A Valenza un momento di riflessione sulla sicurezza in bici

| 05/12/2010 | 13:53
Il convegno “La sicurezza in bicicletta” svoltosi quest’oggi a Valenza (Al) è destinato a diventare una pietra miliare nell’ambito della tutela di una delle fasce più esposte all’incidentalità stradale, quella, appunto, dei
ciclisti. Fortemente voluto dal Presidente Regionale Fci Rocco Marchegiano e dal presidente provinciale Gian Paolo Cioccolo, il dibattito è stato animato da importanti interventi come quelli del Sottosegretario agli Interni Senatore Michelino Davico, del direttore di Polizia Stradale Roberto Sgalla, del direttore nazionale Anas Roberto Gianetti, del responsabile nazionale per la Sicurezza della Fci Raimondo Soragni, dell’ing. Matera in rappresentanza della Fiat Automobile Spa, degli ex ciclisti Francesco Moser e Alberto Minetti.

Nell’incontro – moderato dalla giornalista Mimma Caligaris – in molti hanno auspicato una più diffusa cultura della sicurezza tale da consentire ai praticanti la stessa libertà di chi pratica sport in un rettangolo di gioco.
«Più che di piste ciclabili - ha spiegato Francesco Moser – vi è la
necessità di circuiti ciclabili. È dimostrato che queste strutture funzionano meglio di un velodromo che ha altissimi costi di gestione e viene usato pochi giorni l’anno. I circuiti protetti sono la scelta migliore per cicloamatori e ragazzi».
Il Senatore Davico ha citato le cifre di un recente studio dell’Istat sulla sicurezza stradale: «Dal 2008 al 2009 il totale dei veicoli coinvolti in incidenti stradali è diminuito del 2,2% mentre fra i velocipedi c’è stato un aumento dell’1,5%. La differenza maggiore è rappresentata dalla mortalità che è scesa del 12,6% nel complesso ed è aumentata del 2,4% fra i ciclisti. Per i feriti la diminuzione è stata dell’1,1%, mentre i ciclisti hanno visto un aumento dell’1,9% dell’incidentalità».

L’ex ciclista Alberto Minetti ha portato il suo contributo: «Io sono un miracolato della strada. Trent’anni fa ho dovuto smettere di correre in seguito a un brutto incidente occorsomi mentre ritornavo dall’allenamento. Di questi temi si è sempre discusso molto ma è la prima volta, in tutto questo tempo, che mi capita di vedere tutti i soggetti interessati alla sicurezza in bici seduti alla stessa tavola».

Auro Bulbarelli, responsabile del ciclismo per la Rai, ha sottolineato il
gap culturale con le nazioni del Nord Europa: «L’Italia aveva un piano di
12.000 km di piste ciclabili e ne ha realizzati 1.500. La Danimarca, invece, possiede una rete di 3.600km. E le biciclette? In Olanda sono molte di più degli abitanti, mentre in Italia sono 22 milioni su 60 milioni di persone».

Il presidente Rocco Marchegiano ha parlato di questo convegno come di «una base di partenza per uno sport più sicuro». L’apporto dei “tecnici” alla discussione è stato fondamentale. Uno dei primi punti in agenda è la
sistemazione del fondo stradale. Il secondo è una politica di educazione
delle giovani leve. E, per quanto riguarda le gare, sarà importantissimo
dare maggiori poteri e maggiore riconoscibilità alle motostaffette. Soltanto con un continuo dialogo e un’intelligente concertazione fra il Ministero dell’Interno, la Federazione Ciclistica Italiana, la Polizia Stradale, l’Anas, la Motorizzazione e le scuole la pietra miliare posta
quest’oggi potrà diventare l’inizio di un lungo percorso teso a fare del ciclismo uno sport più sicuro per tutti i suoi praticanti. E per tutti gli utenti della strada.
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