
L’Italia del fuoristrada rientra dai mondiali canadesi di mountian bike, conclusisi
domenica a Mont Sainte Anne, nei pressi di Quebec City, a mani vuote.
La rappresentiva azzurra, varata dal C. T. Hubert Pallhuber per le
specialistà cross country e composta da 12 biker, e quella allestita
dal responsabile nazionale per la specialità downhill (discesa in
mountain bike) e trial, Antonio Silva, e formata da 4 atleti, non è
riuscita a salire sul podio in nessuna delle specialità iridate. I
migliori piazzamenti sono stati conseguiti dai biker altoatesini
Maximilia Wieider, Gerhard Kerschbaumer ed Eva Lechner: il diciottenne
Wieder si è classificato 4° nel mondiale cross country, il
diciannovenne Kerschbaumer 5° nel mondiale Under 23 e la venticinquenne
Lechner 10^ nella competizione donne élite, penalizzata ed attarda da
una foratura, verificatasi al secondo giro. E sempre una foratura,
subita dallo junior Wieder, ha compromesso la prestazione del quartetto
azzurro, campione del mondo 2009, nella prova inaugurale della rassegna
iridata canadese: la gara “time relay” (cronostaffetta a squadre);
mentre un incidente meccanico ha costretto al ritiro il venticinquenne
milanese Marco Aurelio Fontana al mondiale cross country élite. A
prescindere dalla sfortuna, comunque, è opportuno sottolineare che,
come avevamo evidenziato sia in occasione degli Europei, disputatasi lo
scorso luglio ad Haifa (Israele), che ai recententimissi mondiali di
Mont Sainte Anne (canada), la rappresentativa italiana, formata
complessivamente da 16 “azzurri”, comprendeva un consistente numero di
atleti notoriamente non competivi sulla scena agonsitica
internazionale. Infatti, quelli in grado di reggere il confronto con
gli agguerriti specialisti stranieri e di poter aspirare alla conquista
del podio, o quanto meno, ad in serimento nei primi dieci classificati,
erano solo 4: Maxiliam Wieder, Gerhard Kerschbaumer, Eva Lechner e
Marco Aurelio Fontana. Quindi, fatta eccezione per il bresciano
Cristian Cominelli, e per il trentino Tony Longo, a cui era giusto
concedere fiducia, soprattutto per le brillanti prestazioni agonistiche
fornite nel recente passato, nonché per il combattivo lombardo Samuele
Porro, che, sovvertendo i pronostici, si era laureato campione italiano
Under 23, gli altri selezionati, ancora una volta, sono stati omaggiati
di un “viaggio vacanza” oltre Oceano nel meraviglioso Paese delle
Giubbe Rosse. Pertanto, nonostante l’ampia libertà d’azione ed
automonia decisionale e finanziaria concessa dal Presidente della
Federazione Ciclistica Italiana, Renato Di Rocco, al gruppo dirigente e
tecnico del Settore Fuoristrada Nazionale, urge la necessità di un
tempestivo intervento da parte dei vertici federali, affinché le scelte
attuate dal C. T. Pallhuber scaturiscano da una precisa valutazione
tecnica, derivante dall’analisi dei risultati tecnico-agonistici
conseguiti in campo nazionale, ma, soprattutto internazionale, dai
singoli atleti, anziché da logiche di politica sportiva, che nulla
hanno a che vedere con una valutazione tecnica. E’ un vero peccato che
il C. T. Pallhuber abbia perso la grinta e l’entusiassmo operativo,
nonché l’abitudine al dialogo ed al confronto, di quando era un
campione di successo.
MARZIO GAZZETTA
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