. Mi dicono che o scrivo di doping o non mi legge nessuno, e dunque se non scrivo di doping lo spazio per il ciclismo non c’è.

Scopro che ci sono poche righe, quando ci sono, per dire di corse che io ritenevo assolute, le cosiddette classiche di primavera. Co­mun­que lo spazio è sempre condizionato dall’argomento: che non è mai la corsa in se stessa, ma la presenza in essa di un reduce dal do­ping, un pentito di doping, un so­spettato di doping, un espiatore presunto innocente o conclamato colpevole di pene le­ga­te al doping.
Un vecchio pensionatissimo giornalista mi dice che quando lui si preparava a partire per il Giro d’Italia si sentiva arrivare addosso l’invidia, comunque partecipe dell’evento, di tutta la redazione. Ades­so anche l’inviato al Giro d’I­ta­lia è messo in discussione, si può scrivere benissimo stando davanti alla televisione, cosa che comunque lui come tutti farebbe se mandato al seguito della corsa. Al massimo potrà seguire un paio di tap­pe, quelle nella zona di diffusione del giornale, con un’auto piena di scritte pubblicitarie del giornale stesso. Provo ancora, di tanto in tanto, a dire che mi sembrano davvero po­che cinque righe per la corsa che apre la stagione, troppe cinquanta per dire che Tizio ciclista col do­ping non ha smesso, anzi. Mi dicono di non scordarmi, la sera prima di cercare il sonno, di rivolgere la preghierina di ringraziamento al buon Dio che ci ha dato tanto calcio di cui scrivere, così tanto calcio che ne resta un poco anche per me.

Il mistero su come si sia potuto verificare un simile ribaltamento di posizioni, morali ma anche ma­teriali, per me rimane enorme. Per me che ho 25 anni, per me che ne ho 75. Come giovane virtuale non so spiegarmi niente, come vecchio reale temo di sapermi spiegare tut­to, e dunque di campare di pensieri e certezze troppo individuali, personali per valere qualcosa.
Quando facevo il giornalista giovane rampante, che ci credeva, andare al Giro d’Italia era il massimo: e il giorno in cui la notizia della de­signazione mi arrivò addosso ero persino più che felice, ero padrone del mondo. Mi dicono che adesso in redazione si fatica a trovare un giovane valido che voglia seguire il Giro d’Italia, specialmente se lui si perde tanto calcio che conta, finali di coppe, campionati continentali o mondiali. In fondo avrei dovuto capire tutto già nel 1970: stavo al Giro d’Italia, c’era in contemporanea il Mondiale di calcio in Mes­si­co, quello di Italia-Germania 4 a 3, e in molti mi fecero sapere che in fondo avevo buttato via il mio tem­po dietro ai ciclisti.

Devo a questo punto esporre il mio perché del ribaltone, è un do­vere, non un piacere. Credo che c’entrino il benessere che sconsiglia la frequentazione anche della fatica altrui e che si sintetizza nella precoce motorizzazione dei bipedi, la politica che in qualche modo asseconda sempre il calcio che ser­ve da tranquillante, da sfogatoio di eventuale violenza, da creazione di tangenti per gli stadi, adesso con la tessera del tifoso anche da mailing-list per operazioni commerciali, la televisione che col calcio fa pornografia di corpi mentre col ciclismo soccombe spesso persino a quella cosaccia che si chiama panorama… Ma credo anche in colpe del ciclismo, masochista nel darsi al doping sia praticandolo sia scovandolo ed esponendolo (e però qui ci vorrebbe un perché supplementare, e non ho risposta), ed in colpe di noi giornalisti sportivi: presto o tardi il calcio dà più soldi del ciclismo, consente frequentazioni più fruttuose, ed in fondo impegna poco, in comodi stadi e di solito in città attraenti, stimolanti. Ma questo è tutto un altro bunga-bunga.

di Gian Paolo Ormezzano
da tuttoBICI di marzo

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COMMENTI
Si un alto bunga-bunga
30 marzo 2011 09:22 Vincent
Avete anche voi giornalisti sportivi ,e certo il calcio Da piu soldi Del ciclismo e quando si parla di ciclismo si parla di doping e si vende di piu e tutto un insieme di cossa che a fatto oggi disamorare la gente di questo bello sport .e vero che ce un problématique di doping ma e anche vero che e il sport piu controli di tutti vorei vedere il calcio con i controli Del ciclismo ci sarebbe scandali tutti i,giorni .

perfetto
30 marzo 2011 10:03 devis
Grande Giampaolo, sono contento di constatare che in italia esistono
ancora GIORNALISTI veri, che sanno andare oltre il semplice pensiero comune!

