Di Luca: punto dritto alla maglia del ProTour

| 20/06/2005 | 00:00
– Il primo pensiero va ad Alessio Galletti, tragicamente scomparso la scorsa settimana: "Abbiamo corso insieme due anni. Era un ragazzo pieno di allegria e di vitalità, un autentico uomo-squadra indispensabile agli equilibri del “gruppo”. Lo ricordo con rimpianto e sono vicino alla moglie Consuelo, al loro bimbo, ai parenti... Conosco tutti loro ed immagino quale dolore stiano provando". Difficile parlare di bicicletta in momenti del genere. Danilo Di Luca è ritornato in sella soltanto lunedì scorso (13 giugno): "L’impegno era di risalire in bici due settimane dopo la fine del Giro d’Italia (unica eccezione, un paio di circuiti). Ho ricominciato con un’uscita tranquilla, di 70 chilometri. Da ieri sono tornato a fare sul serio...". A proposito del Giro: due tappe vinte, cinque giorni in maglia rosa, una condotta spettacolare, lo scollinamento davanti a tutti sul terribile Colle delle Finestre, il quarto posto finale... E ora che cos’è cambiato? "In me, niente. Sono lo stesso di sempre, ci mancherebbe altro... Intorno a me, invece, qualcosa è cambiato. Il Giro, in Italia, dà una popolarità immediata e “trasversale”: voglio dire che se fino ad un mese fa mi conoscevano soprattutto gli appassionati di ciclismo, ora mi capita di essere fermato per strada anche dai bimbi e dalle massaie". Come hai trascorso le due settimane post-Giro? "Se parlassi di “riposo assoluto” direi una piccola bugia. Circuiti a parte non sono più salito in bici, è vero, ma ho cercato di non deludere chi mi domandava un po’ di attenzione e di tempo. Alcune feste (la più gradita nella mia Spoltore: 4.000 persone in piazza, chiamate a raccolta dal sindaco), qualche serata con gli amici, un occhio attento agli ultimi lavori nella nuova casa di Pescara e, naturalmente, tutto il tempo possibile da dedicare a mia moglie ..." Ti sei rivisto in qualche registrazione del Giro? "Per ora ho rivisto soltanto una parte della scalata al Colle delle Finestre, qualche giorno fa. Quando sei immerso certe situazioni non comprendi bene che cosa stai realizzando, il contesto in cui ti trovi..." Ti sei piaciuto? "Diciamo che mi sono visto bene..." Se potessi fare rewind e rivivere quello stesso episodio, seguiresti la medesima tattica? "Sì. Modificherei solo una cosa: darei qualche pedalata in più lungo la discesa per evitare i crampi..." C’è chi sostiene che il Tour, la corsa più importante e seguita al mondo, non sia ben costruito ed avvincente quanto il Giro d’Italia. "Sono d’accordo. Il Giro è la corsa più bella, il Tour la più blasonata". Hai già deciso quando rientrerai in gara? "Sì: il 31 luglio, ad Amburgo" Quali sono i programmi per il prossimo mese e mezzo? "Tanto lavoro e tanta tranquillità. Vorrei non dovermi spostare da casa, ma se arrivasse il gran caldo potrei decidere di trascorrere un periodo in montagna. Non in Messico, questa volta... Mi basterebbe Roccaraso". La Cyclassics Hamburg è già una corsa Pro Tour: pensi di essere al 100% già il giorno stesso del tuo rientro alle gare? "No. So bene che non sarò al top, e che quindi probabilmente non potrò lottare per la vittoria. Ma anche se ritornassi a correre una settimana prima cambierebbe poco: i reduci dal Tour avrebbero comunque una marcia in più. Ad Amburgo cercherò qualche punto utile, magari con un piazzamento tra i primi dieci. La condizione migliore mi servirà a San Sebastian, al Giro di Germania e, in settembre, al Giro di Polonia. Quelle corse potrebbero darmi i punti della tranquillità". Conosci già i dettagli di queste gare? "Mi hanno parlato di una bella cronoscalata al Tour di Polonia..." Sembri particolarmente sereno... "Sono sereno, certo. Se anche non dovessi più vincere per il resto della stagione potrei comunque aggiudicarmi il Pro Tour, ovviamente a patto di mantenere un rendimento elevato e costante nel tempo. In fondo, quest’anno ho già colto 6 vittorie, tutte prestigiose. Se la settima fosse la maglia Pro Tour al termine del Giro di Lombardia, beh, sarei felicissimo..." Il Mondiale di Madrid è adatto ai velocisti: non sembra roba per te, ma la maglia azzurra ha sempre un fascino unico. Ci pensi? "Ci penso, ma senza assilli. E’ chiaro che il percorso non si adatta ai miei mezzi: la Nazionale dovrà correre compatta per Petacchi. Se Ballerini volesse, sarei felicissimo di mettermi al servizio di Alessandro. In caso contrario, non ne farei un dramma". Diamo un’occhiata all’imminente Tour de France. Armstrong avrà gioco facile anche quest’anno? "Lance è il favorito ma vedo bene anche Jan Ullrich, nonostante il passo falso ai Giro di Svizzera. Quest’anno il tedesco potrebbe dare ad Armstrong del filo da torcere. Sarà un bel duello..." E Basso? "Spero che possa disputare una corsa di vertice ma non ne sono convinto fino in fondo. Difficile lottare contro avversari che preparano esclusivamente il Tour"
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