Sicurezza, il Co.Di.Co. pronto all'esordio

| 26/10/2010 | 15:56
C’è attesa per il debutto del CO.DI.CO, il Coordinamento dei direttori di corsa che domenica prossima, a Modena, presenterà le sue proposte per una nuova politica di governo del ciclismo nazionale, oltreché di tutela e di valorizzazione professionale degli appartenenti alla categoria.
Numerose le adesioni pervenute, in rappresentanza di diverse regioni.
Per questa prima occasione, il portavoce del CO.DI.CO, Silvano Antonelli, presenterà una relazione che oltre a ribadire le ragioni e gli obiettivi del Coordinamento, sottolineerà alcuni punti di maggiore criticità, quali:
1 - un settore professionistico quasi abbandonato a se stesso, con un CCP in via di superamento e una Lega che probabilmente nascerà già morta per mancanza di gruppi sportivi affiliati. A cui va aggiunto un calendario nazionale drammaticamente esautorato del suo significato tecnico-agonistico, dal momento che oltre la metà degli atleti partenti appartengono a gruppi non espressamente professionistici, come i Continental;
2 - una struttura federale non più corrispondente alle sfide di oggi, vecchia di quasi 40’anni, fatta di molte strutture elettive periferiche prive di poteri e di risorse, che non corrisponde più alle esigenze di dare democraticamente forza ai livelli territorialmente rappresentativi del ciclismo, capaci a loro volta di programmare, investire e relazionarsi concretamente col decentramento ed il federalismo istituzionale;
3 - una idea di sicurezza capace di unificare il mondo del ciclismo, con una proposta forte di aggiornamento del Codice della Strada, capace di farsi ascoltare dal mondo politico e  parlamentare;
4 - una lotta al doping che rifiuti gli “opposti estremismi” di chi generalizza sempre e di chi invece minimizza soltanto. Per proseguire sulla strada del rigore scientifico unita alla certezza dei criteri sanzionatori; della graduale unificazione internazionale delle norme e della coerenza delle federazioni e di tutti i loro appartenenti. A cui aggiungere il grande sforzo di riportare l’atleta al centro di ogni progetto, perché senza la salvaguardia della sua dignità umana e professionale, non esiste sport degno di questo nome.
5 – i direttori di corsa e di organizzazione, negli ultimi anni sono stati gravemente  spogliati di professionalità e di ruolo, con grave danno degli stessi organizzatori, ormai ridotti al ruolo di spettatori più che di governo effettivo delle manifestazioni da loro costruite con sacrificio e rischio economico. Quindi, la necessità di rivalutare la figura del direttore di corsa non come categoria a sé, ma come parte integrante della società organizzatrice, a cui deve essere restituito il giusto potere, compreso  il diritto di concorrere alla definizione delle  modalità di controllo delle gare, che vanno epurate da presenze dannose per lo spettacolo sportivo e da interventi lesivi della comunicazione televisiva.
6 - infine, ma certamente non ultima, l’assenza di pluralismo e di trasparenza all’interno dell’attuale gruppo nazionale della FCI. Disposto ad ascoltare solo chi gli ha fornito il consenso elettorale, e poco incline a valorizzare le istanze e i contributi espressi dalla ricca varietà degli affiliati e tesserati, che tuttavia concorrono alla promozione e al sostentamento del ciclismo.
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