Ormezzano al meglio
30 marzo 2011 10:19 fbandini
Tra le righe di questo spettacoloso articolo c'è proprio tutto. Basta cercarlo. Grazie.

30 marzo 2011 10:52 Spiedo
Bellissimo pezzo, tutta la mia ammirazione per il maestro Ormazzano

ILLUMINANTE !!!!!!!!!!!!!
30 marzo 2011 12:06 bottegone
Credo che tutti coloro che amano il ciclismo dovrebbero riflettere su quanto scritto da Gian Paolo Ormezzano. Sta a tutti noi cercare di invertire di nuovo la rotta e riportare il ciclismo ai giusti valori che merita e che occupava non molto tempo fa. Chiunque di noi lo può fare nella quotidianetà, anche con piccoli gesti, improntati sempre nella logica della trasparenza e della correttezza.
Bottegone

Bravo questo articolo un giornalisti che fa il suo LAVORO .
30 marzo 2011 13:01 RM
Non so si il signore Giant Paolo mi podra dare una riposta ,questi ultimi giorni si e parlato Del caso RICCO che il stato rinviato la convocation Del coni per motivo della diffesa.E sembra che non anno niente contro il corridor di modena solo la parola Del Dott.di Pavullo OSPEDALE e si fa a un assolusione Del caso cosi dicono la stampa spagnola e che ce una squadra in spagna che aspettano che sia finita per un contrato per la VUELTA 2011 .la mia domanda perche in Italia il suo paese e stato fatto tanto scandalo per 10 giorni dopo il suo malore di febraio sensa avère nulla contro perche anche analisi non riscontrano prove di doping e autostrafusione niente .
E oggi la stampa italiana non dice nulla su il fatto che ce una squadra pronto per ingagio e che si va verso un assolusione Del caso che sarebbe un bello smaco a tutti quelli che l anno infangato.

STANDING OVATION!!!...
30 marzo 2011 14:42 Dane
Il calcio è ormai uno strumento di controllo sociale, solo i controllati non se ne accorgono.....

LEZIONE PER TUTTI GIUSTIZIALISTI COMPRESI
30 marzo 2011 17:25 jaguar
Un grande giornalista che con il suo articolo dà una lezione a tutti ….qualcuno qui sul blog scrive che nell’articolo c’è tutto basta andarlo a scovare tra le righe e spero infatti che specialmente i giustizialisti si applichino un po’ .Vincent e RM tanto bistrattati hanno sempre sostenuto quello che ora sta dicendo Ormezzano….riflettete gente riflettete……. e se vogliamo farci ancora più male prego accomodatevi.Il calcio questo lo ha capito da tempo ed è diventato un potere assoluto!!!! Il mondo del ciclismo ancora sta lì a farsi le guerricciole da strapazzo con il presidente che fa discorsi imbarazzanti e tutta la corte di nani e ballerine a battere le mani…giustizialisti compresi.

Giornalisti
30 marzo 2011 20:17 ciano90
hanno preferito scrivere di doping e quindi vendere copie nel breve periodo piuttosto che prediligere una cronaca legata alla bellezza, alle tattiche e alle tecniche di questo sport che certamente avrebbe ottenuto la vendità di una maggior quantità di copie nel medio-lungo periodo! Adesso non si possono lamentare.Il disastro è sicuramente da imputare per buona parte a loro.

Inimitabile Gian Paolo
31 marzo 2011 11:04 JoseManuelFuente
Complimenti Gian Paolo, se mi perdona la confidenza di chiamarla per nome.

Ho letto quasi tutti i suoi articoli da inviato al seguito delle più grandi competizioni del ciclismo. Lei ha saputo far diventare profumo estasiante l’odore nauseabondo di in ciclista salito sulla sua auto dopo un ritiro causato da violente ribellioni digestive. Lei ha saputo descrivere frammenti di corse, che molti non riuscivano a cogliere, facendoli diventare paragrafi importanti nel grande archivio della leggenda del ciclismo, lo sport che, come Lei, ho amato per tutta la vita.

Sono convinto che, se tornasse ad avere 25 anni, Lei non potrebbe fare a meno di ripercorrere le sue orme antiche e scriverebbe ancora di ciclismo, con arte e maestria.

La differenza semmai potrebbe essere un'altra. Al suo fianco non riconoscerebbe più Raschi, Zavoli, Ronchi e tanti altri grandi narratori dello sport del pedale. In sala stampa troverebbe ugualmente tanti giornalisti, una gran parte dei quali intenti a scrivere, e male, solo di doping.

Complimenti Gian Paolo.

Josè Manuel Fuente

Si che questo e guornalismo
31 marzo 2011 15:08 Francoss
Che articolo bravo spero che cambia questo sistema e un bello sport bisogna titolare .

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