CASTELLINA. Zomegnan duro, Scaglia e Sommariva rispondono

| 27/11/2010 | 18:04
E’ un Zomegnan dai toni altisonanti quello che stamattina al 
Centro Spirituale del ciclismo di Santa Lucia alla Castellina
in quel di Sesto Fiorentino ha parlato alla platea dei
direttori sportivi nell'ambito della due giorni dell'Adispro.
«Non si deve restare fermi alla continuità ma è nella
discontinuità che si trova la chiave giusta per andare avanti»
è stato uno dei suoi passaggi chiave.
A lui ha risposto nel suo intervento l’avvocato Federico Scaglia
segretario dell’Accpi che ha posto la luce anche su altre
questioni. Inevitabile poi la replica del patron del Giro
d’Italia.
Scaglia: «Credo che il difetto del movimento è proprio la
discontinuità. La forza dovrebbe essere l’unità e la continuità.
Dopo le dichiarazioni di Torri vi è stato silenzio da parte
degli organizzatori, un silenzio che per me è stato eclatante.
Noi invece, ci siamo trovati e abbiamo dato un segnale di
unità. Si cambia se si procede tutti allo stesso passo e
insieme. Ora comunque stiamo intentando di muovere un azione
legale verso Torri. La centralità di questo movimento non è
solo il Giro ma tutte le corse e i corridori che sono la
vera centralità del movimento. A livello olimpico il ciclismo è considerato sport individuale mentre a livello di organizzazione il
ciclismo è sport di squadra. Faccio dunque le mie lamentele
sull’argomento Lega e la sua particolare nascita. Ci lamentiamo perché di fatto i corridori non ci sono: la nuova Lega di
Sommariva infatti prevede 6 membri in consiglio direttivo, presidente, vice e 4
consiglieri eletti dall’assemblea composta da squadre e organizzatori
quindi vi è l’assenza di direttori sportivi e corridori.
All’articolo 3 si dice che gli interlocutori diretti sono le
associazioni di categoria quindi noi, retrocessi con solo
ruolo di interlocutori. Se l’obiettivo della Lega è fare
gruppo, com’è possibile se noi siamo solo interlocutori? Non
è corretto dal punto di vista politico e anche giuridico.
L’obiettivo è la gestione diritti d’immagine del ciclismo,
ma chi è che concede i diritti d’immagine? Il corridore, che
è il detentore originale, lasciato fuori. Mi auspico che ci
sia un’apertura e una modifica statutaria».

Zomegnan. «Respingo al mittente alcune inesattezze. Non so a
chi si riferisca quando parla di silenzio dopo l’affare
Torri in quanto nell’archivio di Gazzetta ci sono mie
dichiarazioni con una personale e ufficiale presa di
posizione mia, di Gazzetta, Rcs e del Giro. E’ tutto agli
atti su un giornalino con oltre 3 milioni e mezzo di lettori
al giorno. Lo sconforto di Torri seppure non giustificato e
giustificabile in quel momento poteva anche essere
“accettato” perché Torri che per anni ha fatto il magistrato
si vede passare davanti solo imputati o indagati che in
ossequio di mal comune mezzo gaudio tirano dentro gli altri
per staccare bonus così che Torri ha sempre perennemente
davanti a sé quelli che nella giustizia ordinaria sono
chiamati delinquenti. L’ha detto in un momento di sconforto
ma rimane un errore gravissimo. Usciamo anche da questo
equivoco: gli organizzatori sono le vittime del doping e non
i fautori e nonostante investono ingenti somme di denaro per
supportare la ricerca scientifica e paghino persino il 2 per
cento dei premi che i corridori mettono a disposizione del
passaporto biologico. Continuità e discontinuità sono due
concetti diversi (riprendendo il discorso fatto nel primo
intervento): la discontinuità è innovazione mentre la continuità
alcune volte è ottusa. Così come stiamo ora, a me non va bene.
E poi la Lega. Rcs Sport non è nella Lega. Si sono presentati
da un notaio 2 organizzatori, 2 gruppi sportivi e hanno
costituito la Lega. Rcs è alla finestra. Io non voglio
sottomettermi ad alcun giudizio di un ipotetico commissario
del quale non conosco il nome che deve traghettare il vecchio Ccp
verso la nuova Lega. A proposito dei diritti televisivi
l‘ultima precisazione: storicamente di titolarità dell’
Organizzatore».

Gianni Sommariva, Lega e vicepresidente Fci: «Se i corridori
sono rimasti fuori è perché ci sono imposizioni dal Coni che
cercheremo di superare perché insieme dobbiamo trovare il
modo di camminare. Non vogliamo escludere nessuno, se abbiamo
dato questa impressione cercheremo di migliorare. Vorrei
inoltre porre l’attenzione su alcune cose: perché dobbiamo
avere 5 società italiane e tanti team italiani tesserati
all’estero? E poi, direttori sportivi, venite a parlare nelle
assemblee della Fci, non vi vediamo mai, sono i luoghi giusti
per far sentire la vostra voce e insieme fare qualcosa di
positivo. Un ultima precisazione per tutti: saranno presi p
rovvedimenti per i corridori che andranno a correre al di
fuori dalle corse organizzate dalla federazione ciclistica.
Dobbiamo litigare? Ok ma facciamolo con la voglia di produrre il bene del
ciclismo».

di Laura Guerra
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COMMENTI
Sommariva marziano?
27 novembre 2010 19:16 apostolo
Ma dove vive questo signore,su marte?
Si chiede perche' i team italiani si affilliano all'estero?
Ma se lui fosse un imprenditore e all'estero le fanno pagare la meta' delle tasse oltretutto con oltre il 60% delle gare all'estero per quale motivo devo stare in italia dal pv fiscale.
Si batta piuttosto per fare avere agevolazioni fiscali in italia ai team altrimenti non si lamenti e non cerchi i perche' il motivo e' solo fiscale...

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